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Bce dà luce verde all’Ops di BPER su Popolare di Sondrio: via libera con il 35% del capitale

Nuovo capitolo nella saga del risiko bancario italiano. Questa volta protagonisti sono BPER e la Popolare di Sondrio. Con una serie di autorizzazioni decisive, la Banca centrale europea ha dato il suo via libera all’offerta pubblica di scambio (OPS) volontaria lanciata da BPER Banca sull’intero capitale di Banca Popolare di Sondrio.

Francoforte ha approvato sia l’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo nella Popolare valtellinese, sia quella indiretta in Banca della Nuova Terra. Inoltre, è arrivata anche l’autorizzazione per il superamento della soglia del 10% dei fondi propri consolidati del gruppo modenese, un passaggio tecnico ma fondamentale per completare l’operazione.

BPER- Pop Sondrio: manca solo l’ok di Bankitalia

Con queste approvazioni, si chiude positivamente il processo autorizzativo avviato in sede BCE. Resta ancora in corso, nei tempi previsti dalla normativa, l’iter istruttorio presso la Banca d’Italia, che riguarda l’autorizzazione regolamentare prevista per operazioni di questo tipo.

Fin dal lancio dell’OPS, avvenuto a febbraio quando Bper Banca ha presentato un’Offerta Pubblica di Scambio nei confronti della Banca Popolare di Sondrio, valutando l’istituto valtellinese 4,3 miliardi di euro, BPER ha espresso l’intenzione di acquisire la maggioranza assoluta della Popolare di Sondrio. Tuttavia, ha anche fissato una soglia minima di successo al 35% del capitale sociale più un’azione.

Una soglia non rinunciabile, come chiarito dall’istituto modenese nel comunicato ufficiale, anche se si è lasciata la possibilità di rinunciare in parte all’obiettivo del 50% + 1 azione. La BCE, di fatto, ha accolto questo impianto, riconoscendo implicitamente che anche una quota inferiore alla maggioranza assoluta può risultare sufficiente per ottenere un controllo “di fatto”.

Il precedente che guarda a Siena

Questo passaggio non è passato inosservato tra gli osservatori di mercato, che vedono nell’operazione di BPER un potenziale precedente per la partita – ben più complessa – tra MPS e Mediobanca.

Su richiesta della Consob, Siena ha recentemente ribadito l’obiettivo di acquisire almeno il 66,67% del capitale di Mediobanca, escludendo per ora l’intenzione di fissare soglie alternative. Tuttavia, dalla relazione del comitato parti correlate pubblicata dalla banca emerge chiaramente che anche questo livello potrebbe essere considerato flessibile, e dunque potenzialmente rinunciabile.

Dal punto di vista strategico, il vero nodo è la soglia del 50% più un’azione. Raggiungendola, MPS si garantirebbe la maggioranza assoluta del capitale, ottenendo di fatto anche il controllo dell’assemblea straordinaria. Tuttavia, anche una partecipazione compresa tra il 35% e il 50% potrebbe rivelarsi sufficiente per esercitare il controllo dell’assemblea ordinaria. Questo darebbe a Siena la possibilità di rimuovere il board attuale e nominare un nuovo vertice societario in linea con il progetto industriale dell’offerente.

Ma la partita non è solo di governance. Se MPS non dovesse superare la soglia del 50%, ci sarebbero impatti diretti anche sul piano economico. In particolare, non potrebbe attivare le DTA, ovvero le attività fiscali differite, per un valore stimato di 2,9 miliardi di euro. Inoltre, potrebbero sorgere ostacoli nella realizzazione delle sinergie previste dall’operazione, che ammonterebbero a circa 700 milioni.