Società

Berlusconi e l’economia come un “lento crash del treno”

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Roma – Si stringono sempre di più i tempi a disposizione del premier Silvio Berlusconi per risollevare le sorti dell’economia italiana e soprattutto per mettere le distanze dalla crisi dei debiti sovrani che si è tradotta nei piani di salvataggio erogati finora da Ue, Bce e Fmi a favore di Grecia, Portogallo e Irlanda (nel nostro paese WSI e’ l’unico organo media a sostenre che l’Italia e’ la seconda “I” dei PIIGS: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). E’ quanto scrive Bloomberg in un articolo dal titolo più che eloquente. “Berlusconi risks ‘Train Crash’ as Growth Falters”, ovvero “Berlusconi rischia ‘il crash del treno’, mentre l’economia perde colpi”.

L’ultimo allarme sulla situazione dei conti pubblici in Italia è stato lanciato lo scorso 17 giugno da Moody’s, che ha dichiarato senza mezzi termini che potrebbe tagliare il rating sul debito italiano – al momento ad Aa2 – a causa “degli impedimenti strutturali di lungo termine che pesano sulla crescita (dell’economia)”.

Bloomberg va avanti sottolineando che, con un debito che ammonta a quasi 1,6 trilioni di euro e con i rendimenti dei titoli di stato (il Btp) a 10 anni che si attestano al 4,91%, ogni incremento di punto percentuale dei rendimenti stessi equivale a un aumento di 16 miliardi di euro dei costi di finanziamento italiani su base annua.

“L’Italia è un treno che si sta muovendo lentamente verso il crash – ha detto in una intervista rilasciata a Bloomberg Stuart Thomson, gestore di fondi presso Ignis Asset Management, una societa’ finanziaria che gestisce assets per $140 miliardi – Manca la percezione immediata della crisi che sta assalendo le altre economie. La triste verità è che l’Italia ha bisogno di una crescita reale che sia forte e sostenibile, per sfuggire al peso degli spread sui periferici”.

L’economia italiana e’ arretrata -1,3% nel 2008 e -5,2% nel 2009, anno in cui il prodotto interno lordo è sceso in ciascun trimestre. La crescita nel primo trimestre di quest’anno è stata di appena lo 0,1%, dopo il +1,3% del 2010. Anche se l’Italia è stata aiutata dai bassi tassi di interesse in Europa, Moody’s ha affermato che è probabile che i costi di finanziamento del debito italiano siano destinati a salire. Il basso tasso di produttività così come “le rigidità presenti sui mercati del lavoro e della produzione”, secondo l’agenzia di rating sono i principali ostacoli alla crescita.

Al momento, precisa Bloomberg, i rendimenti extra che gli investitori domandano per tenere in portafoglio i titoli di stato del debito italiano a scadenza decennale rispetto ai Bund tedeschi a scadenza simile sono pari a 203 punti base (ma ieri lo spread e’ salito a 214), in fortissimo rialzo rispetto ai 75 punti base registrati alla fine del 2009. I titoli a due anni rendono il 3,17%, più del doppio rispetto all’1,54% di 18 mesi fa.