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Bitcoin: continua il sell-off, prezzi sotto 42 mila dollari

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Continuano le prese di profitto sul bitcoin, che tocca così i minimi di tre mesi, tra i nervosismi per l’inasprimento della politica monetaria degli Stati Uniti e il blocco di Internet in Kazakistan, secondo paese al mondo per estrazione di criptovalute. In giornata il prezzo è sceso così sotto quota $42 mila dollari ( $ 41.222,41) , raggiungendo il livello più basso dal 29 settembre, secondo i dati di Coin Metrics.

La più grande criptovaluta al mondo ha iniziato a perdere colpi all’inizio di questa settimana, dopo che i verbali della riunione di dicembre della Federal Reserve hanno anticipato una riduzione degli stimoli monetari.
Una notizia che ha innescato un sell-off nei mercati azionari globali, che non ha risparmiato le criptovalute. I rialzisti del bitcoin spesso lo descrivono come un asset non correlato ai mercati finanziari tradizionali, tuttavia gli esperti hanno notato crescenti parallelismi nei movimenti dei prezzi di bitcoin e azioni.

Pesanti anche le perdite registrate da ethereum (-2,3%) e solana  (-4,7%).

Bitcoin in calo: pesa blackout Internet in Kazakistan

Ma, come abbiamo accennato, non è solo una Fed più falco ad aver fatto scattare le vendite. Un’altra notizia che pesa sui prezzi delle criptovalute è la decisione del presidente del Kazakistan di bloccare l’accesso alla rete Internet. Una decisione presa per oscurare le proteste contro l’aumento dei prezzi del carburante, ma che sta mettendo in difficoltà la potenza di calcolo globale della rete di bitcoin.

Il paese dell’Asia centrale rappresenta il 18% della potenza di elaborazione della rete bitcoin, secondo il Cambridge Center for Alternative Finance. Una fetta importante, cresciuta dopo che molte società del settore hanno deciso di trasferirsi nel Paese dalla Cina per approfittare dei bassi costi dell’energia del Paese ed evitare il giro di vite deciso dal governo di Pechino.

Quello che molti si aspettavano a poche ore dallo scoppio delle proteste si è dunque realizzato: l’hashrate, il termine con cui viene indicata la potenza di calcolo dei computer dei minatori e dei gestori della rete di bitcoin, è crollato del 14% secondo i dati riportati dalla società di mining Btc.com. Questo comporterebbe un rallentamento delle transazioni in bitcoin e una sostanziale impossibilità di minarne di nuovi.

La potenza di calcolo di bitcoin “non è direttamente correlata al prezzo di Bitcoin, ma fornisce un’indicazione della sicurezza della rete, quindi una caduta può spaventare gli investitori a breve termine”, ha affermato Marcus Sotiriou, analista del broker di asset digitali GlobalBlock con sede nel Regno Unito. in una nota giovedì.

C’è tuttavia che chi, tra le banche d’affari, sostiene che questo sia solo una battuta d’arresto verso nuove vette. È il caso per esempio della banca d’affari Goldman Sachs, secondo cui il target di 100 mila dollari  è da mettere in conto nei prossimi cinque anni.