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Borsa Milano giù. Spauracchio Fed, rialzo tassi si avvicina

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MILANO (WSI) – Borsa Milano chiude negativa, con l’indice Ftse Mib di Piazza Affari -0,65% a quota 22.312,63 punti. Hanno inciso le parole proferite da Janet Yellen, numero uno della Fed, nel corso di un’audizione alla Commissione Servizi Finanziari della Camera. Yellen ha detto chiaramente che un rialzo dei tassi a dicembre è “una possibilità reale”.

A questo punto, ritengoche l’economia degli Stati Uniti stia performando bene.

Immediata la reazione sul mercato dei Treasuries, con i tassi a due anni che sono balzati fino allo 0,82%

Tornando al Ftse Mib, tra i titoli finanziari, male Anima Holding -4,81%, Azimut Holding -1,93%, Mps -1,28%, Bper -0,71%, BPM -1,34%.

Focus su Intesa SanPaolo, all’indomani della pubblicazione degli utili e delle dichiarazioni dell’AD Carlo Messina.  Tra queste, la promessa secondo cui “due miliardi sarà il minimo di dividendo che pagheremo”. Messina ha aggiunto: “Siamo una banca che paga dividendi cash invece di chiedere soldi agli azionisti’, come invece stanno facendo altri grandi istituti europei alle prese con aumenti di capitale. Il riferimento, indiretto, è a Credit Suisse e Standard Chartered. Ma il titolo non è riuscito a scampare ai sell che hanno colpito Piazza Affari e ha chiuso con una perdita superiore a -2%.

Bene invece Finmeccanica, +1,61% sulla scia della trimestrale, che ha messo in evidenza un utile netto che a nove mesi è salito a 160 milioni; Finmeccanica ha rivisto al rialzo la guidance 2015 sull’ebita, portandola “nell’intorno” di 1,13 miliardi, valore massimo della forchetta di 1,08-1,13 miliardi indicata in precedenza al mercato. La stima, ha precisato l’azienda, è calcolata “in considerazione dei risultati ottenuti nei primi nove mesi del 2015 e delle aspettative per il successivo trimestre” e “mantenendo invariate le originarie ipotesi sui rapporti di cambio (euro/dollaro a 1,27 e euro/sterlina a 0,8)”.  Tra altri bancari, Unicredit +0,26%, Ubi Banca -0,68%.

Tra i titoli di altri settori, FCA -2,68%, Cnh Industrial +2,29%, Mediaset -1,11%, molto male Telecom Italia su cui si è smorzato l’appeal speculativo. Quotazioni -3,72%. Bene invece Prysmian +3,65%, Luxottica +1,30%, Tod’S +4,01%.

Sul mercato delle materie prime, tonfo dei futures sul petrolio WTI scambiati sul Nymex di New York -2,84% a $46,54; Brent -3,43% a $48,81, oro +0,01% a $1.108. Sul mercato valutario, euro +0,02$  a $1,0868. Dollaro/yen -0,07% a JPY 121,49.

L’euro ha rallentato anche sulla scia del discorso proferito nella serata di ieri, da Mario Draghi, che ha affermato che la Bce “può e desidera” affrontare qualsiasi debolezza si dovesse presentare nell’economia dell’Eurozona, utilizzando tutti gli strumenti disponibili.

Buone notizie dalla Cina, con l’indice del settore dei servizi che ha segnato l’espansione al ritmo più veloce in tre mesi. A ottobre, il dato PMI stilato da Caixin/Markit è salito a 52 punti dal minimo in 14 mesi di settembre di 50,5, attestandosi al massimo livello dal luglio del 2015. In  più, il presidente cinese Xi Jinping ha detto che la crescita economica della Cina non sarà inferiore al 6,5% nei prossimi cinque anni, fino al 2020. Boom dell’indice di Shanghai, che ha messo a segno un balzo +4,29% a 3.458,86. La Borsa di Shanghai ha riportato di fatto il rialzo più forte in sette settimane.

Xavier Denis, strategist globale di SG Securities, ha così commentato il quadro cinese:

I mercati e gli investitori stanno reagendo ad alcuni commenti rassicuranti arrivati dalle autorità e anche alle indicazioni incoraggianti arrivate dal fronte macroeconomico. Nel breve termine, assisteremo a un rally di fine anno per l’azionario cinese, che dovrebbe tradursi dunque in ritorni positivi nelle prossime settimane. Ma nell’ottica di un approccio di lungo termine, ci sono ancora preoccupazioni che riguardano la decelerazione della crescita cinese e il dubbio su quando la Federal Reserve alzerà i tassi.

Sessione positiva per i listini asiatici. Protagonista della seduta della Borsa di Tokyo – che ha visto il Nikkei salire +1,3% – è stata l’Ipo di Japan Post Holdings.

Il titolo è balzato di ben +25,7% per chiudere a 1.760 yen, rispetto al prezzo di collocamento di 1.400 yen. Ad approdare in borsa anche le divisioni finanziarie Japan Post Bank – titolo +15,2% a 1.671 yen, contro il prezzo di collocamento a 1.450 yen, e Japan Post Insurance, che ha chiuso a 3.430 yen, in deciso aumento rispetto al prezzo dell’Ipo di 2.200 yen, con un balzo fino a +56%. In rally a Tokyo anche Nissan, le cui quotazioni sono salite quasi +3%, dopo che il colosso dell’auto ha rivisto al rialzo l’outlook sugli utili operativi per l’intero anno.

Takata invece è crollata -13,4%, sulla scia della notizia relativa alla sanzione di $200 milioni comminata in relazione ai suoi air bag difettosi.

L’MSCI Asia Pacific Index, l’indice di riferimento delle borse asiatiche, è salito +1,2% alle 8.33 ora italiana, riportando il miglior guadagno su base giornaliera dallo scorso 23 ottobre.