
(WSI) – Berlusconi sa che non è finita e non finirà, che i media insisteranno sui festini e le donnine, che le vicende giudiziarie torneranno a lambirlo, che «i miei nemici» — come definisce l’indistinta coalizione di interessi a lui ostile — cercheranno di tenerlo sotto pressione.
Ma la variabile oggi è Fini. Perché se da una parte il Cavaliere è certo che il presidente della Camera continuerà a distinguersi – tenendo in fibrillazione governo, partito e maggioranza – dall’altra non riesce ancora a capire quale sia il vero obiettivo del «cofondatore» del Pdl. Era scontato che il premier lo accusasse di «tradimento», «ingratitudine» e «slealtà» dopo il suo discorso di Gubbio. Così com’era chiaro che l’ex leader di An avrebbe pubblicamente detto ciò che da tempo spiegava nei colloqui riservati: e cioè che «Berlusconi per difendersi si è consegnato nelle mani di Bossi», che «il Pdl è ridotto a una sorta di Forza Italia allargata », che «se spegnessero la luce nella stanza del governo e lì dentro ci fosse Tremonti non si sa cosa gli accadrebbe».
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È vero che il tema sollevato da Fini sulla vita interna del nuovo partito è assai sentito, persino il capogruppo Cicchitto – subito dopo il congresso – sosteneva che «d’ora in poi la democrazia telefonica usata da Berlusconi in Forza Italia non potrà più bastare». Ma a Gubbio Fini si è spinto oltre, criticando la politica dell’esecutivo e – secondo il premier – «alimentando speculazioni» sul delicato tema delle inchieste di mafia. I tentativi di rattoppo non hanno nascosto lo sbrego, semmai l’hanno reso più evidente. In più Bossi è tornato ad attaccare in modo veemente il presidente della Camera, con il quale – dopo il varo del decreto sicurezza – aveva tentato di stringere un accordo, se è vero che era andato a trovarlo di persona a Montecitorio: «Gianfranco, tienimi fuori dalle tue beghe con Silvio. Io non c’entro nulla e non voglio finirci in mezzo». Non è andata così.
E comunque resta senza risposta l’interrogativo del Cavaliere: dove vuole arrivare Fini? Finora sono state valutate due ipotesi. La prima è quella che il premier definisce «la sindrome da Elefantino», riferimento alla lista presentata da Fini alle Europee del ’99, e con la quale l’allora capo di An provò a conquistare la leadership del centro- destra. Quell’operazione fallì. E fallirebbe anche stavolta, a detta di Berlusconi, che ha commissionato subito un sondaggio per rilevare l’appeal elettorale dell’alleato: «Se si presentasse con una sua lista e con le sue idee, non andrebbe oltre il 4%». Ma prospettive di terzo polo non ce ne sono, anche Montezemolo ha voluto mettere a tacere i boatos. Inoltre Fini non intende «ballare da solo», sebbene si senta solo nel Pdl. Tanto che la mattina dell’attacco di Feltri sul Giornale notò che nemmeno Gianni Letta l’aveva chiamato per solidarizzare.
C’è allora l’altra ipotesi: quella cioè che Fini immagini un precipitare degli eventi per fattori al momento non noti. La sentenza della Consulta sul «lodo Alfano» è vissuta nel Palazzo come una sorta di sentenza sulla legislatura. Però non basta a spiegare tutto. Eppoi «io non me ne andrò mai, mai», ripete il Cavaliere, conscio che la sua immagine internazionale è irrimediabilmente rovinata, ma forte del consenso nel Paese. Anche i dirigenti del Pd l’hanno constatato nel primo rilevamento riservato che hanno ricevuto da Ipsos dopo la pausa estiva. Nonostante le polemiche e gli scandali, da luglio a settembre Berlusconi ha perso solo un punto nell’indice di fiducia (50,7%), restando davanti a tutti gli altri leader, anche loro tutti in calo. Di più: il Pdl, in trend positivo da luglio, è arrivato al 38,2%. E la forbice nelle intenzioni di voto per coalizioni è aumentato di un punto e mezzo, con il centrodestra oggi al 49,4% e il centrosinistra al 37,9%.
«E allora: cosa devo chiarire con Fini?», s’infuria il Cavaliere. Forse il premier dovrebbe valutare una terza ipotesi, esaminata da alcuni dirigenti del Pdl. È un altro scenario, non quello del «Fini contro Berlusconi », ma quello del «Fini dopo Berlusconi», magari logorato dagli attacchi. Ecco la sfida. Ecco la scommessa.
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di Francesco Bei
Nonostante le smentite, resta molto alta la tensione tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. I due si vedranno stasera alla cena offerta a Villa Madama da Fini agli altri presidenti dei parlamenti del G8, ma è improbabile che in quella cornice così ingessata ci sia spazio per un incontro di chiarimento.
«Anche perché», ha ripetuto ieri Fini a Gianni Letta, che lo ha chiamato varie volte per implorare un riavvicinamento con il Cavaliere, «quello che ho detto a Gubbio è solo una parte dei problemi che abbiamo sul tavolo». E dunque servirà tempo per un faccia a faccia che, allo stato, dovrebbe tenersi a metà della prossima settimana. Ma c´è anche da tener conto della forte irritazione del Cavaliere nei confronti del suo antagonista.
Raccontano che Berlusconi sia uscito dai gangheri ascoltando un passaggio in particolare dell´intervento pronunciato da Fini alla scuola quadri del Pdl a Gubbio (organizzata per 8 anni da Bondi come scuola di Forza Italia e che il premier considera quindi come casa sua).
È stato quando Fini, respingendo lo «stillicidio» di attacchi contro di lui, ha buttato lì una frase sibillina: «A differenza di altri, io non mi diletto con grembiulini e compassi». Con chi ce l´aveva? Tutti hanno guardato immediatamente i forzisti sotto al palco, dove sedevano alcuni nomi in odore di massoneria.
Ma il Cavaliere ne ha dato un´altra interpretazione (quella autentica a sentire i finiani) e ai suoi ha consegnato questo sfogo: «Ma Fini è impazzito? Le procure mi accusano di essere il mandante delle stragi e adesso lui rispolvera di nuovo questa storia della P2?». Insomma, il clima è ancora questo. Berlusconi si sente sotto assedio – tanto che oggi ha annullato la visita alla Fiera del Levante appena gli è stato riferito che Patrizia D´Addario avrebbe provato ad intrufolarsi – e ha individuato proprio in Fini uno di quelli che provano ad abbattere con l´ariete il portone del fortilizio.
Nell´ambiente che ruota attorno al presidente della Camera si ascoltano infatti questi ragionamenti: «L´affondo sulle stragi è stato il primo segnale, quello sulla P2 il secondo. Se Feltri e gli altri pretoriani di Berlusconi continueranno ad attaccare Fini, arriveranno altri contraccolpi». A Gubbio del resto l´umore prevalente è tutto contro il presidente della Camera, persino tra gli uomini che provengono dalle file di An, passati armi e bagagli tra i berluscones. Se ne è avuto un assaggio alla cena dei parlamentari del Pdl alla “Taverna del lupo”, riservata e chiusa ai giornalisti. Alla presenza di Renato Schifani è andato in scena un vero processo corale a Fini, ovviamente in contumacia. «Adesso è arrivato persino ad accusare Berlusconi di essere il capo della mafia», ha tuonato un forzista.
Mentre un senatore proveniente da via della Scrofa ha ironizzato: «Si lamenta della mancanza di democrazia del Pdl, ma fatevelo dire da chi c´era: quando stavamo in An la linea politica di Fini l´apprendevamo sempre dai giornali». Tutti contro Fini appassionatamente. Con tanta foga che Fabrizio Cicchitto, dopo l´accorato intervento dal palco contro le tesi del presidente della Camera, pare abbia dovuto farsi misurare la pressione.
La sostanza del problema è che Fini e Berlusconi hanno in mente due partiti radicalmente diversi. Il Cavaliere pensa a un movimento che ne assecondi le intuizioni e faccia la “ola”, l´ex leader di An ha in mente un partito di iscritti, che discute. «Il Pdl è importante – ragiona Denis Verdini, uno dei tre coordinatori nazionali – ma la leadership lo è di più. Oggi ho fatto un esperimento andando a spasso per Gubbio con mia moglie. Su 12 persone che mi hanno salutato, tutte e dodici mi hanno detto di averci votato perché c´era Berlusconi. Votano lui, non il Pdl, chiaro?».
Le ostilità tra Fini e Berlusconi sono così profonde, i caratteri così diversi, che molti dubitano ormai che i due possano resistere a lungo sotto lo stesso tetto. Non è sfuggito l´appello fatto ieri dal palco di Gubbio da un applauditissimo Renato Brunetta: «Gianfranco, stai con noi». Già, fino a quando?
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