Investimenti

Bond subordinati: così le banche hanno ingannato risparmiatori

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ROMA (WSI) – Il crac delle quattro banche e la perdita dei risparmi dei clienti si poteva evitare? Questa la domanda che sorge leggendo un studio del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo, uno studio che evidenza come le banche hanno fatto orecchie da mercante ai richiami da parte dell’Unione Europea in merito alle obbligazioni subordinate.

Già dal 2014 difatti l’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, una sorta di Consob a livello europeo, aveva spedito alle banche una raccomandazione volta a riconoscere i sottoscrittori di bond subordinati erano in una situazione poco favorevole rispetto ai detentori degli stessi bond. Questo perchè il loro rimborso era subordinato rispetto a quello degli altri.

In sostanza secondo il Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo, nel nostro paese sono stati venduti prodotti finanziari inadeguati a soggetti ignari. La stessa  Consob in molte occasioni, l’ultima è la raccomandazione del 5 giugno 2015, ha qualificato i bond subordinati come “prodotti semplici”.

Nella stessa raccomandazione la Commissione guidata da Giuseppe Vegas tra l’altro prende atto dell’avvertimento di un anno prima dell’Esma ma si limita a fare un appello agli operatori: “massima attenzione nelle fasi di distribuzione delle obbligazioni subordinate nei confrronti della clientela al dettaglio”. Ma niente di più.

E i fatti confermano come l’attenzione non c’è stata o meglio è stato sottovalutato l’avvertimento dell’Esma che si riferisce ai bond subordinati in genere ma li inseriva, già un anno prima del fattaccio, ossia il crac e il salvataggio delle 4 banche, nell’elenco di prodotti complessi in cui si trovano i derivati, “anch’essi di ardua valutazione, difficili da monetizzare e collocare in uno scenario di rischio, e per questo meritevoli di estrema attenzione quando vengono collocati presso i piccoli risparmiatori”. Onde evitare il ripetersi di questa situazione difficile, il Centro Internazionale studi lancia un appello:

“E’ urgente che si chiarisca con precisione quante obbligazioni subordinate si trovano in mano ad investitori retail, in quali casi il profilo di rischio assegnato non corrisponde alla reale situazione del singolo cliente o se sono stati prefigurati rendimenti non coerenti con le caratteristiche dei prodotti offerti”.