(WSI) – La scorsa settimana è proseguito il rialzo dell’azionario, trascinato dal balzo del Nasdaq Composite che ha superato marginalmente la resistenza chiave a 2500, per poi ripiegare. L’indice tecnologico dai minimi di marzo 2009 è raddoppiato: la forza del trend rialzista ha trovato conferma nell’apertura in gap-up di mercoledì scorso, per poi però venire subito messa in dubbio dal veloce ripiegamento della seduta di venerdì. D’altra parte, quota 2500 è un livello davvero importante, quello che da molti mesi indichiamo come l’obiettivo finale del bear market rally in essere dal marzo 2009. Che si vada ancora più su rimane ovviamente possibile – un trend si deve infatti considerare in essere fintantoché non emerga un segnale convincente di esaurimento – ma ci troviamo comunque su livelli tecnici che devono suggerire grande prudenza.
Ogniqualvolta il quadro tecnico appare contrastato, di difficile lettura, l’unica cosa da farsi è ragionare in termini di gestione del rischio. La forte asimmetria della volatilità – molto più elevata nelle discese che non nelle salite – rende poco attraente, in termini di prospettive di rischio-rendimento, entrare lunghi sui livelli correnti. Anzi, sarebbe opportuno preoccuparsi soprattutto di portare a casa i forti utili messi a segno nei mesi passati. Per chi vuole proprio rimanere investito sarà comunque necessario mettersi degli stop di protezione nel caso le quotazioni dovessero invertire tendenza.
Discese sotto 2395-2430 confermerebbero i segnali di perdita di spinta della seduta di venerdì scorso. Il tono del mercato, tuttavia, si indebolirebbe chiaramente solo al di sotto del forte supporto in area 2325/45 (ancora prematuro). L’area 2500-2550 deve comunque considerarsi come un’occasione per ridurre, in ottica tattica, l’esposizione sul mercato, per poi incrementare nuovamente le posizioni sfruttando periodi di debolezza nei mesi a venire.
Nuovi massimi anche per il Dow Jones Industrial che riesce a superare marginalmente la resistenza chiave a quota 11000 (nuovo massimo a ridosso di 11150). Valgono le stesse considerazioni fatte per il Nasdaq: da un lato, il trend rialzista rimane solido, nonostante la scivolata di venerdì; dall’altro, siamo su livelli in cui le quotazioni appaiono “tirate”. L’area compresa tra 11000 e 12000 rappresenta una sorta di “tetto” per il grande movimento di bear market rally iniziato nel marzo 2009, e dovrebbe quindi arrestarne il rialzo per molti mesi a venire. Per le prossime sedute è importante la tenuta del supporto in area 10700/900, pena una correzione verso 10400/500.
Nuovi top anche per l’indice S&P500 che supera marginalmente l’obiettivo indicato, la resistenza chiave a 1200, per poi riscendere velocemente sotto 1200. Un segnale chiaro di perdita di spinta si avrebbe solo sotto 1160/75 per un test del supporto in area 1105/15. Gli acquisti riprenderebbero sopra 1215, con obiettivo la resistenza in area 1255/65, sopra cui (prematuro) si avrebbe un’estensione verso la resistenza chiave a 1315, che dovrebbe comunque arrestare il rialzo dell’indice per molti mesi a venire: in altri termini, tra 1200/15 e 1315 si dovrebbe esaurire il bear market rally.
I primi segnali di tensione sono arrivati dall’impennata della volatilità implicita. Dopo settimane di continui nuovi minimi, che l’avevano riportata sui livelli del luglio 2007 – quando la crisi dei mutui subprime non si era ancora allargata a macchia d’olio – nella seduta di venerdì scorso il Vix ha infatti registrato un forte incremento, pur rimanendo ancora al di sotto dei livelli di guardia (prima resistenza a quota 20, poi 22,75 e quindi, critica, 25).
Qualora il Vix dovesse superare i livelli indicati sarebbe opportuno ridurre sensibilmente – e velocemente – l’esposizione sull’azionario. In caso contrario, si può anche lasciare correre, nella consapevolezza però che il mercato rimane sulla “coda” del bear market rally e che la “Fase 1” della ripresa – spinta dalla liquidità e focalizzata sul sistema finanziario, sugli attivi patrimoniali e sugli asset tossici – dovrà progressivamente lasciare il passo alla “Fase 2” – centrata invece sull’economia reale e sugli utili aziendali, con un occhio molto attento alle dinamiche occupazionali e ai consumi. In altri termini, rasserenati dalla tenuta del sistema finanziario iniziamo ora a guardare sempre meno alla “carta” e sempre più alla realtà, in uno scenario economico che si preannuncia ancora molto confuso. Occorre quindi prudenza, e molta pazienza.
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