ROMA (WSI) Richiamo della Bce all’Italia e a tutti i Paesi di Eurolandia che hanno un debito pubblico elevato ad utilizzare le risorse che derivano dai tassi di interesse più bassi del previsto, al fine di ridurre il debito stesso e non ad aumentare la spesa.
Il nostro paese insieme al Belgio, così come sottolinea la Bce nel suo ultimo bollettino economico, hanno effettuato correzioni ben più basse di quelle previste dalla nuova regola sul debito. Correzioni che hanno avuto il benestare della Commissione Ue che ha riconosciuto la presenza di “fattori rilevanti” come le riforme e la debolezza economica.
Detto questo: “Per due paesi, Belgio e Italia si rileva un consistente ritardo nell’azione di risanamento necessaria ai fini della regola sul debito. In base a quest’ultima, nel 2015 il miglioramento del saldo strutturale dovrebbe ammontare al 2,1 per cento del Pil per l’Italia, a causa dei ritardi nel risanamento accumulati dal 2013, rispetto alla previsione di uno sforzo strutturale pari allo 0,3 per cento e all’1,1 per cento del Pil nel caso del Belgio, a fronte di una previsione di misure pari allo 0,5 per cento”.
“Tali requisiti non trovano riscontro nelle raccomandazioni specifiche per il 2015 rivolte ai due paesi, poiché la Commissione ha concluso che la deviazione dalla regola suldebito è giustificata da fattori rilevanti quali le sfavorevoli condizioni economiche e l’attuazione di riforme strutturali”.
In ogni caso, ha precisato la Bce, “in molti paesi la spesa per interessi si è collocata al di sotto di quanto inizialmente indicato nei bilanci di previsione. Al tempo stesso, anziché impiegare i risparmi così conseguiti per accelerare l’aggiustamento del disavanzo, diversi Stati membri hanno aumentato la spesa primaria (ovvero la spesa pubblica al netto degli interessi) rispetto ai piani originari”.
“Si consiglia dunque ai paesi che registrano un elevato rapporto tra debito delle amministrazioni pubbliche e Pil”, ovvero Belgio, Francia, Italia, Irlanda e Portogallo “di utilizzare eventuali disponibilità straordinarie, connesse a una spesa per interessi inferiore alle attese, per la riduzione del disavanzo”.
All’opposto, chi come la Germania ha già riportato il bilancio in equilibrio è “esortato a incrementare ulteriormente gli investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca”.
Nel suo documento la Bce sottolinea che se dovesse rendersi necessario, al fine di centrare l’obiettivo di riportare l’inflazione a livelli più accettabili, agirà con determinazione rafforzando i suoi stimoli all’economia, ma ritiene “prematuro” dare giudizi sul rischio che le recenti turbolenze prodottesi sui mercati e gli indebolimenti dell’economia globale producano effetti sulle prospettive di inflazione dell’eurozona.
L’inflazione dell’Eurozona si attesta oggi poco sopra lo zero e il livello auspicato dalla Bce è invece vicino al 2 per cento annuo, così da marzo scorso è stata avviata una manovra di quantitative easing basata su acquisti di titoli al ritmo di 60 miliardi di euro al mese. Il considdetto QE (quantitative easing) che, sottolinea la Bce, è sufficientemente flessibile, sia sul ritmo mensile sia sulla durata totale, attualmente prevista fino al settembre 2016. (Aca)