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Borsa Tokyo rivede i massimi del 1989, sfondato muro dei 39 mila punti

La Borsa di Tokyo aggiorna i massimi storici e torna su livelli che non vedeva dallo scoppio della bolla speculativa giapponese all’inizio degli anni Novanta: giovedì, 22 febbraio, il Nikkei si è portato sopra i 39mila punti (+2,19% a 39.098,68 punti nel finale), cancellando durante la sessione il suo precedente massimo storico, raggiunto il 29 dicembre 1989 (38.915,87 punti).

La volata degli indici giapponesi

Da inizio anno, entrambi gli indici giapponesi, ovvero il Nikkei e il più ampio indice Topix, sono stati i migliori performer dell’area Asia-Pacifico: i guadagni hanno superato il 10%, dopo l’impennata di oltre il 25% nel 2023. Il balzo in avanti è stato in parte sostenuto dal buon andamento degi utili societari, ma anche dalla debolezza dello yen (-6% da inizio anno rispetto al dollaro, verso i minimi da 33 anni) che ha favorito l’export nipponico.

Ma il rally non sembra essere arrivato al capolinea. Gli analisti di Bank of America hanno rivisto al rialzo le loro previsioni di fine anno 2024 per il Nikkei 225, portandole a 41.000 da 38.500. Ritoccate verso l’alto anche le stime per il Topix a 2.850 da 2.715.

Una view positiva arriva anche da Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP)

Infine, negli ultimi mesi gli investitori si sono mostrati sempre più interessati alle prospettive per l’azionario giapponese. Questo presenta oggi un profilo rischio/rendimento notevole, grazie a valutazioni convenienti, una crescita degli utili solida e significativi miglioramenti nella governance aziendale. Nel 2023 l’azionario giapponese ha registrato guadagni sostanziali in termini di prezzi, e si prospetta ve ne saranno altri nei prossimi anni.

Yen debole, azioni forti

I recenti guadagni dei mercati azionari si sono verificati sullo sfondo dell’indebolimento dello yen giapponese, indotto in gran parte dalla divergenza tra gli alti tassi d’interesse statunitensi e la politica ultra accomodante del Giappone. La debolezza cronica dello yen ha favorito, come accennato, l’export giapponese, ma allo stesso tempo ha diminuito il potere d’acquisto dei consumatori.

Proprio sulla scia della debolezza dei consumi, l’economia del Sol Levante è finita, inaspettatamente, in recessione tecnica, perdendo tra l’altro il terzo posto di economia più grande al mondo. Tra ottobre e dicembre 2023 il Pil ha registrato una contrazione dello 0,1%, dal -0,7% del trimestre precedente, e ben al di sotto delle aspettative degli analisti, che prevedevano un aumento dello 0,4%.

Che cosa farà la BOJ

Nonostante la debolezza economica, nell’ultimo meeting di gennaio, la Banca del Giappone (BOJ) ha mantenuto il regime di tassi negativi nonostante l‘inflazione di base – che esclude i prezzi di cibo ed energia – abbia superato il suo obiettivo del 2% per più di un anno.  Ricordiamo che la BoJ è l’unica tra le principali banche centrali ad avere un tasso di deposito negativo,

Guardando avanti, gli operatori di mercato si aspettano che la BOJ abbandoni il suo regime di tassi negativi nella riunione politica di aprile, una volta che le trattative salariali sindacali di marzo saranno finite. A quel punto, potrebbe alzare il costo del denaro ma “fino a un massimo dello 0,50%, un livello coerente con la maggior parte delle stime sul tasso d’interesse neutro” giapponese ha spiegato Kinsella di UBP, aggiungendo che “nel 2023 abbiamo appreso che, sotto la guida del governatore Ueda, la BoJ impiega il suo tempo per cambiare politica monetaria. Questo perché la BoJ è particolarmente attenta a qualsiasi effetto collaterale negativo che potrebbe essere causato da un rapido allontanamento dal suo mix di politiche non ortodosse”.