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Bombe in Libia contro l’ISIS, si parte: c’è l’Italia

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NEW YORK (WSI) – Seppure non in prima linea, l’Italia giocherà un ruolo, anche se inizialmente di secondo piano, nell’intervento militare statunitense in Libia per colpire l’ISIS. Un intervento finalizzato a dare la spallata finale ai jihadisti del gruppo terrorista, asserragliati nella loro roccaforte di Sirte. L’offensiva è stata chiesta dal governo di unità nazionale sostenuto dall’Onu, quello di Fayez Serraj.

Il ruolo italiano è innanzitutto logistico, con le basi militari siciliane di Sigonella, per il cui utilizzo è già arrivato già l’ok parlamentare da Roma, e forse anche quella di Aviano. Ma l’ipotesi che si fa strada nelle ultime ore riguarda anche un intervento diretto dell’Italia nei bombardamenti.

Insomma l’Italia potrebbe entrare in guerra. Secondo quanto riporta La Repubblica, che cita fonti dell’esecutivo, infatti, “la prossima volta la richiesta di Tripoli potrebbe essere fatta direttamente all’Italia, ovvero l’Italia potrebbe essere chiamata a svolgere un ruolo” chiave.

Carlo Bonini ipotizza un nostro possibile e imminente coinvolgimento militare in operazioni aeree nei cieli libici:

La prossima volta, insomma, i caccia potrebbero levarsi in volo non dal ponte di una portaerei della Us Navy, come accaduto ieri, ma dalle piste di Sigonella o di Aviano. Se necessario anche con il coinvolgimento operativo dei nostri aerei. Perché questo prevedono gli accordi che il nostro Paese ha stretto in sede internazionale.

Oggi intanto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato alla trasmissione della Rai Uno Mattina, ha detto:  “La cosa che gli italiani devono sapere è che si tratta di interventi mirati contro le posizioni di Daesh (ISIS) attorno a Sirte, città costiera diventata la roccaforte di Daesh in Libia. Credo sia un fatto molto positivo che gli americani abbiano deciso di intervenire”.

L’Italia ha intanto fatto sapere che l’informazione dell’attacco americano era stata data lo scorso 21 luglio, un attacco che era stato chiesto dal premier libico Fayez Sarraj, in affanno nel conflitto con l’ISIS. Per i primi attacchi Usa in Libia, un paese politicamente spaccato in tre, sono state utilizzate delle basi militari in Giordania e le unità navali americane schierate nel Mediterraneo.

L’ISIS si è impossessata di Sirte dopo il caos scoppiato nel 2011 in seguito alla caduta del raìs Gheddafi, provocata dall’intervento militare di una coalizione di paesi occidentali guidati dalla Francia e composta inizialmente da Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito e Usa. Le forze statunitensi erano già presenti sul terreno, ma questa è la prima volta che l’America e i suoi alleati bombardano la città. Sirte è sotto assedio dal 9 giugno, ma le forze governative hanno chiesto l’aiuto di Washington perché l’ISIS si difende bene, continuando a opporre una strenua resistenza.