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ANCHE LA BCE PREOCCUPATA DELLA BOLLA IMMOBILIARE

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(WSI) – IL MATTONE TIENE IN ANSIA EUROLANDIA Il vero male dell’Europa non sta nell’inflazione, ma nelle sacche di bolla immobiliare che potrebbero estendersi all’intero continente se la Banca centrale europea non alzerà il costo del denaro. La lettura economica di Daniel Gros, ricercatore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, è quanto mai originale. E non può che approvare la stretta monetaria annunciata dal numero uno di Francoforte, Jean-Claude Trichet, per giovedì primo dicembre.

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Dottor Gros, il mandato della Bce, tuttavia, ha come primo obiettivo il contenimento del carovita.

Vero, ma le faccio osservare che lo stesso mandato prevede anche la tutela della stabilità finanziaria di Eurolandia. E in questo momento la vera minaccia è rappresentata dal mercato delle case, che in Paesi come la Spagna presenta situazioni critiche. In Giappone, un lungo periodo di tassi ai minimi storici portò prima alla deflazione e poi allo scoppio della bolla immobiliare. Questo è il grande timore di Trichet e del board della Bce: tutti a Francoforte si sono ormai resi conto che, in confronto, la crescita e l’inflazione sono problemi secondari.

Dunque il rialzo dei tassi al 2,25% sarà una mossa azzeccata.

La condivido, credo che poi la Bce adotterà un classico atteggiamento da wait and see. Vedrà la reazione dei rendimenti a medio e lungo termine, dell’inflazione e dei mercati finanziari. E si regolerà di conseguenza. Se le cose andranno per il verso giusto, e investimenti e consumi terranno botta, questa stretta monetaria potrebbe anche avere un effetto positivo. E Trichet agirà ancora sui tassi, con un altro ritocco di 25 punti base, probabilmente in primavera.

Qual è la sua previsione?

Difficile dirlo. In ogni caso ritengo che se giovedì prossimo i banchieri centrali confermeranno la propria fiducia nella ripresa economica europea, l’impatto negativo del rialzo sul breve termine sarà nullo. Basta vedere la reazione dei rendimenti decennali al recente annuncio di Trichet: sono schizzati verso l’alto ma poi hanno subito corretto.

A dire il vero la comunicazione della Banca centrale europea, ultimamente, ha lasciato un po’ a desiderare. Trichet, dopo avere annunciato il rialzo dei tassi, è stato costretto a una precipitosa puntualizzazione per fermare la speculazione dei mercati…

In effetti la recente uscita del presidente della Bce non è stata particolarmente felice. Non si scoprono le carte sulla stretta ai tassi in una conferenza stampa, come ha fatto venerdì 18 novembre. Solitamente Trichet parla di politica monetaria dopo le riunioni della Banca centrale europea. E questo ha scatenato la reazione dei mercati finanziari.

E dunque?

I casi sono due. O Trichet ha commesso un errore, considerato che il lunedì successivo aveva l’occasione di spiegare la view della Bce davanti al Parlamento europeo. Oppure ha voluto prendere in mano la situazione e forzare il colpo perché il board di Francoforte era ancora diviso sull’aumento del costo del denaro.

Torniamo agli effetti della stretta monetaria. Come reagirà l’euro?

Credo che ci sarà un effetto abbastanza limitato sul tasso di cambio. In ogni caso molto dipenderà dalla crescita del Vecchio Continente, che l’anno prossimo potrebbe avvicinare il 2 per cento. In questo caso, considerato che gli Stati Uniti rallenteranno, l’euro non perderà di certo terreno nei confronti del biglietto verde. E poi c’è la questione del deficit americano, che non è certo risolta.

In che senso?

Nel senso che non può continuare ad aumentare. Di questo passo rischiamo che arrivi al 6% e poi al 7 per cento: un limite deve esserci.

Altrimenti tutto questo rischia di influenzare pesantemente il tasso di cambio tra euro e dollaro.

A parte tutto, comunque, la Bce sembra muoversi sempre a ruota della Fed. L’ha seguita nel ribasso dei tassi e adesso nel rialzo.
Questo non lo condivido. Bce e Fed hanno mandati diversi e soprattutto hanno a che fare con economie con caratteristiche completamente differenti. Le faccio un esempio: l’espansione monetaria di Alan Greenspan ha scatenato i consumi, quella di Francoforte no. In Europa, c’è un enorme massa di liquidità presa a prestito che non si sa dove sia finita. Forse nel mercato immobiliare: e questo conferma le preoccupazioni della Bce sulla bolla.

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