Società

Banche Ue alla prova del mercato

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Tempo di esami per le banche, manca solo una nottata. Domani il Cebs, il comitato europeo dei supervisori bancari, diffondera’ i risultati degli stress test condotti su 91 gruppi bancari europei, un campione rappresentativo di circa il 65% dell’inero settore.

Lo scopo e’ quello di accertare l’adeguatezza patrimoniale delle banche di fronte a nuovi shock economici e finanziari. La speranza e’ di cementare la fiducia nel sistema bancario europeo e migliorare il funzionamento del mercato interbancario, da dove poi scende il flusso di credito che finanzia l’economia.

Gli Usa hanno gia’ provveduto nel 2009, tra i 19 maggiori gruppi sottoposti al “check up” era emerso che 10 di essi avevano capitale insufficiente per assorbire nuovi shock. In Europa l’esperimento appare piu’ complesso e difficile. Negli Usa la formulazione delle condizioni per gli stress test e’ stata piuttosto semplice in quanto il sistema bancario e’ regolato un unico sistema di vigilanza.

Ben diversa la situazione nella Ue, dove esistono 27 sistemi di vigilanza bancaria nazionale, uno per paese. Ne discendono differenti definizioni di patrimonio bancario. In alcuni paesi, a differenza di altri, crediti di imposta o strumenti ibridi concorrono alla formazione del patrimonio. Inoltre, dopo gli interventi dei governi a sostegno delle banche anche questi prestiti concorrono alla formazione del patrimonio, cioe’ al cosiddetto Tier 1.

Dovrebbero superare l’esame tutte le banche capaci di assorbire nuovi shock mantenendo il Tier 1 sopra il 6%. Dalle dichiarazioni dei vari ministri delle finanze e governatori delle banche centrali nazionali regna un diffuso ottimismo sull’esito di questo check up. Insomma, come agli esami di maturita’, si annunciano promozioni con percentuali bulgare. Non necessariamente una cattiva notizia.

Ad eccezione della nazionalizzazione di gran parte del sistema bancario britannico, irlandese, della HRe in Germania, gran parte dei governi europei si sono limitati a fornire risorse alle banche, ma niente a che vedere con i maxisalvataggi fatti negli Usa dal Tesoro e della Fed. Per cui se, dopo i test, circa la meta’ dei grandi gruppi bancari Usa e’ risultata sottocapitalizzata, una percentuale di gran lunga inferiore in Europa e’ una realistica probabilita’.

Piuttosto il mercato, in mancanza di definizioni omogenee, guardera’ alla qualita’ del capitale di ogni singola banca: se composto da puro capitale oppure da una sommatoria di differenti risorse, anche a debito, coerenti con le norme di vigilanza nazionali, ma certamente di qualita’ inferiore al capitale puro. Sara’ importante dunque che il Cebs, che raccoglie le istituzioni di vigilanza europea, riesca a ponderare le differenze offrendo un quadro comparabile. Stessa musica per le condizioni poste nei test, cioe’ la natura degli shock e le loro conseguenze.

Il primo shock ipotizza una nuova recessione e quindi un aumento delle perdite su crediti e delle sofferenze. Anche qui va ricordato che il trattamento fiscale delle perdite differisce da paese a paese e quindi impatta differentemente sull’assorbimento di capitale e sul conto economico delle banche.

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Il secondo shock riguarda le conseguenze sui portafogli titoli delle banche derivanti da una crisi del debito sovrano. Grecia docet. Sotto le attuali regole contabili, i titoli possono essere classificati come disponibili per la vendita oppure come detenuti fino alla scadenza. Non e’ una differenza da poco, nel primo caso il loro valore, in caso di shock, va adeguato ai prezzi di mercato.

Ma la percentuale di perdita applicata ai titoli di Stato dei paesi in crisi sara’ omogenea per tutte le banche o differira’ da paese a paese’? E quale percentuale di perdita sara’ invece applicata a quei titoli di Stato tenuti fino alla scadenza, quando le istituzioni europee hanno escluso la possibilita’ che uno stato sovrano possa fallire? Anche qui sara’ importante il lavoro di ponderazione delle differenze, la trasparenza metodologica, altrimenti si rischia un quadro confuso capace di aumentare l’incertezza che si intendeva dissipare.