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Borsa Milano -1,64%. Bancari in calo, perdite fino a -4%

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MILANO (WSI) – Avvio di settimana- e anche dell’ultimo mese del 2014 – negativo per Piazza Affari, che si allinea al trend dell’azionario globale, scontando il continuo tonfo dei prezzi del petrolio. In particolare i futures scambiati a New York sono crollati fino a $63,72, al minimo dal luglio del 2009, prima di risalire con +2,19% a $67,60. Molto male anche il Brent, sceso fino a $67,53 al barile, al minimo dall’ottobre del 2009, per poi recuperare con +1,75% a $71,38. I prezzi del Brent sono scesi -18% a novembre e -38% nell’intero 2014.

Alla borsa di Milano, il Ftse Mib conclude la sessione con un calo -1,64% a 19.686 punti. Dal punto di vista prettamente tecnico, il Ftse MIB potrebbe aprire una nuova fase rialzista solo se dovesse riuscire a risalire e poi oltrepassare l’ostacolo posto in area 20.150-20.200.

Focus anche sulle quotazioni dell’oro, che hanno ceduto oltre -2% dopo il no alla proposta svizzera che chiedeva alla Banca centrale del paese di detenere almeno il 20% dei suoi asset in oro. Il metallo prezioso recupera anch’esso, con +1,59% a $1.194,20 l’oncia.

Tornando al Ftse Mib, giornata no soprattutto per i titoli bancari. Mps -2,31%, Bper -4,39%, BPM -3,23%, Banco Popolare -3,70%, Intesa SanPaolo -3,15%, Unicredit e Ubi Banca con ribassi attorno a -2% circa.

Perdite consistenti anche in altri settori, con Azimut Holding -4,97%, Eni -2,49% Buzzi Unicem -3,16%, Yoox -3,22%, Mediaset -1,48%, Telecom Italia -2,10%, Saipem -2,26%, Tenaris -2,48%. FCA tra i pochi titoli positivi, con +1,69%. Bene anche Luxottica +1,16%.

L’Europa in generale ha scontato gli ennesimi dati negativi, che hanno messo in evidenza il rallentamento dell’attività manifatturiera confermando, nel caso dell’Italia, il periodo di recessione in atto. Ma la delusione è anche per i consumi negli Stati Uniti, dopo i dati relativi al primo fine settimana della stagione delle vendite natalizie.

Sul mercato dei titoli di stato, lo spread tra il Btp decennale e il Bund tedesco si restringe fino a 129,60 punti, al valore più basso dal 2011, con un rendimento del titolo italiano sceso anche al 1,99%, minimi storici. A livelli minimi record anche i rendimenti di altri paesi dell’area euro con i Bonos spagnoli sotto l’1,90% e il decennale francese ormai stabilmente sotto l’1%.

Seduta sottotono per l’azionario asiatico, appesantito a sua volta dal calo dell’indice manifatturiero cinese. Il PMI ha fatto peggio delle aspettative, attestandosi a 50,3 e non 50,5 come si attendevano gli analisti in media. Si distingue in positivo invece la Borsa di Tokyo che chiude a +0,75%. Ad alimentare gli acquisti l’apprezzamento del dollaro che favorisce i titoli delle società giapponesi orientate all’export.

Sul valutario, l’euro in rimonta +0,27% a 1,2485 dollari. Il tasso dollaro yen si attesta invece a 118,24 yen, in calo -0,33%. Nuovo capitombolo del rublo, che ha perso oltre -7% nei confronti del dollaro. La valuta ha perso un terzo del suo valore da inizio anno. Solo la hrvynia ucraina ha fatto peggio e si tratta del selloff più pesante dai tempi della crisi finanziaria russa del 1998. Allora governo e banca centrale svalutarono la moneta e Mosca fece default sul debito.

(DaC-Lna)