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Banche con i rubinetti chiusi, italiani al supermarket per chiedere mutui

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Roma – Le banche hanno porte sempre più pesanti da aprire. E cordoni della borsa col doppio nodo. Sarà per questo che gli italiani si fidano sempre di meno di loro, viste quasi come nemiche e non alleate nel superare i difficili momenti della crisi economica. Ecco allora che la gente ha iniziato a rivolgersi altrove per chiedere prestiti, finanziamenti e mutui. O anche solo per depositare i risparmi. Meglio se in un posto più “familiare”, magari il supermercato o il centro commerciale dove si fa abitualmente la spesa. Una tendenza nuova per l’Italia ma già diffusa all’estero, come in Francia e Regno Unito.

La prima banca da “supermercato” in Italia ha i colori dei cugini d’Oltralpe. Non uno sportello virtuale ma delle vere e proprie filiali – 23 inaugurate a fine 2011 e altre 7 da aprire entro la fine dell’anno – con sportelli fisici, autorizzazioni della Banca d’Italia, possibilità di dare prestiti, finanziamenti, mutui. Si chiama Banca Carrefour, fa parte del gruppo omonimo, e ha scelto l’Italia, dopo la Francia, come primo Paese in cui sperimentarsi (in patria in vent’anni ha già raccolto 1,6 miliardi di euro da 2,5 milioni di clienti), puntando sia su tassi vantaggiosi – possibili anche per le agevolazioni di cui godono gli istituti stranieri – sia sugli orari no-stop del centro commerciale, con aperture fino alle 22, anche la domenica.

Un tentativo, quello di offrire prestiti ai propri clienti, fatto anche dal gruppo Auchan, sempre francese
e con una finanziaria controllata, Banque Accord. Una prima strada è stata di offrire prestiti, carte di credito (anche revolving) attraverso la Oney, partecipata dalla Accord. Strada seguita fino allo scorso anno e che da qualche mese ha virato su una partnership tra Oney, Unicredit e carta raccolta punti Nectar. Si può richiedere un prestito fino a 30mila euro o una carta di credito, sia online che nei punti Unicredit dislocati nei centri Auchan. Non è una vera e propria banca ma c’è il vantaggio di non dover aprire conti correnti e si accumulano punti Nectar, utili a raggiungere la soglia per ottenere premi.

La solidarietà è invece alla base del modello Coop, la catena di supermercati tutta italiana che si comporta con i soci un po’ come una grande famiglia. I soci Coop possono aprire un libretto di prestito (definito “prestito sociale”) presso qualsiasi punto Coop, depositando fino a 33mila euro: 11 miliardi gli euro depositati da poco più di un milione di soci (la media è di 9.800 euro). Prelievi, versamenti, apertura e chiusura sono del tutto gratuiti. E c’è la possibilità di richiedere prestiti e mutui a tassi agevolati, studiati per le famiglie meno abbienti. Anche la spesa si può pagare a fine mese senza costi aggiuntivi, fornendo al cassiere gli estremi del libretto di risparmio.

Mentre in Italia le banche-supermarket potrebbero essere validi concorrenti per gli istituti tradizionali, all’estero i colossi della finanza sfruttano un nome “familiare” , quotidiano, come quello di una catena di grande distribuzione per entrare nelle case della gente. In Gran Bretagna per esempio il popolare Mark & Spencer aprirà nei prossimi due anni 50 filiali della M&S Bank in tutto il Paese, offrendo conti correnti, mutui, prestiti. Un’evoluzione della già esistente M&S Money, di proprietà della HSBC, che dal 1985 offre servizi finanziari ma limitati. I guadagni sono e saranno divisi a metà tra l’istituto finanziario e M&S, che ci mette il nome. Guadagni che lo scorso anno sono arrivati a 50 milioni di sterline.

Anche Sainsbury ha la sua banca e divide i profitti (16 milioni di sterline) che derivano da prestiti, carte di credito, conti di risparmio del suo milione e mezzo di clienti con la Lloyds Banking Group.
Stesso discorso per l’altra grande catena inglese, Tesco, che però è andata oltre, rilevando per 950 milioni di sterline nel 2008 la joint venture finanziaria con la Royal Bank of Scotland che durava dal 1997. L’obiettivo ora è introdurre nei prossimi mesi una valida offerta di mutui e prestiti, fino ad arrivare il prossimo anno ai conti correnti. Cosa inventeranno ora le banche per riconquistare la fiducia dei clienti persi? Ricominceranno a fare il loro lavoro forse: prestare soldi.
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