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Acquisti più rapidi su smartphone con carta di credito Google

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Roma – Gli schermi degli smartphone oggi consentono di acquistare online con facilità, sia grazie agli accordi tra big e venditori per la specifica “vendita mobile” tramite specifiche App, sia grazie ai siti di ecommerce che ormai prevedono sempre più spesso versioni mobile. Il problema si presenta all’atto del pagamento, ossia una litania da intonare per inserire i dati per pagare: nome, cognome, data di nascita, residenza, indirizzo di recapito, indirizzo di fatturazione, email, telefono, numero carta di credito, codice di sicurezza, data di scadenza, conferma importo. Google lo ha capito, si è accorto che il 97 per cento dei “carrelli” da mobile viene abbandonato proprio per questa ragione, e allora voilà: c’è Google Wallet, anche mobile.

Si tratta, com’è intuibile, di una estensione di Google Wallet di cui, però, in queste ore Google ha svelato la disponibilità al mondo mobile e ai siti “attrezzati”. Una volta eseguito un e-acquisto sul piccolo schermo, basterà inserire nome utente e password di Google et voilà, il pagamento è fatto.

Basterà che i siti interessati all’ecommerce mobile aggiungano il pulsante “Acquista con Google Wallet”. Google spiega che, per i venditori, si tratta di implementare un meccanismo simile a quello di PayPal.

Per gli acquirenti, invece, a casa e con comodo si può inserire nel proprio account Google Wallet tutto quanto occorre, dai dati delle carte agli indirizzi. Le carte, tra l’altro, possono essere anche più d’una e le si potrà scegliere all’atto dell’acquisto.

L’unica cosa che, al momento, ostacola il suo impiego è il fatto che gli esercenti attrezzati in questa direzione sono ancora pochi ma, come insegna la storia, è una circostanza destinata a cambiare rapidamente: basterà già il rapporto sulla trimestrale di qualche grosso paperone subito dopo l’introduzione del nuovo sistema di pagamento e gli altri faranno la fila per adeguarsi alla svelta e non perdere vantaggio competitivo.

Tra l’altro, è anche da tener presente che, mentre Google Wallet può alimentare senza problemi un pagamento via NFC, dato che tale funzione oggi non è sfruttabile dagli iPhone e dato che questi ultimi rappresentano, nel solo mercato USA, il 40 per cento del fatturato di vendita di Apple, Google ha pensato bene che occorreva qualcosa in grado di bypassare il più possibile l’assenza di NFC dal Melafonino.

Ciò che, se mai, può preoccupare è l’aspetto privacy: adottare questo sistema significa consegnare a Google – si voglia o no – ulteriori e precisissimi dati molto interessanti sulle nostre inclinazioni commerciali, le nostre tendenze, le nostre abitudini d’acquisto e preferenze, gli esercizi che più ci aggradano, cosa facciamo e dove andiamo dopo aver concluso l’acquisto, cosa avevamo acquistato prima e cosa acquisteremo dopo, quali siti abbiamo consultato prima di acquistare e quali consultiamo dopo, quanto spendiamo in media e in dettaglio, da chi spendiamo e ogni quanto tempo, quanto spendiamo in un mese, in un anno, eccetera.

La lista appena elencata può aver fatto sorridere qualcuno, ammiccare qualcun altro e fatto sbuffare altri ancora: “ecco il solito pizzoso”. Eh, sì, tanto della privacy oggi non importa nulla a nessuno, Mark Zuckerberg ha fatto scuola e la maggior parte delle persone c’è cascata con tutte le scarpe, si dice. Infatti, nessuno insisterà sul tema. Quel che non si può chiedere è di non ricordarlo: anche chi ci tiene alla privacy ha i suoi diritti e deve essere informato su cosa comporta l’adozione di questi sistemi.

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