Economia

Bankitalia: Italia in deflazione nel 2015, QE aggressivo aiuterebbe

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ROMA (WSI) – Nel 2015 l’Italia sarà in deflazione. E’ quanto risulta dal bollettino economico di Bankitalia, secondo cui la variazione dei prezzi al consumo, “scesa allo 0,2% nella media del 2014, sarebbe marginalmente negativa quest’anno (-0,2%), risentendo in larga misura del forte calo delle quotazioni del petrolio. Al netto delle componenti energetica e alimentare l’aumento dei prezzi sarebbe comunque basso, pari allo 0,6%”.

Nel 2016, l’inflazione dovrebbe poi rimanere al di sotto dell’1%, con un tasso pari allo 0,7%.

Palazzo Koch parla di una incertezza che rimane ancora forte. “Resta ampia l’incertezza attorno a questi valori. Sarà cruciale l’intensità della ripresa della spesa per investimenti”. E ancora: “un rapido miglioramento delle prospettive di domanda e delle condizioni finanziarie potrebbe accrescerla, nonostante l’elevato grado di capacità produttiva inutilizzata. Un andamento più favorevole dell’attività si avrebbe se il prezzo del petrolio si mantenesse sui valori degli ultimi giorni”.

Dopo tre anni di recessione l’economia italiana dovrebbe comunque tornare a crescere quest’anno, con una ripresa che si confermerà molto debole. Via Nazionale parla di “una crescita modesta quest’anno, intorno allo 0,4%, e più sostenuta il prossimo, intorno all’1,2%”. Tuttavia, alla fine del 2016, il Pil sarà “ancora oltre 7 punti percentuali sotto il livello del 2007”. Nel 2014, invece, “si stima che il Pil dell’Italia si sia ridotto dello 0,4% (-1,9% nel 2013).

Tuttavia, le stime sarebbero più alte in caso del lancio del QE da parte della Bce. Un quantitative easing “aggressivo” avrebbe un effetto positivo sul Pil italiano di un +0,5% nel biennio 2015-2016. In Eurozona, infatti, “misure aggressive di sostegno monetario possono contribuire a contrastare le pressioni al ribasso sui prezzi e la debolezza dell’attività economica”.

“Nelle nostre valutazioni un’espansione del bilancio dell’Eurosistema, che si riflettesse in una riduzione dei tassi di interesse sui titoli di Stato a più lungo termine pari a 50 punti base e in un deprezzamento dell’euro del 5%, si tradurrebbe in un livello del Pil più elevato di circa mezzo punto percentuale nel biennio 2015-16, sia in Italia sia nel complesso dell’area euro”.

“L’inflazione, inoltre, sarebbe più alta di 2-3 decimi di punto in ciascun anno. Gli effetti sarebbero maggiori se si tenesse conto anche dell’impatto che le nuove misure potrebbero avere sulla fiducia e sulle aspettative di inflazione di famiglie e imprese”.

Tornando al quadro attuale, il bollettino parla di consumi che aumentano, “ma gli investimenti non sono ancora ripartiti”. Più precisamente, “negli ultimi trimestri i consumi hanno ripreso a crescere in misura contenuta, in linea con l’andamento del reddito disponibile sostenuto dalle misure adottate dal governo. Il loro contributo alla crescita dell’economia è stato controbilanciato dalla flessione degli investimenti, frenati dagli ampi margini di capacità inutilizzata, dall’elevata incertezza sulle prospettive della domanda e dalle difficoltà dell’edilizia”.

Tra i fattori positivi, nel bollettino si prevede una occupazione in aumento nel 2015-2016, favorita dal taglio dell’Irap e del cuneo fiscale nella legge di stabilità. L’occupazione, “sostanzialmente invariata nel 2014, si espanderebbe complessivamente di poco meno dell’1% nel biennio 2015-16. Circa un terzo dell’aumento deriverebbe dalle misure di riduzione del cuneo fiscale contenute nella legge di stabilità: in particolare, il taglio dell’Irap e la decontribuzione per i lavoratori assunti nel 2015 con contratti a tempo indeterminato”.

Bankitalia sottolinea anche che nel 2014 ci sono stati “rilevanti afflussi netti di capitali esteri” verso l’Italia.

“Dopo un’interruzione in agosto e in settembre, gli acquisti esteri di titoli pubblici italiani sono ripresi in ottobre e in novembre, in particolare nella componente a medio e a lungo termine. Nel comparto degli investimenti di portafoglio tra gennaio e novembre del 2014 gli afflussi netti di capitali esteri sono stati pari a 112,9 miliardi, grazie soprattutto ad acquisti netti di titoli pubblici (72,3 miliardi, poco meno del doppio rispetto al corrispondente periodo del 2013), concentrati nella componente a medio e a lungo termine. Negli stessi mesii non residenti hanno investito anche in titoli di debito emessi da soggetti privati e in titoli azionari (nel complesso 40,6 miliardi)”.