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Asia: c’è voglia di ripresa

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Bangkok – Listini asiatici in rialzo. Dopo tre settimane negative per l’azionario globale, che ha portato la valutazione di diversi titoli ai minimi dal 2009, gli investitori pesano le notizie su un rallentamento della crescita economica e tornano con maggiore interesse verso asset rischiosi. In rialzo le commodities. Apprezzamento per il dollaro australiano e neozelandese, mentre lo yen giapponese e il franco svizzero cedono terreno. Eurodollaro a $1,4325.

I mercati sembrano stabilizzarsi dopo un andamento nervoso negli ultimi giorni, scatenato dal downgrade del rating degli Stati Uniti da parte di Standard & Poor’s. I Treasuries hanno comunque mantenuto il loro status di asset rifugio e i rendimenti hanno raggiunto dei minimi record.

In giornata da segnalare i dati sul Pil del Giappone, che ha registrato -1,3% nel secondo trimestre 2011, meglio delle stime raccolte da Bloomberg (che anticipavano -2,5%). Le autorità di Tokyo si sono dette fiduciose che la ripresa è in corso, dopo che il paese è stato duramente colpito dal terremoto e dallo tsunami di marzo.

Azionario in ripresa, dopo che i sell degli ultimi giorni hanno bruciato $6,34 trilioni dai mercati (sin dal 24 luglio), con il P/E dell’indice MSCI All-Country World a 12,3, ai minimi da marzo 2009. I listini asiatici hanno raggiunto valori inferiori anche del 20% rispetto ai massimi toccati negli ultimi 18 mesi.

Asia: indice Dow Jones Asian Titans della regione in rialzo dell’2,17%. Nikkei (+1,37% in chiusura), Sydney (+2,64%), Hong Kong (+2,87%), Shanghai (+0,93%), Singapore (+1,07%). Seul chiusa per le festività.

Commodities poco variate in giornata. Wti ($85,36, -0,02%), Brent ($108,15, +0,11%), oro ($1.743,6, +0,06%), argento ($38,965, -0,38%) e rame ($4,0495, +0,93%). Gli hedge funds hanno ridotto le loro posizioni lunghe sulle commodities (scommesse che il prezzo vedrà dei rialzi) ai minimi dal novembre 2010, dell’11% nella settimana conclusasi il 9 agosto, secondo il report della Commodity Futures Trading Commission.

Valute: euro in leggero rialzo sul dollaro, a $1,4325 (+0,46%), sullo yen a 110,15 (+0,47%). USD/JPY 76,87 (-0,01%). Si segnala l’apprezzamento di dollaro australiano ($1,0435, +0,65%) e neozelandese ($0,8385, +0,64%) sulla divisa americana. Inoltre, degno di nota anche il continuo deprezzamento del franco svizzero, sul dollaro a CHF0,7979 (+1,9%), sull’euro a CHF1,1428 (2,33%).

Riguardo alla divisa nipponica, “la situazione continua ad essere instabile”, ha detto Yoshihiko Noda, ministro delle Finanze del Giappone, durante un’intervista all’emittente NHK. “Visto che il mercato dei cambi è la mia prerogativa, continuerà a monitorarlo con attenzione e a prendere contromisure se necessario”.

I futures sull’indice S&P500 vedono un rialzo di 9,5 punti (+0,81%) a 1.186,25 punti. L’andamento altalenante registrato da Wall Street la scorsa settimana non ha precedenti della storia americana, secondo quanto riporta Bloomberg. Treasuries a 10 anni poco variati, con i rendimenti a 2,2601%. La scorsa settimana i titoli a 2 e 10 anni hanno registrato un minimo record, con gli investitori alla ricerca di Treasuries per proteggersi da una possibile crisi in Europa.

“Il mercato sembra stabilizzarsi; l’azionario Usa ha chiuso in rialzo e il dato sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti era relativamente stabile, pertanto ci dirigiamo verso un periodo di maggiore appetito al rischio”, ha detto al Wall Street Journal Thomas Harr, a capo della strategia sul valutario Asia per Standard Chartered a Singapore.

“Gli investitori sembrano rassicurati dal fatto che le cose non sembrano essere così disastrose come si pensava”, ha detto a Bloomberg Stephen Halmarick, head of investment markets research per Colonial First State Global Asset Management a Sydney. “Tuttavia, i mercati devono darsi pace sul fatto che la crescita economica globale non sarà robusta come ci si aspettava in precedenza”.