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Alert FT su banche italiane: forte esposizione al debito, stato precario

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Roma – “Il maggior rischio per la stabilità finanziaria dell’Italia è il pericoloso stato di salute del settore bancario”. E’ quanto afferma oggi nella sua Lex Column il Financial Times, facendo notare che “l’economia dell’Italia e le banche sono di fatto unite da un forte legame di dipendenza”. Di conseguenza, “non ignorate i difetti strutturali delle banche italiane”, i cui titoli sono crollati tra l’altro del 10% la scorsa settimana, scontando soprattutto la “minaccia di un downgrade sul rating del debito sovrano italiano”.

Continuando, FT afferma che la minaccia che le banche soffrono dal debito sovrano è reale. RBS Markets fa notare per esempio che le sei maggiori banche italiane hanno un’esposizione di 200 miliardi di euro, pari al 13% circa, verso il debito complessivo italiano. Ma questa notizia per il quotidiano britannico “non è nuova”, visto che “si sa molto bene che la maggior parte del debito sovrano italiano è detenuta dagli istituti domestici”.

La questione è negli effetti che questo legame di interdipendenza tra banche e debito sovrano può generare, è vero “che Unicredit e Intesa SanPaolo sono relativamente ben capitalizzate”. Tuttavia le altre banche “potrebbero soffrire”. Ubi Banca, per esempio, è riuscita a raggiungere una adesione al suo aumento di capitale per un valore di 1 miliardo di euro per il 92%; e Banca Popolare di Milano si dimostra un caso da seguire visto che, pur avendo approvato un aumento di capitale di 1,2 miliardi di euro, continua a rifiutare una riforma della sua governance chiesta, tra l’altro, dalla Banca d’Italia. Il suo titolo ha inoltre perso il 40% dagli inizi dell’anno.

In generale, il problema principale per gli istituti bancari italiani è rappresentato però “dal loro modello di crescita di lungo periodo”. Se vogliamo dirla proprio tutta, sottolinea il Ft, “l’Italia è un’economia a crescita zero e ha troppe banche di media dimensione: tali banche rischiano così di far fronte ad anni di una crescita bassa dei prestiti e di margini sotto pressione. In questo contesto, gli investitori dovrebbero sperare in una fase di consolidamento”.