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Barcellona: la morte della democrazia

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Barcellona: la morte della democrazia

La forza di ogni democrazia costituzionale, in qualunque epoca e oggi più che mai, è tutta compresa nella vitalità dell’opposizione.

Se l’opposizione viene ostacolata o addirittura soffocata con la forza, anche quando sbaglia come spesso capita anche a qualunque maggioranza pure plebiscitaria che si ritiene infallibile, si alimenta un contenzioso infinito che può sfociare in una guerra civile dove spesso i torti e le ragioni si confondono in danno dei meno agiati, dei più deboli che qualcuno ne rivendicava la difesa.

Quello che stiamo vedendo oggi in Spagna è ciò che si teme in tante altre parti d’Europa, che certamente non depone bene verso le democrazie occidentali, dovrebbe imporci qualche riflessione.

Intanto cominciamo col dire che questi movimenti di opinione, secessionisti vengono incoraggiati in parte da un eccesso di populismo ma anche da ragioni di fondo in parte anche condivisibili.

Separarsi dallo Stato centrale di Madrid come la Catalogna sta cercando di fare, è certamente alimentato da un eccesso di egoismo di ordine economico.

All’origine e al netto di qualche ideologia pure possibile, alla base di qualunque richiesta di separazione, di autonomia, ci sono sempre ragioni economiche.

Unione Europea

Tutti vogliamo gli Stati Uniti d’Europa? Ma questa voglia di stare insieme, si contraddice con questa sempre diffusa necessità di staccarsi, di separarsi da uno Stato che già esiste?

E’ già successo con la Brexit, le cui ragioni, soprattutto economiche sono ancora tutte da dimostrare ma con danni assolutamente certi ed evidenti.

Normalmente chi chiede di staccarsi da una organizzazione, un ordinamento costituito è convinto di dare più di quanto prende.

Alla fine della giostra possiamo cominciare a parlare anche qui di una forma di egoismo verso territori più poveri che si vuole abbandonare?

Esempio italiano

Da noi, da un po’ di anni, un movimento politico, cavalcando un certo malcontento che pure esiste, continua a chiedere l’indipendenza della c.d. “Padania” e, dopo tanto parlare, proprio il 22 ottobre prossimo è stata indetta questa “consultazione popolare” con questo oggetto:

<<Questo il testo della domanda che il 22 ottobre gli elettori troveranno sulla scheda elettronica, a cui dovranno rispondere SI’ o NO oppure SCHEDA BIANCA.

“Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?” (analoga iniziativa per la Regione Veneto). 

Se andiamo a leggere il 3° comma dell’art.117 della Carta ci troviamo di fronte alla più grande “pazzia legislativa” che una politica incapace di riformarsi, di lungimiranza poteva concepire:

la “legislazione concorrente” su molteplici materie riguardanti la vita dei cittadini!

In pratica si dice che su certe materie, Stato centrale e Regione decidono insieme in modo concorrente.

Se si è d’accordo, nessun problema. Se non si è d’accordo sulla soluzione, nella migliore delle ipotesi “si decide di non decidere”, si rinvia all’italiana maniera, mentre nella peggiore delle ipotesi si fa ricorso alla Corte costituzionale, alimentando un  contenzioso che comporta tante spese e poche soluzioni.

Se questa è la nostra classe politica che rifiuta di decidere, assumersi delle responsabilità, fare le riforme le Regioni dicono, “possiamo continuare così o è meglio fare da soli”?

Accozzaglia docet 

I danni prodotti dall’accozzaglia, al momento non sono quantificabili ma certamente se ne accorgeranno le generazioni future che si troveranno uno Stato immobile, un pachiderma incapace di  pensare finanche a se stesso, con costi elevatissimi, corruzione a go’ go’ e burocrazia impazzita.

Intanto accontentiamoci della nostra “democrazia che, in ogni caso, per quanto criticabile sarà sempre meglio della migliore delle dittature”.