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BORSA: S&P SI SBARAZZA DI POLAROID

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Oggi e’ l’ultimo giorno in cui Polaroid Corp. (PRD), nome storico della fotografia, fa parte dello Standard & Poor’s 500, il cosiddetto indice allargato. Da lunedi’ infatti dovra’ cedere il posto a QLogic (QLGC) nell’indice S&P 500 e a Gillette (G) in quello S&P 100.

Per gli analisti, ma anche per il grande pubblico americano, e’ un segno inequivocabile del cambiamento dei tempi.

La societa’ nasce alla fine degli anni ’20, quando Edwin Land, studente di Harward, sviluppa il primo materiale sintetico catalizzatore della luce, il ‘Polaroid’, che lo portera’ a lanciare sul mercato la prima macchina fotografica istantanea nel 1947.

Per anni la pellicola ha dominato il mercato, un’indiscussa leadership suggellata anche da una vittoria in tribunale contro Kodak, obbligata nel 1986 a non vendere piu’ macchine fotografiche istantanee dopo che Polaroid l’aveva accusata di aver violato i diritti del suo brevetto.

Le camere di Polaroid, diventate la risposta perfetta all’impazienza dei bambini, sono pero’ entrate in crisi con l’avvento delle macchine fotografiche digitali e vari tentativi di ristrutturazione e modifiche dell’offerta, per iniziativa soprattutto di Gary DiCamillo, attuale amministratore delegato, non sono riusciti a risollevare le sorti della societa’.

Dopo anni di immobilita’, Polaroid ha introdotto sul mercato nel 1999 una macchina fotografica istantanea che produce mini adesivi che le ha permesso di chiudere l’anno in attivo per la prima volta dopo cinque anni, registrando utili di $9 milioni su vendite di $1,9 miliardi.

Per l’intero anno fiscale 2000 gli utili potrebbero raggiungere i $10,5 milioni su un fatturato di $2 miliardi, ma l’attivita’ principale di Polaroid – le pellicole istantanee contano per il 90% dei profitti – sta svanendo. Nel terzo trimestre le vendite delle pellicole e’ scesa del 30% a causa dell’utilizzo sempre piu’ diffuso di pellicole digitali.

Nei cinque anni di guida di DiCamillo Polaroid ha cercato di ravvivare l’immagine della societa’ e di imporsi nell’era digitale. Recentemente sono stati lanciati sul mercato nuovi prodotti, tra cui la macchina fotografica I-Zone per mini adesivi e la JoyCam per foto dal maxi formato, ma il margine sulle macchine digitali rimane del 5%-10%, troppo limitato – in confronto all’oltre 60% di margine delle pellicole istantanee – per registrare un profitto. Soprattutto se, come nel caso Polaroid, gli utili vengono notevolmente ridotti dal debito societario. Il pagamento di $63 milioni di interessi su un debito di $830 milioni ha infatti dimunito del 58% i profitti operativi dei primi nove mesi dell’anno.

Con una liquidita’ ridotta – $61 milioni alla fine di settembre – Polaroid non puo’ piu’ permettersi errori.

I responsabili hanno minimizzato il significato del cambio di posizioni all’interno dell’indice allargato, ma la rimozione della societa’ di macchine forografiche istantanee riflette la crisi di un simbolo della Vecchia Economia, che ha sofferto la concorrenza spietata delle camere digitali.

L’indice S&P 500 include infatti un campione rappresentativo delle societa’ large-cap leader nelle principali industrie, mentre l’indice S&P 100 segue l’andamento delle principali Blue Chip; Polaroid, diventata obsoleta con l’avvento della tecnologia, ha raggiunto ieri un nuovo minimo per l’anno a quota $6,19, a soli $280 milioni di capitalizzazione di mercati dai $2,4 miliardi dell’agosto 1997.