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BERLUSCONI CHIEDE I DANNI PER DIFFAMAZIONE

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(WSI) – Siamo al secondo round. Silvio Berlusconi ha querelato per diffamazione gli editori Laterza e il giornalista inglese David Lane per il libro «L’ombra del potere» che ricostruisce la storia politica e imprenditoriale del presidente del consiglio. La richiesta di danni morali sfiora il milione e mezzo di euro.

Perché il secondo round? Perché Lane ha in corso un’altra causa con il premier italiano: corrispondente da Roma dell’ Economist , il giornalista è uno degli autori di «Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy», «Perché Berlusconi è inadatto a governare l’Italia», l’inchiesta che il settimanale inglese pubblicò il 28 aprile 2001, due settimane prima delle elezioni che portarono al governo la Casa delle libertà, scatenando violente polemiche nel nostro Paese.

«Corruzione, mafia e giustizia – il volume comincia così – sono una mistura da capogiro. Aggiungeteci Silvio Berlusconi, la sua enorme ricchezza, il suo smisurato potere mediatico, il suo approccio alla politica altamente personale, il suo singolare modo di guardare al passato e il cocktail diventa ancora più forte». Seguono capitoli a tema: dalla costruzione di Milano 2 alla creazione del suo impero televisivo, dai rapporti con Bettino Craxi alla vicenda della P2.

«L’ombra del potere» è stato pubblicato in Gran Bretagna un anno fa dalla Penguin , senza provocare alcun strascico legale. Tradotto da Laterza, è in vendita in Italia da marzo. La casa editrice barese giudica «prive di fondamento le argomentazioni della citazione, alla quale risponderà nei modi e nelle sedi previste dalla legge». Ci sarà un processo, dunque.

Lane – 62 anni, da 30 in Italia – è stupito ma fino a un certo punto: «Non credevo che sarebbe andata così ma forse me lo dovevo aspettare perché quella di Berlusconi è una scelta precisa: querelare i giornalisti per dissuaderli dallo scrivere cose critiche, visto che lui le critiche non le sopporta proprio. Forse è una vendetta per quell’articolo dell’ Economist di quattro anni fa: diede molto fastidio».

Nell’editoriale che accompagnava l’inchiesta del 2001, il settimanale inglese scriveva: «In qualsiasi democrazia che si rispetti sarebbe impensabile che l’uomo sul punto di essere eletto primo ministro sia finito recentemente sotto inchiesta, tra le altre cose, per riciclaggio, complicità in omicidio, legami con la mafia, evasione fiscale, corruzione di politici, giudici e Guardia di finanza. Ma il Paese è l’Italia e l’uomo è Silvio Berlusconi, quasi di sicuro il suo cittadino più ricco».
Una tesi poi sviluppata e ampliata nel libro all’origine della querela: «Confermo tutto quello che ho scritto perché – spiega il giornalista – il volume è basato su una documentazione ricchissima.

E si ispira all’insegnamento di Howard Evans, vecchio direttore del Sunday Times: quando vi trovate davanti una persona ricca e potente chiedetevi sempre perché quel mascalzone vi sta raccontando un sacco di bugie». Prima di uscire nel Regno Unito, il manoscritto è stato affidato alla Carter and Rock , studio legale di Londra specializzato nelle cause di diffamazione. «Su loro suggerimento – dice ancora Lane – abbiamo cambiato pochissime cose, proprio per metterci al riparo da eventuali querele».

Dalla presidenza del consiglio nessun commento. Ma si ricorda che nel 2001 – quando l’ Economist pubblicò quell’articolo di fuoco proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale – Berlusconi parlò di «spazzatura, pura spazzatura».

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