Cresce il mercato delle locazioni residenziali in Italia nonostante l’emergenza Covid. Nel primo semestre del 2020 il 74,7% ha preso casa in affitto come scelta abitativa, con un lieve aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando la percentuale era del 71,4%.
In questa categoria però rientrano non solo coloro che scelgono volutamente l’affitto ma anche coloro che non riescono ad acquistare. Così emerge dall’ultima indagine di Tecnocasa secondo cui si è verificata una contrazione della percentuale di contatti stipulati da lavoratori che passa da 25,9% a 22,6%.
Affitto: scelta abitativa in costante aumento
Tanti lavoratori la cui azienda ha optato per lo smart working hanno deciso di non rinnovare il contratto di affitto in attesa di nuove disposizioni. Abbastanza invariata la percentuale degli studenti, molto probabilmente perché l’analisi è riferita alla prima parte dell’anno mentre questo target si muove, in genere, a settembre.
Si segnalano numerosi casi di persone che non riescono ad accedere al mercato del credito, primi fra tutti i giovani e i monoreddito. A questi ultimi si sono aggiunti coloro il cui lavoro, causa pandemia, è diventato più instabile e chi in generale ha incertezze sulla tenuta del proprio lavoro.
La città in cui è più alta la percentuale di chi affitta per motivi di lavoro è Milano anche se, rispetto ad unno fa, si registra un calo che sfiora il 10%. La motivazione è proprio il massiccio ricorso allo smart working nel capoluogo lombardo. Il calo dei canoni di locazione invece si è avvertito soprattutto nelle grandi città: -0,2% per i monolocali, -0,9% per i bilocali e i trilocali.
I ribassi più importanti si sono avuti a Milano, Bologna e Roma, le metropoli che più di tutte le altre hanno sofferto per il calo dei flussi turistici, degli studenti e dei lavoratori fuori sede.
Le soluzioni maggiormente affittate
L’analisi di Tecnocasa evidenzia una maggiore facilità di affitto per le soluzioni di “qualità”, ben arredate, posizionate in zone servite e luminose ed i proprietari stanno recependo queste istanze addivenendo ad un’offerta abitativa in miglioramento.
In merito infine alla tipologia contrattuale, nella prima parte del 2020 si segnala una contrazione di quelli a canone libero (in un anno da 55,1% a 52,0%) ed un aumento del concordato (da 29,5% a 31,4%) e del contratto transitorio che passa da 15,4% a 16,6%. Il contratto a canone concordato, in particolare, conclude l’indagine, visti i canoni calmierati, potrebbe rivelarsi una buona soluzione per inquilini timorosi degli effetti del lockdown.