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Bin Laden: ma ora negli Usa gioia e paura si confondono

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Roma – Ambasciate, basi militari, rappresentante americane, aziende e interessi Usa di ogni tipo. Dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, tutti aspettano la reazione di al Qaida. E questi potrebbero essere i prossimi obiettivi del terrorismo internazionale. Washington ha fatto scattare lo stato d’allerta.
Nella notte, proprio in coincidenza con l’annuncio di Barack Obama, è stato lanciato l’ordine di “Bravo Force Protection”, con misure di sicurezza al massimo livello.

Il dipartimento di Stato, ha riferito il New York Times, ha già diffuso pure un ‘travel alert’, per mettere in guardia tutti i cittadini americani in viaggio per il mondo. D’altra parte è stato lo stesso Obama ad avvertire: “Non ci sono dubbi sul fatto che al Qaida continuerà ad attaccarci. Dobbiamo rimanere vigili, e lo saremo, negli Stati Uniti e all’estero”. E gli analisti dell’intelligence avvertono che diversi possono essere i gruppi in grado di agire e le modalità di attacco.

La prima minaccia è certamente rappresentata da possibili azioni della cellula storica di al Qaida, il nucleo centrale dell’organizzazione terroristica, unico centro di comando prima della sua decentralizzazione. Il vertice è ancora rappresentato da Aymar al Zawahiri, che però ha più un ruolo da ideologo che da operativo. A preoccupare gli Usa, in questo caso, è soprattutto Saif al Adel, che il Telegraph indica come uno dei leader della commissione militare. E’ lui che guida alcune strutture di addestramento dei terroristi, ed è nella lista dei principali ricercati dall’Fbi fin dall’11 settembre 2001.

A preoccupare i vertici dell’intelligence americana sono poi i gruppi ritenuti affiliati ad al Qaida. Negli ultimi mesi, ricorda il Washington Post, la cellula di al Qaida nella Penisola arabica, che ha il suo centro operativo nello Yemen, è stata indicata come la più pronta e capace ad agire nell’immediato contro gli interessi americani in territorio nazionale e all’estero. Il suo leader principale è Anwar al Alawqi: cresciuto negli Usa, parla perfettamente l’inglese ed è considerato dalla Cia tra gli estremisti più pericolosi.

Ma al Qaida ha stretto forti legami anche movimenti militanti in altri paesi, come la Somalia, dove sorge il campo di addestramento di Ras Kamboni organizzato da Saif al Adel, l’Afghanistan e il Pakistan. Un piccolo gruppo di talebani afgani e pachistani, e numerosi combattenti islamici delle aree tribali del Pakistan si sono alleati con al Qaida al punto da ritenere che Bin Laden si fosse nascosto per mesi proprio in quelle regioni. Anche da queste cellule terroristiche potrebbero partire attacchi contro interessi Usa e dei loro alleati. Non è difficile pensare, ad esempio, a eventuali iniziative contro i soldati della Nato in Afghanistan, proprio in coincidenza con l’inizio dell’offensiva di primavera annunciata dai talebani.

Una possibile minaccia arriva infine da quelli che l’intelligence statunitense considera ‘cani sciolti’, schegge impazzite di estremisti non legati ad alcun gruppo ma solo all’idea di una jihad personale o una vendetta per l’uccisione del simbolo del terrorismo internazionale.

Insomma, si tratta di minacce ritenute credibili dai servizi segreti Usa e dalle diverse agenzie di informazioni internazionali. “C’è una crescente, potenziale, minaccia contro gli americani, legata alla recente attività antiterrorismo in Pakistan”, ha avvertito il dipartimento di Stato. Anche per questo, ha annunciato Washington, “ambasciate e consolati potrebbero essere momentaneamente chiusi e le attività pubbliche sospese, a seconda delle condizioni”.