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Batterio killer: e’ panico, ma piu’ che la paura crescono i dubbi

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New York – “Una variante di batterio killer mai vista”, “L’epidemia di E. Coli piu’ mortale della storia”, e ancora: “Due mila casi finora: e’ panico”. Questi negli ultimi giorni i titoli dei giornali, che non aspettavano altro che si diffondesse il nuovo tormentone sanitario dell’anno. La Russia ha bloccato le esportazioni di cetrioli dall’Europa, la Spagna chiede risarcimenti al settore agricolo, dopo essere stata ingiustamente accusata di essere il paese di origine dell’epidemia, e mentre scriviamo si sono verificati i primi casi sospetti in Usa. Negli scaffali dei supermercati chili di cetrioli rimangono invenduti. Il tutto a discapito di agricoltori e fruttivendoli europei.

La domanda da porsi come sempre in questi casi e’: si tratta di allarmismo giustificato o del nuovo caso di crisi di panico da epidemia dopo quelli riguardanti la mucca pazza, la Sars, l’aviaria e la nuova influenza (virus H1N1)? Ad ascoltare i media e gli esperti in materia come l’Organizzazione Mondiale della Sanita’, verrebbe da avallare la prima ipotesi: c’e’ da preoccuparsi.

Ma guardando i consigli dell’Unione Europea sulle precauzioni da seguire, sembrerebbe proprio il contrario. La malattia ha una incubazione di circa dieci giorni, per prevenirla sono sufficienti le normali regole d’igiene.

E allora perche’ diffondere tanto panico? Semplice. Come sempre per creare ghiotte opportunita’ di lucro per le grandi societa’ farmaceutiche. Che stanno gia’ sfidandosi per trovare il rimedio alla malattia che, anche se curata per tempo, rischia di provocare danni permanenti ai reni.

A oggi le vittime sono 18, tutte in Germania, tranne un caso di morte sospetta in Svezia. L’ultimo caso riguarda una donna di Amburgo, la citta’ epicentro dell’epidemia. Difficile dunque che, numeri alla mano, la paura non abbia la meglio sullo scetticismo.

Un esempio di come i timori stiano crescendo a vista d’occhio in Germania lo offre il repentino cambiamento di opinione di questa studentessa. Quando a Sarah Winter, 22enne di Colonia, e’ stato chiesto un parere circa l’epidemia del batterio killer, la reazione e’ stata di assoluto disinteresse: “Un altro allarme alimentare in Germania. Ce ne abbiamo uno l’anno. Una volta sono le uova contaminate, un’atra i maiali. E poi arriva il panico mediatico. Io ignoro tutto quello che riguarda queste presunte epidemie.

Ma a partire da giovedi’ Winter, influenzata anche dagli amici, ha cambiato idea in fretta. “E’ un grande argomento di conversazione, alcuni miei amici hanno smesso di mangiare insalata. Altri ignorano completamente le raccomandazioni mediche. Per quanto mi riguarda, francamente, dopo che sono morte delle persone, preferisco non prendere rischi e non mangio piu’ insalata. Questo batterio killer potrebbe essere presente nel lattem nella carne, nell’insalata, dovunque. Non so piu’ cosa mangiare”.

Il tutto a discapito degli agricoltori e dei supermercati, dove gli scaffali rimangono pieni di cetrioli. E’ indubbio che la globalizzazione pone nuovi rischi epidemici, per le velocita’ incredibili con cui alimenti, animali e concimi – a volte infetti – viaggiano per il mondo. In un’intervista a Repubblica il professor Mauro Moroni, direttore della clinica di Malattie infettive dell’Universita’ di Milano ha spiegato che l’E. Coli e’ un “microorganismo che sia noi che gli animali portiamo nell’organismo” e che per combatterlo va inanzitutto capito attraverso quali cibi e’ giunto a noi.

Oggi non esiste piu’ la regionalizzazione degli organismi, ha spiegato il medico. Con la globalizzazione viaggiano concimi, alimenti e animali attraverso il mondo con velocita’ incredbili: “Dai frammenti di acido nucleico puo’ emergere un microorganismo in grado di fare cose (grazie alla globalizzazione) che prima non era in grado di fare”.

Per ora sono stati messi a punto test per capire dove si e’ sbagliato e dove non sono stati sufficienti i controlli. Ma non basta, serve un’inchiesta epidemologica completa. Il ceppo e’ comunque stato identificato: e’ nuovo ed e’ considerato altamente tossico e resistente ad alcuni antibiotici. In Germania sono stati stimati oltre 1.500 casi sinora. Altri 500 casi in altri paesi europei. Tanto allarmismo ha spinto la Russia a prendere a decisione di bloccare l’import di verdura.

Ma per Bruxelles il bando e’ assolutamente ingiustificato. Come probabilmente l’allarmismo. Una conferma in questo senso e’ arrivata proprio poche ore fa dalla citta’ epicentro del contagio. L’epidemia di Escherichia Coli sembra si stia “stabilizzando”, secondo quanto riferito da un medico di Amburgo.