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BANCHE & IMPRESE VS. CLASS ACTION

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(WSI) –
Banche e imprese rompono gli indugi e vanno all’attacco della class action. Le associazioni di categoria, guidate da Confindustria, hanno messo a punto un piano per depotenziare le cause collettive e per frenare le ambizioni del ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani.

Sul tavolo dell’esponente diessino c’è già un pacchetto di proposte concrete che mirano a spaccare in due il percorso processuale della class action. Con una prima fase, in cui si attribuirebbe ai giudici una sorta di potere di veto nell’avvio del procedimento di massa; e un secondo passaggio, stando alle intenzioni delle industrie e degli istituti di credito, che mira a determinare il risarcimento del danno su base individuale.

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Ecco i dettagli. Prima di dare il via libera alla causa collettiva, secondo il documento presentato a Bersani, dovrebbe essere introdotta una «valutazione in termini di diritto, con la dichiarazione di accertamento da parte del giudice di merito della violazione della legge».

Il mondo delle assicurazioni, del credito e dell’industria, in pratica, vorrebbe tentare di arginare il più possibile il numero effettivo di processi di massa, allargando le competenze dei magistrati rispetto al progetto di legge del governo. Il secondo pilastro, invece, si fonda su una ragione di carattere economico.

L’obiettivo, di fatto, è neutralizzare le associazioni dei consumatori. Tutto il processo sarebbe unificato, ma la fase più delicata, quella in cui si quantifica l’entità del risarcimento, tornerebbe a essere su base individuale. Con trattative dirette tra l’impresa portata in giudizio e il cliente coinvolto.

Di carne al fuoco ce n’è parecchia e il confronto è già infuocato. Pochi giorni fa, il ministro, presentando il disegno di legge alla Camera, ha detto chiaro e tondo di essere «disposto a parlare, ma non è disposto a non far nulla». Mentre l’offensiva delle associazioni imprenditoriali sarebbe stata decisa, secondo quanto ha appreso Finanza & Mercati, la scorsa settimana, dopo una serie di incontri con gli esperti del ministero per lo Sviluppo economico, che hanno sempre confermato la linea dura decisa da Bersani.

E durante le riunioni al ministero, è stata pure sollevata la necessità di ricomprendere nelle cause collettive tutti i tipi di contratti con i consumatori; ciò per evitare che i nuovi giudizi riguardino esclusivamente i prodotti finanziari. E almeno su questo punto sembra esserci l’accordo di tutti i soggetti coinvolti.

Mentre restano le perplessità sui profili di costituzionalità: i legali delle associazioni di categoria sono convinti che le azioni giudiziarie collettive possano condurre all’eliminazione del contraddittorio, cioè alla fase dedicata all’attività difensiva dei singoli soggetti appartenenti alla classe rappresentata in giudizio.

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