Economia

Argentina: con inflazione che sfiora il 300%, introdotta banconota da 10.000 pesos

Con l’inflazione annuale che sfiora il 300% la Banca centrale argentina (Bcra) ha deciso di mettere in circolazione una nuova banconota da 10.000 pesos (10 euro circa) che diventa il biglietto di massima denominazione in circolazione. Un passo atteso da tempo per snellire l’ingombrante uso di grandi quantità di contanti dopo il crollo della valuta nazionale: il peso argentino ha perso il 95% del suo valore negli ultimi cinque anni a causa della grave crisi economica, che ha portato il tasso di inflazione annuale al 287% a marzo. L’istituzione monetaria ha annunciato anche l’introduzione a settembre di una nuova banconota da 20.000 pesos.

La nuova valuta vale 10 euro circa

L’introduzione della nuova banconota da 10.000 pesos rappresenta un vero e proprio sollievo per gli argentini costretti spesso a circolare con zaini e borse piene di contanti anche solo per andare al supermercato o pagare il conto del ristorante.

“Questa banconota – si legge in una nota della Bcra – semplificherà le transazioni tra gli utenti, renderà la logistica del sistema finanziario più efficiente e meno costosa, e consentirà di ridurre significativamente i costi di acquisizione delle banconote finite”.

Le nuove banconote, che valgono circa 10 euro circa al tasso di cambio ufficiale del Paese, sono cinque volte più preziose della precedente banconota più grande, da 2.000 pesos – che ha iniziato a circolare l’anno scorso e rimane relativamente rara – e 10 volte più preziosa della più comune banconota da 1.000 pesos.

Per stampare le nuove banconote da 10.000 pesos, il governo argentino si è affidato a banconote stampate in Cina, Brasile e Spagna, dato che l’aumento della domanda di denaro contante ha sopraffatto la zecca nazionale. Ad esempio, il numero di banconote da 1.000 pesos in circolazione è raddoppiato nell’ultimo anno, superando i 6 miliardi, secondo i dati raccolti dal quotidiano argentino La Nación.

Vale la pena ricordare che pagamenti in contanti rimangono molto popolari in Argentina: i commercianti preferiscono infatti ricevere cash in una situazione di cronica instabilità economica.

 

La politica di Milei

Alle prese con una crisi ereditata, il Presidente ultraliberista Javier Milei, entrato in carica a dicembre, ha dichiarato che la chiave per contenere l’inflazione e stabilizzare il peso è porre fine alla dipendenza dei governi precedenti dalla stampa di moneta per finanziare la spesa. Con questo obiettivo in mente, ha lanciato un’ampia manovra di austerità, interrompendo la necessità di stampare moneta per finanziare il deficit fiscale primario.

Nel mirino di Milei, i servizi pubblici e i trasporti e i programmi di welfare. Il suo governo ha svalutato il peso di oltre il 50% a dicembre, causando un’impennata dei prezzi, quindi deve dimostrare – e in fretta – che il suo piano economico sta dando i suoi frutti per mantenere la popolazione al suo fianco ed evitare disordini nelle strade.

Mentre il Paese sprofonda nella povertà (secondo un rapporto di febbraio, la povertà si attesta intorno al 60% della popolazione), ieri Milei, partecipando alla conferenza annuale del Milken Institute a Los Angeles, si è detto “convinto, senza il minimo dubbio” che l’Argentina ha tutte le condizioni per diventare “la nuova Mecca dell’Occidente”.

Il leader ultraliberista è stato uno dei relatori principali, insieme alla direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Kristalina Georgieva, al proprietario di Tesla, Space X e X, Elon Musk, e all’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton.

Parlando agli investitori globali, il presidente argentino ha chiesto di scommettere sul Paese per trasformarlo nella “Roma del 21esimo secolo”. Incolpando il peronismo e il “collettivismo” per decenni di stagnazione economica in Argentina, il capo dello Stato ha affermato che i suoi piani di riforma stanno “prendendo piede” nella nazione sudamericana.

Poi, rivolgendosi agli investitori americani, Milei ha ripetuto la sua convinzione secondo cui gli imprenditori sono “gli eroi della storia”, grazie alla loro fede nella “superiorità” della libera impresa e del capitalismo.

Tassi: tre sforbiciate da dicembre

Nel frattempo, la banca centrale continua a fare affidamento sulla stampa di moneta per pagare gli interessi della una montagna di debiti a breve termine emesse nei confronti dei creditori nazionali.

L’autorità monetaria ha inoltre tagliato il tasso di interesse di riferimento cinque volte da quando Milei è entrato in carica, passando dal 133% di dicembre ad appena il 50% – ben al di sotto dell’inflazione – al fine di scoraggiare le banche locali dal detenere tali titoli a breve termine e ripulire il proprio bilancio.