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Bisignani, un vero “premier ombra”: le telefonate, guerra nel PDL. “Berlusconi e’ finito”

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NAPOLI – Su Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Franco Frattini e Gianfranco Miccichè sembra avere un’influenza pesante. Ma in realtà sono numerosi i politici del Pdl, compresi i fuoriusciti di Fli, che mostra di poter controllare. Una rete di relazioni che gli consente di orientare le scelte del governo, anche in materia economica, trasformandolo in una sorta di premier «ombra». Confortato dal fido Alfonso Papa, l’ex magistrato eletto in Parlamento che «spia» per suo conto ogni situazione. Sono le intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio a rivelarlo, facendo emergere anche le lotte interne alla maggioranza. Trame e alleanze «segrete» che Bisignani gestisce e talvolta agevola.

Politici «amici» nella lista

Nel capitolo dedicato alle relazioni istituzionali, i magistrati evidenziano «i rapporti diretti con Silvio Berlusconi, i rapporti quotidiani con Daniela Santanchè» e poi fanno l’elenco dei politici «dai quali è spesso cercato». Si va da Lorenzo Cesa dell’Udc al ministro Raffaele Fitto, da Mario Baccini dei cristiano popolari a Elisabetta Gardini, Nunzia de Girolamo. Poi Alberto Michelini, Clemente Mastella, Giuseppe Galati, fino a Salvatore Nastasi, capo di gabinetto del ministro Bondi quando era ai Beni culturali. Con la Santanchè appare critico, come dimostra una telefonata con Flavio Briatore del 18 agosto scorso. I due commentano la scelta di Silvio Berlusconi di darle un ruolo all’interno del governo.

Briatore: …lei è una spietata
Bisignani: Pazzesco
Briatore: Ma io te l’ho sempre detto ricordi? Guarda io la conosco da trent’anni… lei anche se fa una roba per te la fa in funzione che te un giorno la fai il doppio per lei… lei è una brava, poi è intelligente…
Bisignani: Ha fatto questa intervista l’altro giorno contro Fini, dicendo che Fini è un uomo di mer… Ma non si fa così…
Briatore: Ma quello che mi fa strano è che il presidente l’ha messa lì
Bisignani: Di quella te la racconto tutta io la storia, quella te la racconto fino nei dettagli perché l’ha messa lì e quello che è stato fatto perché andasse lì
Briatore: Comunque non va bene, è una che non te la levi più di torno… io credo che lei gli telefonerà 27 volte al giorno, poi che lui la richiami una volta al mese è diverso, sono sicuro che lei chiama
Bisignani: E la roba con Sallusti, con Il Giornale, Il Giornale così violento contro tutti. Finisce malissimo ‘sta storia
Briatore: Adesso lei sta con Sallusti, è ufficiale… Perché mi ha detto che Sallusti al Twiga con lei, l’altro giorno con i bambini tutti assieme
Bisignani: Che poi lì si incazza Feltri come una pantera di ‘sta cosa
Gelmini: «Letta sta sbagliando»
È l’8 ottobre scorso. Bisignani chiama il ministro dell’Istruzione e parlano della lite con «Fortunato» che dovrebbe essere il capo di gabinetto di Giulio Tremonti.
Bisignani: Ti volevo solo dare un bacio, perché tra ieri che ti ha fatto arrabbiare Tremonti e mani su Vecchione, dico, fammi dare alla mia amica un bacio forte… Hai fatto bene a trattare a pesci in faccia Fortunato insomma sei stata proprio brava
Gelmini: Guarda ma non è finita Luigi, perché io non mi faccio trattare come Bondi, mi dispiace… Questo Fortunato è un cafone, maleducato e anche impreparato perché alla fine siccome non studia i dossier e non sa i tagli che ho fatto e i risparmi che ho fatto, lui si è permesso, dopo che io mi ero praticamente prostituita per costruirmi un rapporto con Tremonti, lui è andato a dirgli che io facevo la furba e stavo facendo emendamenti per moltiplicare e quindi figurati Tremonti no? È impazzito… Al che io gli ho detto: scusa siccome questa cosa la so perché c’era una persona amica quando le ha pronunciate… lui resta un capo di gabinetto, io sono il ministro, com’é che mi tratta come se fossi sua… non va bene e secondo me sbaglia anche Gianni
Bisignani: Sì certo,
Gelmini: Cioè, tu capisci al netto del “casino berlusconiano”, però in qualsiasi organizzazione aziendale se una persona come Gianni Letta che è come l’amministratore delegato consente che un capufficio si comporti così, viene meno l’autorevolezza dell’amministratore delegato
Proprio quel giorno Gelmini racconta a Bisignani di aver incontrato Luca Cordero di Montezemolo: «Mi è molto simpatico e mi pare che si sia instaurato un rapporto, è nata una simpatia, un’intesa se vuoi. Ormai vuole fare politica, allora l’ho messo in guardia perché era molto critico sul berlusconismo di questi giorni. Insomma sulla Santanchè, Il Giornale, un po’ le cose che diciamo tutti».
«Cicchitto venduto agli ex an»
I due parlano ancora il 21 ottobre di un articolo uscito su Il Giornale che critica la fondazione Liberamente. La Gelmini si lamenta, dice che «è una porcata», chiede «di dare un retroscena tramite Dagospia per far capire chi è il mandante di questa cosa», e aggiunge: «Ho affrontato un incontro con quaranta parlamentari impazziti che volevano la testa di Verdini e dei coordinatori e dei capigruppo… io ho detto è il momento della responsabilità, della coesione, dobbiamo stare uniti. La verità è che abbiamo siglato un patto di non belligeranza con gli ex an, stiamo puntellando Verdini nell’ottica di tenere unito il partito in un momento difficile, se però il giornale di partito scrive che siamo perdenti te lo faccio vedere io che non siamo perdenti. In tre minuti salta non Verdini ma quell’imbecille di Cicchitto… Anche ieri ha perso un’occasione per stare zitto, perché Frattini ha fatto un intervento serio, dialogante ma dicendo che bisogna tutelare Forza Italia perché comunque non è che ci sono gli ex an… allora questa gente qua che li prendiamo a calci in culo perché Frattini sta in piedi con Gasparri e La Russa? Perché Cicchitto sta in piedi con Gasparri e La Russa? Cioè il senso era questo, questo con livore ha evidenziato quello che è il suo disegno e siccome non ha le truppe si è venduto a questi di Alleanza Nazionale e in questo modo sta in piedi, ma voglio dire dovrebbe essermi grato per il lavoro che sto facendo…»
«Fini non vuole le elezioni»
L’11 novembre, quando i rapporti tra Berlusconi e Gianfranco Fini sono ormai vicini alla rottura, viene intercettata una conversazione tra Bisignani e Andrea Ronchi, all’epoca fedelissimo del presidente della Camera.
Ronchi: Che dici? Io ti ho cercato
Bisignani: Eh si io pure ti ho provato a chiamare, adesso sto a Milano, ma che succede… Voi vi dimettete lunedì? Martedì?
Ronchi: Adesso vediamo, dipende da Berlusconi quando torna dalla Corea… Comunque la proposta della Lega era molto grossa eh
Bisignani: Sì, però un minimo di coerenza, l’unica cosa è che non si vada a un governo Tremonti
Ronchi: No, questo no
Bisignani: Eh perché quello sarebbe un…
Ronchi: O c’è un Berlusconi bis o si va a votare… Tu che dici?
Bisignani: Che dico, quello ha paura del passaggio, del periodo di interregno tra un incarico e un altro
Ronchi: No ma l’inculata non gliela dà Fini
Bisignani: No, mica Fini, ma figurati. Fini non gliela dà sicuro, figurati Fini non penso proprio. Ha tutto l’interesse di quello che ha più interessi di tutti a non andare a votare è proprio Fini
Ronchi: Esatto. Ma tu hai parlato con qualcuno?
Bisignani: Sì, sì come no
Ronchi: Beh che dicono? Ma Gianni che dice, scusa, io no l’ho mica capita
Bisignani: beh no «incazzatissimo» per la Finanziaria ma ha fatto come gli pareva Tremonti, ha fatto come voleva, cioè come ormai superministro unico di tutti, eh capito?… Secondo me alla fine si fa un Berlusconi bis
Ronchi: Infatti, ero convinto anche io di questo
Bisignani: Perché alla fine lui quando ha paura perché ha questo spettro di Craxi, però alla fine come non fa a non accettare, come fa a dire che non fa il passaggio parlamentare no? Secondo me…
Ronchi: Sono d’accordo con te, ma quando torni? Domani ci sei?
Bisignani: Domattina
Ronchi: Così ci parliamo un attimo con calma…
E chi è questa Bernini?
Alcuni non sa invece chi siano, come dimostra la conversazione con Papa sulla possibile nomina di Anna Maria Bernini alla commissione Giustizia voluta da Silvio Berlusconi.
Bisignani: E chi è questa?
Papa: È Bernini, la figlia di Bernini ti ricordi il ministro
Bisignani: Ma perché lei è parlamentare in commissione Giustizia… di prima nomina pure lei no?
Papa: sì quella… esce di tanto in tanto in televisione, è una secca secca, alta, con il viso molto spigoloso
Bisignani: Ma tu da chi l’hai saputo?…
Papa: Oggi è stato qua e poi si sono avvicinati tutti i parlamentari per salutarlo no io, pure io, e lui è stato molto affettuoso, molto cordiale, poi dopo sono andate tutte le ragazze… come al solito
Bisignani: oggi è il compleanno della
Papa: esatto e lui gli ha fatto il regalo, gli ha fatto gli auguri così e poi parlando lui mi ha detto, ha detto allora preparatemi una donna alla commissione Giustizia e nominiamo la Bernini, poi quando è uscita lei ha fatto vicino a me e mi nomina la Bernini presidente della commissione Giustizia io ovviamente non ho battuto ciglia, e lui ha fatto, vabbè tanto quella, a te ti va di fare il sottosegretario…». Quella nomina non è mai passata.

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Bisignani: «Mi sono speso per fare sottosegretario la Santanché»

L’interrogatorio del 28 marzo scorso davanti ai pm di Napoli che indagano sulla P4. «Chiesi a Bocchino, a Ronchi e a La Russa di far cadere il “veto” di Fini sulla nomina»

di Giovanni Bianconi

ROMA – Racconta di sé Luigi Bisignani, presentandosi la prima volta ai pubblici ministeri di Napoli che l’hanno inquisito per il reato di associazione segreta: «La mia storia parte da lontano, ed è una storia di relazioni; mio padre, dirigente della Pirelli, era una persona molto in vista che è morta quando io avevo 16 anni lasciandomi, appunto, molte “relazioni, in primis con Andreotti, con Stammati e con altri». Fece il giornalista all’agenzia Ansa e in quella veste – dice – conobbe Licio Gelli «che mi dava notizie, tant’è che io diedi la notizia della perquisizione a Castiglion Fibocchi». Era il 1981, e da lì vennero fuori gli elenchi degli affiliati alla Loggia P2, in cui compariva anche il nome di Bisignani: «Ma io non ho mai messo piede in una loggia massonica, e non sapevo di essere iscritto alla P2».

Poi si dedicò all’organizzazione dei Mondiali di calcio in Italia del 1990, e «dopo il distacco mi annoiai di fare il giornalista e andai a fare il direttore generale della sede di Roma del Gruppo Ferruzzi». Comincia un’altra carriera, arrivata fino ad oggi: la carriera di un grande tessitore agevolato dalle conoscenze con persone che nel frattempo hanno assunto un ruolo primario nella vita politica ed economica del Paese: «Ho conosciuto Berlusconi tanti e tanti anni fa, quando non era neppure cavaliere del Lavoro». E forse per questo Bisignani è stato in grado, negli ultimi anni, di muoversi dietro le quinte della coalizione politica di centro-destra. Come nel caso dell’attuale sottosegretario per l’attuazione del programma, Daniela Santanchè.

L’aiuto alla Santanchè
«Si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di Alleanza nazionale era Gianfranco Fini, che la esautorò da tutti gli incarichi del partito», spiega Bisignani, che le diede dei consigli: «Suggerii alla Santanchè di approdare alle file de La Destra, dove avrebbe avuto un ruolo di primo piano e una maggiore visibilità. Di seguito il mio consiglio si rivelò sbagliato, poiché La Destra andò molto male alle elezioni del 2008, anche perché Berlusconi non permise, diversamente da quanto io avevo previsto, l’apparentamento elettorale». Più che previsioni, erano promesse ricevute: «Preciso che Berlusconi, con cui avevo parlato, mi aveva promesso che questo apparentamento elettorale ci sarebbe stato, perché in tal modo avrebbe prosciugato ulteriormente il bacino elettorale in cui attingeva Fini. Io, forte di questo incontro che avevo avuto con Berlusconi, avevo consigliato la Santanchè in tal senso».

Seguì una netta rottura politica tra la donna e il presidente del Consiglio, che scatenò «una violenta campagna elettorale che vide contrapposti i due». La Santanchè rimase fuori dal Parlamento, e l’amico Bisignani le andò in soccorso: «Mi spesi per farla riavvicinare al Pdl e poi per farle avere un incarico di governo. Ne parlai sia con Verdini che con Letta e Berlusconi. Costoro mi dissero che per loro non c’erano problemi, però c’era il veto di Fini. A questo punto io mi impegnai per convincere i finiani a togliere questo veto. Presi i contatti con La Russa, Ronchi e soprattutto con Bocchino, che infine fu decisivo nel senso che durante un pranzo a Montecitorio, presente lo stato maggiore del Pdl, sicuramente fra gli altri Fini e Berlusconi, i coordinatori e i capigruppo parlamentari, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanchè da Fini, che a sua volta annuì. Il racconto di questo incontro mi è stato fatto da un po’ tutti i protagonisti».

Successivamente si sono consumate altre rotture, e oggi la Santanchè i finiani sono nuovamente su fronti opposti. Cosa che non impedisce a Bisignani di mantenere rapporti con tutti. Da un lato l’imprenditrice scesa in politica e oggi fedelissima berlusconiana, dall’altro Italo Bocchino e i finiani finiti all’opposizione: «In questo scenario politico si innesta la mia attività collaborativa, senza fini di lucro, a favore della Santanchè. In pratica feci stringere i rapporti tra lei e la famiglia Angelucci… In seguito questo rapporto si istituzionalizzò con una iniziativa che io stesso le consigliai, e cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità denominata Visibilia, che poi è diventata la società che ha raccolto per circa un anno la pubblicità degli Angelucci».

Le richieste di Bocchino
In favore di Bocchino, invece Bisignani intervenne per provare a riattivare i finanziamenti pubblici per il giornale napoletano il Roma: «Bocchino mi riferì che per motivi di chiara vendetta politica la presidenza del Consiglio, per mano del responsabile dell’editoria Elisa Grande, aveva congelato i contributi. Su richiesta di Bocchino mi interessai personalmente della cosa in quanto ben conosco la dottoressa Grande, che mi confermò che il finanziamento era stato bloccato, ma mi spiegò che il suo ufficio non aveva responsabilità, in quanto si trattava di un atto dovuto… Per dimostrarmi che non si trattava di vendetta politica mi disse che analogo trattamento era stato riservato ai giornali di area berlusconiana, quali Libero, perché era collegato con il giornale Il Riformista».
In una telefonata con Bocchino, Bisignani fa riferimento all’«Ente più grosso amico mio», e ai magistrati spiega: «Dico che sono amico dell’Eni perché sono molto legato a Scaroni (amministratore delegato e direttore generale dell’Ente, ndr) e da sempre all’Eni. Ho facilitato la costituzione di rapporti commerciali tra Visibilia, ovvero la Santanchè, e Eni, Enel e Poste». E ancora: «In alcune conversazioni io parlo con Bocchino di voti e di votazioni dal momento che volevo evitare le elezioni anticipate».

«Dicono che sia massone»
Tra le centinaia di testimonianze raccolte dai pm Woodcock e Curcio, ce ne sono alcune che confermano la rete di rapporti intessuta e per certi versi «confessata» dal manager. Come quella del ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che nel suo interrogatorio sostiene: «Bisignani mi ha contattato nella primavera del 2010 perché era interessato, mi pare tramite la Ilte (la società di cui è socio, ndr) a stampare talune pubblicamenti del ministero dell’Ambiente, ma poi non se n’è fatto nulla…So che Bisignani ha aiutato politicamente la Santanchè, sia quando la stessa era contro Berlusconi sia poi a riconciliarsi con Berlusconi… Ritengo che Bisignani abbia rapporti particolari con Dagospia, dico ciò perché spesso mi diceva di guardare il sito in oggetto».

E Lorenzo Borgogni, direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica: «Bisignani ufficialmente lavora alla Ilte, in ogni caso io so che è molto legato a Letta e Scaroni e che ha “le mani in pasta” in tante cose; a tale proposito posso dire che ha grande influenza sull’Eni. Alfonso Papa (l’ex magistrato deputato del Pdl, indagato nell’inchiesta napoletana) me l’ha presentato Luigi Bisignani a casa di Daniela Santanchè in occasione di una cena circa due anni fa… Quella sera ho avuto l’impressione che il Bisignani e il Papa fossero molto legati… Negli ambienti romani è noto che il Bisignani sia massone, tuttavia non posso dirlo con certezza dal momento che io non sono massone, né nessuno mai me lo ha chiesto».

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