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Banche italiane, utili in volo nel primo trimestre grazie al risparmio gestito

Nel primo trimestre del 2025, le cinque principali banche italiane – Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, MPS e BPER – mostrano bilanci in forte crescita, spinti da un aumento delle commissioni per la vendita di prodotti del risparmio gestito e da una drastica riduzione dei costi. È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl, che fotografa un settore bancario sempre più orientato alla redditività attraverso il risparmio gestito, come già succede per le reti di consulenza finanziaria.

Commissioni in forte crescita compensano il calo degli interessi

La riduzione dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea ha inevitabilmente influito negativamente sugli interessi netti (-5,5%). Tuttavia, la perdita è stata più che compensata dal balzo delle commissioni nette, cresciute del 7,6% e arrivate a rappresentare quasi il 40% del margine primario. Il risultato complessivo è un aumento del 12,2% degli utili netti rispetto allo stesso periodo del 2024.

Il motore principale di questa crescita è il risparmio gestito, con masse in aumento di oltre il 10% nell’ultimo biennio. Una tendenza che appare consolidata, se si considera che dal primo trimestre 2023 le commissioni sono cresciute del 13,2%.

Efficienza operativa in aumento: cost/income in calo

I proventi operativi restano in crescita (+1,9%), supportati anche da maggiori ricavi derivanti dalla rivalutazione del portafoglio finanziario. Sul fronte dei costi, il contenimento è netto: le spese operative scendono dello 0,5%, quelle per il personale dello 0,4%, a fronte di oltre 4.000 uscite e la chiusura di 514 filiali (-4,4%).

Il cost/income ratio cala al 38,8%, rispetto al 39,8% del primo trimestre 2024, distaccandosi ulteriormente dalla media europea stimata al 52,4%. Si riduce anche l’incidenza del costo del personale sui proventi operativi (dal 24,8% al 24,3%).

Qualità del credito sotto controllo

Sul versante del rischio di credito, la situazione appare stabile e sotto controllo. Gli impieghi in “stage 2” – ovvero quelli che mostrano un significativo aumento del rischio di credito – calano dal 9,6% al 9,3%. Il tasso di Npl (crediti deteriorati) netto si mantiene all’1,4%, mentre il costo del rischio di credito si riduce a 20 punti base (dai 22 del primo trimestre 2024). Anche l’incidenza delle rettifiche sui proventi operativi scende dal 3,7% al 3,2%.

Produttività in crescita, Cet1 stabile

Il trimestre è stato definito dalle stesse banche come “il migliore di sempre”, grazie anche all’aumento della produttività. Le commissioni nette per dipendente crescono del 9,6%, mentre il risultato netto di gestione per addetto sale del 6,4%. Il Cet1 ratio, principale indicatore della solidità patrimoniale, si conferma su livelli solidi al 14,94%.

A fronte di questi risultati, il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, lancia un messaggio chiaro:

“Il risparmio rappresenta sempre più l’oggetto del desiderio delle banche. Con la riduzione degli interessi netti dovuti ad una politica monetaria più accomodante, sono le commissioni ad incidere in misura sempre più significativa sui ricavi. Però, la ragione per la quale le banche si concentrano sempre più sulla gestione del risparmio non è dettata da una logica meramente compensativa. Ossia, non si tratta solo di sostituire una fonte di ricavo con un’altra. Infatti, con le attività di asset management e wealth management le banche ottimizzano l’allocazione di capitale con rischi minimi. Insomma, ricavi alti, rischi bassi e capitale disponibile per altre attività. La gestione del risparmio per le banche è quindi un vero e proprio toccasana per il conto economico. Inoltre, il maggior peso dei business legati al risparmio potrebbe determinare multipli di borsa più alti, simili alle banche specializzate, con conseguenti benefici, ancora una volta, per gli azionisti”.

Ma non finisce qui. Colombani sottolinea inoltre che:

“Il problema è che il risparmio esercita sempre meno la funzione primaria di finanziamento dell’economia reale perché, da una parte, finanzia direttamente i sistemi produttivi con importi irrilevanti, per lo strutturale problema rappresentato dal mercato italiano dei capitali molto piccolo e, dall’altra parte, li finanzia indirettamente in misura sempre più contenuta perché le grandi banche negli ultimi anni hanno ridotto costantemente il credito alle imprese non finanziarie. Lo stato dell’arte è quindi rappresentato da un aumento del risparmio gestito, che confluisce in misura rilevante nelle economie di Paesi con mercati finanziari più grandi ed efficienti, e da un rapporto impieghi/raccolta delle banche significant italiane ben più basso della media delle omologhe europee, e soprattutto delle banche tedesche e francesi. Pertanto, servono politiche pubbliche d’indirizzo e d’incentivazione per clienti e banche, affinché – conclude Colombani – il risparmio possa davvero essere quel ‘bene della comunità’ descritto dal presidente della Repubblica il 31 ottobre 2024, in occasione della 100esima Giornata mondiale del risparmio”.