Società

BANCHE, DOPPIA BEFFA PER I RISPARMIATORI

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L’Italia ha una specie di abbonamento ai grandi fallimenti, ai grandi dissesti finanziari. E ciòò che colpisce sempre, dopo, è che si trattava di storie abbastanza prevedibili e che i protagonisti, tutto sommato (da Sindona a Calvi, passando magari per Bagnasco), erano persone del tutto normali, in qualche caso persino un po’ simpatiche. Un vecchio agente di cambio (di un cinismo assoluto, totale), anni fa, spiegava che questi grandi dissesti sono, per l’Italia, come i grandi cicli economici: “Ogni dieci-quindici anni c’è un bel crack, i risparmi della piccola borghesia avida e risparmiatrice vengono spazzati via, e così si ricomincia a lavorare e a risparmiare”. Le cose, naturalmente, non stanno proprio così. Di solito a rimetterci è della brava gente che, magari, ha solo creduto con troppa facilità a delle favole che svelti promotori finanziari hanno raccontato loro.

Sepolti i crack e gli scandali del passato, adesso è l’ora della Cirio. E qui il protagonista è il signor Sergio Cragnotti, una volta factotum del signor Gardini in Brasile, e poi finanziere in proprio in Italia (e anche sportivo: patron della Lazio). Non ho ancora visto stime sulle possibili dimensioni del crack (se si arriverà davvero al crack, anche se le speranze di non arrivarci sono poche). E’ possibile che si vada oltre i 2-3 miliardi di euro. Insomma, roba tosta. Ma, quel che più conta, è che qui siamo di fronte a una sorta di crack generale, di crack sistemico. E a tanto non eravamo ancora arrivati.

Per il momento l’attenzione è tutta sulle obbligazioni-spazzatura (junk-bond nel linguaggio di piazza Affari). Si tratta di un miliardo e 200 milioni di euro di obbligazioni (due mila e 400 miliardi di vecchie lire, per intenderci). Queste obbligazioni sono state sottoscritte, tramite banche, da comuni risparmiatori. Per il momento si dice che hanno la possibilità di recuperare forse il 20 per cento dei soldi dati alla Cirio. Ma, se si arriverà al fallimento, potrebbero prendere anche meno o niente del tutto.

E qui c’è il primo aspetto del crack “sistemico”: le banche. Le banche, infatti, avevano prestato soldi a Cragnotti e alla sua Cirio con grandissima facilità negli anni Novanta. Poi, si sono accorte che qualcosa non andava bene e hanno pensato bene di mettersi in salvo. In sostanza, hanno organizzato l’emissione di questi junk-bond, rifilati poi ai risparmiatori comuni, in modo che Cragnotti, con il ricavato, potesse ridurre i suoi debiti verso le banche stesse. Dal loro punto di vista, le banche hanno fatto un ottimo affare: oggi, infatti, la Cirio ha “appena” 350 milioni di euro di debiti con le banche, ma ha più di un miliardo di euro in junk-bond.

Per essere ancora più chiari: la Cirio ha 350 milioni di euro con le banche e il triplo con i risparmiatori. Se la Cirio affonda (come è possibile) le banche ci perdono soltanto 350 milioni di euro, ma i risparmiatori ci rimettono tre volte tanto. E’ appena il caso di notare che soltanto qualche anno fa questo rapporto era rovesciato. Erano i soldi delle banche (nelle mani di Cragnotti) a essere il triplo delle obbligazioni.

Insomma, il sistema delle banche (e non a caso ben tre procure ne stanno investigando 11 fra le maggiori) hanno scaricato la mela marcia Cirio sulla schiena dei risparmiatori loro clienti. Fra l’altro vendendo loro obbligazioni emesse all’estero, senza prospetto e senza rating, in violazione delle norme sul risparmio.
Se questo non è un crack sistemico, non so più che cosa sia un crack sistemico. Le banche dovrebbero avere una certa cura del risparmio e si pensava che solo Sindona considerasse i risparmiatori gente da spennare e da truffare.

Si pensava che le nostre rispettabili banche avessero fatto qualche passo in avanti rispetto alla “morale” di Sindona e Calvi. Ma, evidentemente, ci siamo sbagliati. E, quasi certamente, ci sbagliamo di nuovo quando attendiamo che arrivino di corsa (come è accaduto in America con il caso Enron) leggi più severe e più giuste per tutelare il risparmio. Per ora, non se ne parla. Tutto quello che si vede è una sorta di braccio di ferro fra Tremonti e Fazio per stabilire chi deve comandare sulle banche. Ma di mettere le banche in condizioni di non fare più porcate come questa della Cirio (della Giacomelli e di chissà quanti altri casi) non si parla.

Insomma, l’America è fantastica, ma quando si tratta di copiare le buone cose che fa, improvvisamente qui diventano tutti un po’ distratti, guardano fuori dalla finestra gli uccelletti che volano e zufolano.

Ma c’è un secondo crack sistemico. Le banche, che comunque stanno facendo una pessima figura, conseguenze penali a parte, stanno diventando più prudenti. Sanno che, se qualche altro loro cliente si mette a fare crack, non è che possono di nuovo rifare il giochetto della Cirio: rischierebbero l’assalto ai loro bei palazzi di marmo e di stucchi. E così stanno facendo l’unica cosa possibile: sono diventate improvvisamente molto occhiute. Danno i soldi con il contagocce, in qualche caso rivogliono indietro parte dei soldi già dati. in altri impongono liquidazioni di beni e di assets perché i clienti possano “rientrare”.

Insomma, come conseguenza del crack Cirio, è in atto una bella, classica, severa, e silenziosissima stretta del credito. I tassi sono molto bassi, ma le banche non mollano più il denaro. A meno che uno non abbia la villa della nonna da dare in garanzia o i gioielli della moglie. Ecco, siamo pronti per la ripresa, efficienti e moderni come sempre.

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