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Un’ondata di licenziamenti rischia di abbattersi sulle banche di investimento di Wall Street alle prese con la doppia sfida dell’incertezza economica, combinata con la turbolenza dei mercati finanziari, che sta influenzando negativamente l’attività di deal-making.
Uno scenario ulteriormente complicato dalle minacce di imporre tariffe commerciali avanzate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tra cui quelle del settore auto, che hanno aumentato il rischio di un rallentamento economico. Se l’attività di deal-making non riprenderà presto, secondo molti osservatori, le banche saranno costrette a prendere misure più drastiche per ridurre i costi e mantenere la redditività con impatti significativi sulla forza lavoro. A rischio anche i bonus, che nel 2024 hanno segnato forti rialzi.
In forte calo le commissioni
Ad accendere i riflettori sull’argomento è una recente analisi dell’agenzia Reuters, ricordando che i dati preliminari di Dealogic mostrano che le commissioni globali di investment banking sono scese del 6,3% a 16,83 miliardi di dollari nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 13 marzo, rispetto ai 17,96 miliardi di dollari dell’anno precedente. Il calo è ancora più netto rispetto al quarto trimestre, quando le commissioni avevano raggiunto i 19,96 miliardi di dollari grazie alla ripresa del dealmaking.
Anche le offerte azionarie statunitensi hanno subito un rallentamento quest’anno: al 19 marzo le emissioni hanno raggiunto i 57 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 69 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente.
In questo contesto di incertezza, banche d’affari del calibro di JPMorgan e Bank of America hanno già iniziato a ridurre il personale attraverso i consueti tagli annuali mirati agli impiegati che non raggiungono gli obiettivi prefissati. Altre big bank, come Goldman Sachs e Morgan Stanley, sono pronte a effettuare licenziamenti nelle prossime settimane.
Ricavi verso crescita zero
A proposito di entrate, gli analisti di Oppenheimer hanno avvertito di non aspettarsi più una crescita dei ricavi dell’investment banking negli Stati Uniti quest’anno a causa dell’incertezza derivante dai dazi. Si tratta una inversione a U, visto che in precedenza gli esperti avevano messo in conto un aumento del 32%.
Secondo il broker statunitense, l’attuale situazione di mercato sta costringendo le aziende a ripensare ai loro piani di fusione e acquisizione, nonostante la disponibilità di capitali da investire e la stabilizzazione dei tassi di interesse. Ciò finirà per colpire le banche d’investimento, che generano guadagni miliardari grazie alle commissioni di consulenza su queste attività.
“Temiamo che l’attuale incertezza sui dazi, la “disintossicazione” fiscale e lo sconvolgimento generale di 80 anni di accordi commerciali e di sicurezza possano causare una pausa nell’attività di M&A”, ha spiegato Chris Kotowski, analista di Oppenheimer.
Parlando con Reuters, Macrae Sykes, gestore di portafoglio presso Gabelli Funds ha aggiunto:
“Tutte le banche d’investimento hanno obiettivi di budget. Nella misura in cui i ricavi saranno inferiori alle previsioni, ciò avrà implicazioni sul controllo dei costi, sia attraverso la riduzione degli organici che dei compensi complessivi”.
I titoli
In questo contesto, le azioni dei titoli bancari hanno perso terreno. Ad essere penalizzate sono state soprattutto, le azioni delle banche d’investimento più piccole, mentre i titoli delle mega banche hanno mostrato una maggiore resistenza alla luce del fatto che beneficiano di ricavi più diversificati tra le attività di trading, di consumo e patrimoniali.
Qualche esempio. Da gennaio, le azioni di Evercore sono crollate di circa il 22% da un anno all’altro e quelle di Jefferies (JEF.N), apri una nuova scheda, sono scese del 21% quest’anno, a fronte di un aumento del 3,5% per JPMorgan e dell’1,3% per Goldman Sachs.