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Agenzie rating bocciate: parlano di crisi, ma non riescono a prevederle

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Milano – Ancora una volta la scure di Moody’s si è abbattuta sull’Europa. L’agenzia statunitense ha infatti abbassato il rating di Italia, Portogallo e Spagna. Nel mirino questa volta sono caduti anche i primi della classe, la Francia, Gran Bretagna e Austria. La Borsa, almeno ieri – perchè oggi è arrivata la scure di Moody’s contro più di 110 banche europee – ha snobbato l’ennesima stoccata dell’agenzia americana. Secondo Carmen Reinhart, senior fellow del Peterson Institute non c’è da stupirsene.

“Moody’s e il suo rivale di sempre Standard & Poor’s hanno avuto per molto tempo un ruolo preminente sui mercati dei capitali dando voti alle emissioni di debito societario di Stati e città. Hanno probabilmente accumulato un track record decente nel loro settore di competenza, anche se i critici sostengono che troppo frequentemente siano arrivati ad assegnare punteggi troppo bassi alle ai bond municipali – spiega – Al di là delle competenze maturate in questo ambito, Moody’s e S&P hanno una storia molto meno stellare”. Il riferimento è allo scandalo dei rating disastrosi assegnati prima dello scoppio della crisi dei mutui subprime.

“A quanto pare, non sono così tanto competenti, soprattutto quando si tratta di valutare rating del debito sovrano”, osserva. Non sono stati certo particolarmente brillanti nel riuscire a prevedere la crisi del debito sovrano, le crisi valutarie e crisi finanziarie, secondo un documento firmato nel 2002 dalla Reinhart. Il punto non è dire che esiste una determinata crisi, ma riuscire a prevedere che accadrà. E gli istituti non sono non sono riusciti a prevedere le varie fasi oscure dell’economia, ma spesso hanno previsto crisi che non si sono verificate.

In realtà, sulla carta le agenzie riescono meglio a prevedere le percentuali di fallimento, ma altrettanto spesso lo fanno al momento sbagliato, causando dei forti contraccolpi sulle Borse. “Così forse la cosa migliore da fare quando ci si trova a leggere un rating sul debito sovrano è meglio ignorarlo. C’è più di un segnale che oggi dice che quella è solo speculazione”.