NEW YORK (WSI) – Il referendum costituzionale in Italia è più importante del voto sulla Brexit. A dirlo il Wall Street Journal che accende i riflettori sull’Italia insieme ad altri autorevoli quotidiani internazionali, dal New York Times al Financial Times passando per lo spagnolo El Pais che ha definito il nostro paese il nuovo “malato d’Europa che potrebbe trascinare il Continente in una ricaduta della crisi”.
Ma perchè l’Italia è così presa di mira? A preoccupare i dati sull’economia tricolore che non crescono come quelli dell’eurozona, con una disoccupazione giovanile che segna un 36,5% contro la media europea del 20,8%. E in questo contesto il referendum costituzionale è “vitale, probabilmente più di Brexit” dice il WSJ.
“I mercati sono concentrati sulla posta in gioco politica del referendum, ma il vero costo per l’Italia sarebbe che l’economia resterebbe inchiodata nella sua stagnazione di lungo termine, rendendo più difficile la soluzione di tanti problemi: dal debito pubblico alle sofferenze bancarie”.
Mentre il New York Times individua quattro possibili scenari che potrebbero delinearsi all’indomani del referendum di cui ben 3 su quattro sono a sfavore del premier, il Financial Times dedica un intero editoriale a Matteo Renzi che – secondo il quotidiano – “deve lanciare un’offensiva per lo stimolo”.
“E’ un errore di Renzi l’aver personalizzato il referendum (…) molti italiani coglieranno l’occasione per votare contro un governo sempre più impopolare (…) Matteo Renzi deve ottenere libertà di manovra dall’Unione europea”.
A questa analisi si aggiunge quella di Morgan Stanley che per ribadire il peso vitale che ha il referendum sul destino del premier e dell’Italia intera ha ribattezzato la consultazione referendaria d’autunno il “Renzirendum”. Morgan Stanley tifa per il premier e azzarda un suggerimento:
“Il premier Renzi dovrebbe trasformare il referendum in un problema per il futuro in Italia, convincere almeno un altro grande partito a sostenere la riforma, e migliorare notevolmente la sua popolarità”.
Così scrivono in una nota diffusa ieri i broker americani secondo cui ad essere determinanti saranno gli indecisi, la cui percentuale è a oggi altissima.