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Alert da Roubini: 2013, l’anno della “tempesta perfetta”

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New York – I problemi fiscali negli Stati Uniti, il rallentamento della crescita economica cinese, il fardello del debito in Europa e l’economia stagnante del Giappone, potrebbero convergere e portare la “tempesta perfetta” nel 2013, secondo il professore della New York University, Nouriel Roubini, l’economista che predisse con largo anticipo e assoluta precisione la Grande Recessione del 2008-2009.

C’è una possibilità di uno a tre che questi fattori si combinino per impattare duramente la crescita, ha detto Roubini, riporta Bloomberg. Gli altri due possibili sviluppi sono: una crescita anemica ma ok, o uno scenario ottimista, in cui l’economia continuerà inalterata il suo percorso di sviluppo.

“Ci sono già tanti elementi di fragilità”, ha detto. “Il debito pubblico e quello privato stanno aumentando velocemente e questi problemi potrebbero esplodere già dal 2013”. L’alto tasso di disoccupazione, l’aumento dei tassi di interesse, dei prezzi degli alimentari e degli energetici e l’alterazione della supply chain giapponese a causa del terremoto, rischiano di bloccare la ripresa.

Sin dall’inizio di maggio i titoli azionari globali hanno perso più di $3,3 trilioni e secondo Roubini i mercati azionari entro la metà del 2012 inizieranno a calare per una convergenza del rischio verso il 2013.

Preoccupante la situazione del debito negli Stati Uniti, con i tassi di interesse che potrebbero registrare, come in Europa, un forte aumento legato alla possibilità di default, visto che il mercato è sempre più nervoso. Ecco perché ora assume maggiore importanza risolvere il problema del deficit, prima di una “rivolta” del mercato dei bond.

Poco rassicurante la situazione in Europa, con Roubini che consiglia una ristrutturazione del debito della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo. Rimandare il problema equivale a peggiorare la situazione, che potrebbe sfociare sempre in una ristrutturazione, ma con interventi più disordinati e che faranno più male all’economia.

Ma nemmeno la Cina sarebbe immune ai problemi. La crescita sproporzionata degli investimenti non porterebbe che a un ritorno del capitale minore e dunque la possibilità di un brusco rallentamento della crescita.

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