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All’Europa dei falchi 80 miliardi dalla Svizzera

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Berlino – Al capezzale di Germania, Olanda, Francia, Finlandia e Austria. E’ sul nocciolo duro, i Paesi cuore dell’unione europea, che la Banca nazionale svizzera ha investito 80 miliardi di euro in titoli di Stato da inizio anno. Mentre a Francoforte non si sono ancora placate del tutto le polemiche per la strategia della Bce di acquistare Btp, Bonos, ossia governativi dei Paesi in difficoltà emerge che anche i primi della classe hanno chi li sostiene.

Basta sfogliare un rapporto di Standard & Poor’s per metterlo a fuoco. Con questa operazione simpatia la Bns ha di fatto finanziato quasi 90% dei disavanzi di bilancio dei cinque paesi core dell’Eurozona, hanno scritto gli analisti. Dal canto suo la Svizzera si trova tra incudine e martello: è senza freno il flusso di fondi che negli ultimi mesi sono stati rimpatriati tra i quattro cantoni. D’altra parte, al di là delle rassicurazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente della Bce Mario Draghi, la fuga di capitali da Italia, Grecia e Spagna, nonché il riposizionamento da parte dei grandi investitori esteri sui Paesi del club Med hanno aperto le porte a una simile mossa.

Resta il fatto che l’azione della Banca Nazionale Svizzera ha avuto come contropartita quella di creare distorsioni sull’andamento dei titoli di Stato, finendo per alimentare la corsa dello spread nell’Europa del Sud. Di questo è sicuro Simon Derrick, gestore presso BNY Mellon Simon Derreck. “Pensiamo che questa operazione di riciclaggio dell’euro stia aggravando la forbice di condizioni di mercato in cui si trovano oggi i titoli di Stato della zona euro”. “La regola d’oro per i gestori – aggiunge – è che non si deve mandare in fumo il denaro degli investitori. Ma la verità è che in questo modo hanno alimentato il crocevia per la fuga di capitali dal Sud al Nord”.