Economia

Bce: si avvicina fine QE, nuova sfida per l’Italia

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Mentre il consiglio direttivo della Bce del 14 giugno sembra avvicinare le decisioni sulla fine del Quantitative easing, tra gli addetti ai lavori si iniziano a discutere della conseguenze della probabile chiusura del programma di acquisti dell’istituto di Francoforte sull’economia italiana, in particolare sui Btp.

Attualmente la Bce compra 30 miliardi di euro al mese di bond governativi. Questo tipo di “acquisti” potrebbero essere portati avanti fino a settembre, per poi andare ad azzeramento a fine anno. Con la fine del QE, l’ l’Italia dovrà affrontare da sola gli investitori internazionali sul piano di battaglia delle aste su cui vengono collocati i nostri titoli.

Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio sui conti pubblici, ripresi dal Sole 24 Ore:

“l’anno prossimo gli investitori privati dovranno assorbire 200,9 miliardi di euro di titoli di Stato a medio e lungo termine, cioè 30,6 miliardi in più dei 170,3 di quest’anno. E questo aumento, del 18%, rimarrà tale solo a patto di rispettare alla lettera i tendenziali di finanza pubblica scritti nell’ultimo Def. Se a ritoccare il percorso interverranno nuove misure di spesa senza copertura o riduzioni di entrata, dovrà crescere anche l’impegno sul mercato. Il contrario succederebbe invece nel caso (oggi poco probabile) di un balzo della crescita in grado di spingere le entrate fiscali”.

In questo contesto, l’uscita graduale di scena degli acquisti di Francoforte, per quanto messa in conto dal mercato, è un elemento importante da tenere in considerazione.

In valori assoluti- si legge ancora sul Sole 24 Ore–  il prossimo è un anno tranquillo sul fronte dei Btp, perché il ritmo delle scadenze chiede di collocare titoli per 222 miliardi (sono 380 i miliardi complessivi con i bond a breve). Si tratta più o meno degli stessi livelli di quest’anno (225 miliardi), parecchio inferiori per esempio ai 275 miliardi raggiunti dalle aste 2016. Quell’anno, però, il Qe ha fatto passare dalla Bce il 45% delle emissioni a medio lungo termine; nel 2018, nello scenario di base che prevede un ultimo capitolo di acquisti dell’Eurosistema a 15 miliardi al mese a ottobre-dicembre e da gennaio il solo reinvestimento, Francoforte si limita a coprire il 24% dei nuovi titoli, e l’anno prossimo i reinvestimenti peseranno al massimo per il 9%. L’incrocio fra prezzi e rendimenti sarà determinante nella fortuna dei titoli italiani. 

A questo proposito, pochi giorni fa, il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi,  ha detto che la fine graduale del quantitative easing della Bce non avrà “conseguenze importanti” per l’economia italiana.

“Non dobbiamo preoccuparci che il Qe cessi e che la politica monetaria europea si normalizzi. Perchè significa che la situazione economica dell’Europa si è normalizzata”.