Società

Attenti al nuovo golpe: è sulla Costituzione. Nasce la “Commissione dei 90”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA – La priorità politica, evidentemente, non è la legge elettorale, peccato che manchino 9 settimane e mezzo al voto o giù di li e che il Capo dello Stato stia attendendo da mesi le modifiche al “Porcellum” per sciogliere le Camere ed annunciare la data delle elezioni.

Ma per ora, in Senato, si pensa ad altro. I senatori sono in tutt’altre faccende affacendati.

Era proprio necessario dedicare la poche sedute che ci separano dalla fine della legislatura ad una bicamerale mascherata? La preoccupazione risiede nel titolo stesso dei lavori in agenda in commissione a Palazzo Madama: “Norme in materia di istituzione di un’Assemblea costituente per la revisione della II Parte della Costituzione”. Evidententemente la lezione del 27 giugno 2006 non è stata sufficiente (Referendum: Grande vittoria del NO con il 61,3%).

E invece no, la Costituzione può essere ancora oggetto di negoziazione anche a tempo scaduto. A guardare dentro quei vari ddl che giacciono i Parlamento, la riforma appare come una specie di “ammortizzatore sociale” per ex parlamentari (quelli che da marzo in poi saranno a spasso). Si perchè, saranno novanta “liberi cittadini” – la nuova Assemblea Costituente – che per almeno un anno avranno il compito di riscrivere le regole del gioco democratico. Sia ben chiaro, non devono essere parlamentari in carica, questo ufficialmente per strappare alle logiche partitiche (o quel che resta) l’architettura istituzionale della Magna Charta dell’Italia riveduta e corretta.

In senato sull’argomento apre le danze (e il paracadute) il “sempreverde” senatore Francesco Rutelli, non fiaccato nemmeno dallo scandalo “a sua insaputa” di Lusi, il tesoriere del partito rutelliano che ha rubato a man bassa. Infatti, Rutelli e’ relatore del provvedimento in cui si istituisce la nuova Commissione dei Novanta.

Che differenza rispetto all’Assemblea Costituente che diede vita alla Costituzione della Repubblica Italiana, le cui sedute si svolsero fra il 25 giugno 1946 e il 31 gennaio 1948, riuscendo a incanalare nella Carta fondamentale dello Stato i tre filoni culturali del liberalismo, del cattolicesimo e del comunismo. Adesso sono rimasti, come dire? solo i filoni. Cioe’ i furbi che pensano al seggio.

In fondo non sa nemmeno il Rutelli se gli riuscira’ il “rimbalzo del gatto morto” post elettorale, tanto che testualmente, come si legge nei resoconti parlamentari, il senatore relatore ha detto: “Il dibattito che si è svolto nell’Aula e che il collega Viespoli ha assai saggiamente riassunto (e io mi associo interamente alle sue considerazioni) oscilla, signor Presidente, tra due espressioni: è un’occasione perduta o un’opportunità aperta?”

Nel coro non poteva mancare il contributo del PD attraverso il senatore costituzionalista Ceccanti, che a suo modo ha messo fretta al Parlamento: “L’ipotesi di una lettura conforme delle due Camere entro la fine della legislatura della proposta di istituire una Commissione costituente, per avere successo, dovrebbe essere condivisa da un’ampia maggioranza parlamentare, fondata su un accordo politico immediato e coerente”. Ma chi, quelli di ABC (Alfano, Bersani, Casini) che appoggiano Monti, terrorizzati dai possibili 100 seggi che potrebbero essere assegnati nella futura legislatura ai parlamentari del Movimento 5 Stelle?

Qualcuno ha detto no, Pardi dell’IDV, ed i radicali del PD. Hanno votato contro e quindi il ddl “Norme in materia di istituzione di un’Assemblea costituente per la revisione della II Parte della Costituzione” oggi non e’ passato, per un soffio. Ma poco importa: le teste si contano (o si tagliano, come disse Bobbio).

Dall’agenda dei lavori parlamentari del Senato della Repubblica

Disegni di legge
Atto Senato n. 2563
XVI Legislatura

Norme in materia di istituzione di un’Assemblea costituente per la revisione della II Parte della Costituzione

Titolo breve: Assemblea costituente

________________________________________________________________

Classificazione TESEO

ASSEMBLEA COSTITUENTE, COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA, REVISIONE DELLA COSTITUZIONE

Relatori

Relatore alla Commissione Sen. Carlo Vizzini (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) (dato conto della nomina il 24 ottobre 2012).

Relatore di maggioranza (esterno) Sen. Francesco Rutelli (Per il Terzo Polo: ApI-FLI) nominato nella seduta ant. n. 455 del 14 novembre 2012 (proposto testo unificato).

Relatore di maggioranza (esterno) Sen. Pasquale Viespoli (CN:GS-SI-PID-IB-FI) nominato nella seduta ant. n. 455 del 14 novembre 2012 (proposto testo unificato).

Presentato il testo degli articoli il 14 novembre 2012; annuncio nella seduta pom. n. 835 del 14 novembre 2012.

_________________________________________

Successivamente allo scoop di Wall Street Italia sulla “Commissione dei 90”, Sergio Rizzo ha pubblicato venerdi’ 23 novembre un articolo richiamato in prima pagina sul Corriere della Sera.

__________________________________________

Il contenuto di questo articolo, pubblicato dal Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma — L’ultimo a rammaricarsi pubblicamente è stato Gianfranco Fini: «Abbiamo perso una grande occasione. La politica non ha capito che si doveva fare di più, per esempio con il taglio dei parlamentari». Dichiarazione di due mesi fa, quando il presidente della Camera certo ignorava l’esistenza di un’ipotesi suggestiva. Cioè che le politiche di marzo ci potrebbero regalare un numero di eletti addirittura superiore a quello attuale: 1.035 anziché 945.

Novanta poltrone in più. Non è uno scherzo. E quello che stabilisce un disegno di legge approvato a razzo dalla commissione Affari costituzionali del Senato con l’unica opposizione dell’Italia dei valori, il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo, e subito fiondato in Aula dove ieri ha rischiato di essere ratificato al volo.

Che cosa dice? Prevede semplicemente l’elezione a suffragio universale di una commissione Costituente che dovrebbe occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale. Ne dovrebbero far parte novanta persone, che non potrebbero ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale. Con il risultato inevitabile di far crescere, sia pure per un solo anno (tanto dovrebbe durare l’incarico) il numero delle poltrone.

A loro saranno affidati interventi come il taglio dei parlamentari, l’abolizione del bicameralismo perfetto, i poteri del presidente della Repubblica… Il tutto mentre nei cassetti di Palazzo Madama giacciono proposte di legge a bizzeffe sugli stessi argomenti. Sulla riduzione del numero dei parlamentari si era perfino raggiunto un accordo fra tutti i partiti: 508 deputati e 254 senatori. Poi la cosa era sfumata.

Dunque il Parlamento non riesce a tagliare il numero degli eletti, pure in presenza di un accordo, poi però riesce a istituire a tempo di record, guarda caso, una commissione di novanta membri che deve provvedere al taglio. Il disegno di legge è frutto dell’unificazione di numerose proposte variamente datate.

E destinate probabilmente a sonnecchiare fino al termine della legislatura se il leader dell’Api Francesco Rutelli, autore di una di esse e relatore insieme a Pasquale Viespoli (prima Pdl, poi Fli, quindi Responsabile), non le avesse improvvisamente rianimate chiedendo e ottenendo il primo agosto scorso la corsia preferenziale della procedura d’urgenza. Che ha però conosciuto un intoppo ieri quando è mancato il numero legale.

Se ne riparlerà la prossima settimana, e non si può escludere il moltiplicarsi dei mal di pancia, finora piuttosto isolati. Anche perché c’è la questione dei soldi. Questa commissione Costituente avrà infatti un costo che dovrà essere coperto, in parti uguali, dalla Camera e dal Senato.

E lo stipendio dei Novanta? «Il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie», hanno proposto Luciana Sbarbati e il suo collega Giampiero D’Alia. Il conto? Una ventina di milioni in un anno. Per fare una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l’articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento. Un po’ caruccio di questi tempi, no?

Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved