Società

A qualcuno (liberale?) non piacciono né Grillo né Travaglio

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Abbiamo ricevuto da Enzo Marzo, direttore della rivista Critica Liberale, questa Opinione, che pubblichiamo pur essendo Wall Street Italia in totale disaccordo con la tesi di fondo, sia su Grillo che su Travaglio. Per quale motivo pubblichiamo, allora? Perche’ e’ importante “non smettere mai di capire”.

Commovente la difesa di Grillo scritta da Travaglio sul “Fatto” in un editoriale intitolato “Il bue, il grillo”. La Consorteria degli antiberlusconiani di professione, il ducetto del qualunquismo italiano, lo hanno fatto nascere, lo hanno invitato alle loro manifestazioni, gli hanno dato credito e lo hanno accreditato.

Eppure sarebbe bastata una conoscenza della politica appena appena meno grossolana e primitiva per accorgersi al volo che si stavano coccolando un disinvolto totalitario e che gli stavano regalando una bella fetta dell’elettorato di sinistra.

Come si fa a sostenere le fortissime ragioni politiche contro l’antidemocraticità del nostro sistema e contemporaneamente a proteggere un dittatorello che copia da Berlusconi sia la “personalizzazione” della politica sia tutti i temi dell'”antipolitica” tipici da sempre della destra più ignorante? Tutto questo assomiglia maledettamente alla tolleranza riservata per puro opportunismo da troppi ambienti dei Ds-Pd alle frasi eversive di Bossi, giustificate con disinvoltura come “paradossi” e “battute”. Invece la talpa scavava scavava.

Purtroppo anche le scelte politiche della Consorteria sono state sempre disastrose e masochistiche. Adesso predica persino uno scontro elettorale, sicuramente trionfale, tra un Monti regalato alla destra e un minestrone No-tav, Grillo e preti col sigaro.

Ora alcuni, su Grillo, ci stanno ripensando, altri, i più duri di comprendonio o forse i piu destrorsi, continuano a difenderlo. Certo, Travaglio ci confida che Grillo non gli piace quando fa l’euroscettico, quando difende gli evasori fiscali, quando fa d’ogni erba un fascio, quando tocca l’amato Caselli. Potrebbe aggiungere: quando corteggia la Lega e le fa concorrenza in razzismo.

Ma per Travaglio queste sono trascurabili minutaglie. Coinvolgono soltanto tutta la nostra politica estera, tutta la nostra politica economica, la politica dell’informazione, la politica dell’ordine pubblico, la politica dell’accoglienza. Così l’infamità grillesca sulla mafia è spiegata da Travaglio come una sortita di uno che “non rinuncia al gusto della battuta e del paradosso”. Esattamente come un Berlusconi di serie b. Senza dimenticare, però, Lunardi e Dell’Utri.

Cosa non si farebbe per qualche lettore in più da conservare nel qualunquismo di massa.