Società

ATTACCO SUBITO

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il cinquanta per cento degli americani è convinto che l’impresa militare per il disarmo e la cacciata di Saddam Hussein debba partire subito. Noi siamo certi che abbiano ragione.

La faccenda si sta allungando come un serpente, e avvelena il mondo. Gli ispettori hanno certificato che il disarmo totale, immediato, incondizionato non è avvenuto. Lo riconosce anche il presidente francese Jacques Chirac, mentre annuncia il suo veto. La risoluzione 1441, dopo dodici anni di tira e molla, ha fissato condizioni che il rais non ha rispettato, minacciando serie conseguenze. E quella risoluzione non nasce dalla buona volontà dell’Onu, ma dall’iniziativa di pressione militare sull’Iraq presa con coraggio e lungimiranza dagli angloamericani.

Il casus belli è la mancata distruzione degli arsenali chimici e batteriologici di Baghdad. Non è una faccenda per avvocaticchi e manovratori di assemblee, è una faccenda seria che riguarda la sicurezza globale e il futuro delle democrazie, che non sono e non dovrebbero mai mostrarsi tigri di carta. La causa profonda della guerra programmata dalla Casa Bianca e da Downing Street, che la globalizzazione mediatica ha degradato da fatto incontrovertibile a fatuo gioco dell’opinione, con effetti di generale deresponsabilizzazione, è l’offensiva del terrorismo islamico contro l’Occidente, che finora è proceduta contro due obiettivi piuttosto sensibili, Israele e gli Stati Uniti d’America.

Alla catena della solidarietà e della comprensione politica alcuni stati si sottraggono, giocando la carta di una visione minore dell’interesse nazionale. Come ha detto ieri Wolf Biermann, il poeta tedesco favorevole all’intervento, “ci sono errori che stanno al livello della storia ed errori che stanno sotto il livello della storia”. Il comportamento di Francia, Germania e Russia appartiene senz’altro alla seconda categoria politica, e ha come unico precedente la resa al militarismo tedesco delle potenze che a Monaco, nel ’38, promettevano “pace per la nostra era”. L’unico modo di rimediare a questo errore è ormai fare la guerra e vincerla.

Copyright © Il Foglio per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved