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Bancomat o contanti? I pro e contro dopo il decreto Salva-Italia

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Finanza e Diritto – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Milano – Non solo ricchi imprenditori o negozianti del centro all’ombra della Madonnina. Quello di Cortina e Milano con le incursioni della Guardia di Finanza a passare in rassegna scontrini fiscali e documentazione, non è stato che l’inizio di una lotta giurata contro l’evasione fiscale che dal 1° febbraio coinvolge il Paese intero attraverso le disposizioni in materia di tracciabilità dei pagamenti introdotte nella manovra Salva-Italia.

Dall’inizio di questo mese infatti non si possono più effettuare pagamenti in contanti che superino i mille euro. A partire da quella data è scaduto, infatti, il periodo transitorio che sospende le sanzioni previste per i trasferimenti oltre la soglia. L’abbassamento della soglia all’utilizzo di moneta sonante, in precedenza già ridimensionato a 2.500 euro, è stato stabilito con la manovra Monti varata lo scorso 6 dicembre.

Si tratta di una trasformazione di rilievo in quanto va a influire direttamente sui sistemi di pagamento delle retribuzioni e dei compensi dovuti ai lavoratori dipendenti e collaboratori di aziende e professionisti. Secondo quanto dispone la legge è vietato il trasferimento di denaro contante, libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore, di importo pari o superiore a 1.000 euro tra soggetti diversi.

L’operazione può avvenire solo per il tramite di banche, istituti di moneta elettronica e Poste Italiane SpA. Il limite deve intendersi riferito ad operazioni «complessivamente» eseguite. Infatti la norma prevede che il trasferimento sia vietato anche quando è effettuato con più pagamenti inferiori alla soglia che appaiono artificiosamente frazionati. Pena? Una sanzione pecuniaria compresa tra l’1 e il 40 percento calcolata sull’importo indebitamente trasferito. La stessa sanzione si applica all’importo trascritto sull’assegno privo della clausola di non trasferibilità.

E prelievi e versamenti?

Come la stessa Abi (Associazione delle banche italiane) ha ricordato in una circolare inviata ai propri iscritti, i limiti ai trasferimenti di denaro contante non riguardano i versamenti e i prelevamenti presso le banche, le poste o gli istituti di moneta elettronica, fermo restando gli obblighi di identificazione ed, eventualmente, di segnalazione qualora l’operazione sia considerata particolarmente atta, per sua natura, ad avere una connessione con il riciclaggio o con il finanziamento al terrorismo. Dal canto proprio, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha affermato che le operazioni di prelievo o versamento effettuate sul proprio contro corrente non violano la normativa antiriciclaggio e, pertanto, non comportano l’obbligo di comunicazione da parte degli istituti bancari.

Cosa ne pensano gli istituti bancari di questa normativa e delle conseguenze che porterà? Quanto si sta puntando sull’uso della moneta elettronica? In attesa di verificare gli esiti della nostra Survey in cui ciascuno può votare le migliori realtà del settore (compresa la migliore carta ricaricabile online) per eleggere i vincitori della seconda edizione del Premio Internazionale Le Fonti, lo abbiamo chiesto a quattro prestigiosi istituti di credito online e non solo: Banco Popolare, IBL Banca, Webank e IW Bank.

«Il maggior utilizzo della moneta elettronica – commenta Mario Giordano, Amministratore Delegato del Gruppo Bancario IBL Banca – è volta a contrastare l’evasione fiscale. In linea generale, un minor uso del contante si traduce anche in un sistema di gestione più snello per le banche, con un ritorno nella razionalizzazione dei costi».

«Le novità relative al conto corrente e alle carte di credito contenute anche nel decreto sulle liberalizzazioni – ha aggiunto Alessandro Prampolini, Direttore Generale di IWBank – sono state introdotte proprio per limitare l’uso del contante a favore della moneta elettronica che è maggiormente tracciabile ai fini fiscali».

Convinto che questa normativa si inserisca nell’ottica più generale della dematerializzazione del denaro, implicando così un vero e proprio cambiamento culturale nel Paese è Carlo Panella, Direttore Commerciale Banking e Investimenti Webank.

«Sicuramente è un cambiamento culturale molto importante – ci ha confermato Panella –. Le carte di pagamento avranno un impulso molto forte poiché aiuteranno a risolvere il tema della tracciabilità. Noi, credendo molto nell’uso della moneta elettronica, abbiamo fornito da sempre bancomat e carte di credito gratuite. Abbiamo cercato di diffondere tra la nostra clientela l’utilizzo di questi strumenti poiché siamo convinti che rappresentino il futuro, aldilà dell’aspetto normativo fondamentale, ma proprio dal punto di vista della customer experience, oltre che della sicurezza».

Panella ricorda inoltre come nel malaugurato caso venga rubata una carta, questa si possa bloccare, mentre se viene sottratto il portafoglio con mille euro all’interno, sono contanti già volatilizzati nel momento stesso del furto. Oltre alla diffusione sempre più massiccia di moneta elettronica, il Direttore Commerciale di Webank menziona il ruolo “formativo-promozionale” che gli istituti bancari dovranno assumere per far conoscere anche alla clientela meno avvezza, l’uso di carte e bancomat. «L’Italia è un Paese in cui il faccia-a-faccia, il contante, in generale la fisicità del rapporto hanno un peso notevole – ha ribadito Panella –. Immaginiamo un pensionato che va in posta per la pensione: ora la troverà accreditata su un conto e potrà spenderla usando un bancomat. È un cambiamento significativo, ma è una normativa che, se introdotta e seguita nella maniera adeguata, può solo aiutare».

Fermo sostenitore della dematerializzazione del contante a favore della moneta elettronica è anche Andrea Mencarini, Responsabile Marketing e Segmenti Retail del Banco Popolare.

«I benefici che si hanno attraverso gli strumenti elettronici – spiega Mencarini – sono davvero innumerevoli a dispetto degli svantaggi che si hanno con i contanti, che tuttavia fanno ancora la parte del leone, rappresentando il 90% dei pagamenti. Svantaggi, riguardo al contante, sul lato della non tracciabilità e sul lato consumatore, in quanto il bene o il servizio fruito non sono assicurati, difficoltà nella rendicontazione di ciò che effettivamente si è speso e, per la controparte, complessità nel rendicontare quanto si è fatturato».

Eppure non mancano le resistenze verso la moneta elettronica che, secondo il Responsabile Marketing del Banco Popolare, sono perlopiù di natura psicologica.

«Il consumatore – ha aggiunto – pensa che il consumo elettronico gli faccia perdere il conteggio di quanto ha speso, invece non è così, anzi. Ha un rendiconto periodico con avvisatura tramite sms. Oppure paventa l’ansia del diniego del pagamento e della cosiddetta figuraccia alla cassa nel momento in cui la transazione viene negata. E poi soprattutto teme ci siano costi occulti legati agli strumenti elettronici, come ha testimoniato un’indagine che abbiamo condotto tempo fa come Consorzio Bancomat per capire perché gli italiani al casello autostradale, sebbene tutti in possesso di un bancomat, continuino a pagare in contanti. È emerso che resiste la percezione che vengano applicate delle commissioni. Ma non è vero».

Anche per Mencarini si rende dunque imprescindibile l’impegno delle banche in primis affinché la cultura finanziaria dei clienti raggiunga un livello tale per cui vengano messe in chiaro tutte le informazioni necessarie e fugati i luoghi comuni. E questa è una sfida per il sistema bancario. Il quale, tuttavia, ha già avviato delle sperimentazioni come i pagamenti di prossimità senza la “strisciata” fisica della carta per importi inferiori ai 25-30 euro così da agevolare la ristorazione e i piccoli esercizi.

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