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Arabia Saudita e petrolio: grande esportatore presto importatore netto

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Riyad – Il più grande esportatore di petrolio al mondo, con una produzione di 11,2 milioni di barili al giorno, contribuisce al 13% dell’offerta mondiale dell’oro nero. Eppure se le cose non cambieranno, e in fretta, potrebbe diventare un importatore netto della risorsa già entro il 2030. È quanto sostiene l’ultima ricerca di Citigroup sul settore.

Il problema il fatto che circa un quarto della produzione viene utilizzata nel mercato interno, per produrre quasi la metà dell’elettricità necessaria al Paese ogni anno. I consumi di greggio per abitante sono dunque tra i più alti al mondo, crescono a un tasso del +8% annuo.

Questa la previsione degli analisti di Citigroup: “se i consumi di petrolio nell’Arabia Saudita dovessero crescere con domanda a piena capacità di utilizzo della corrente elettrica, il Paese potrebbe diventare importatore netto di oil già entro il 2030”.

Il petrolio venduto nel mercato interno riceve forti sussidi, con le società elettriche che possono acquistare l’oro nero tra $5 e $15 il barile, per utilizzo nelle centrali di produzione d’energia. Questo riduce gli incentivi della ricerca di risorse alternative.

Nei mercati internazionali il Brent scambia sui $116 il barile. Ecco che Heidy Rehman, analista di Citigroup, nella nota scrive: “come risultato di questi sussidi, crediamo che l’Arabia Saudita abbia perso una potenziale fonte di reddito che solo nel 2011 si aggirerebbe sui $80 miliardi”.