Società

4 METODI
PER INVESTIRE
(MA NESSUNO
E’ PERFETTO)

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(WSI) – E’ ben noto che per effettuare investimenti in borsa si possono seguire diversi metodi.
Il primo è quello di investire sulla base di voci, di dicerie, di notizie più o meno confidenziali. Questo metodo è quello meno raccomandabile, salvo che ci si riferisca ad informazioni certe e non a disposizione di altri investitori: quest’ultimo caso configura, tuttavia, “insider trading”, una ben precisa fattispecie di reato. Infatti, chi investe danaro in questo modo compie una violenza nei confronti del mercato, cioè un “market abuse”, danneggiando coloro che, non disponendo delle stesse informazioni, hanno venduto i titoli acquistati dall’ “insider”. Quando, invece, l’investitore opera sulla base di voci e dicerie, ma non dispone di certezze, si troverà molto spesso ad effettuare acquisti a prezzi elevati e a subire le conseguenze negative di informazioni non attendibili.

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“Gli operatori di borsa sarebbero tutti ricchi se non seguissero le voci e le dicerie”, diceva giustamente un economista che di borsa se ne intendeva, J.M. Keynes.

Sgombrato, quindi, il campo dal primo metodo perché o illegale o suscettibile di provocare veri e propri disastri, vediamo gli altri.

Il secondo metodo è basato sullo studio approfondito dei fondamentali delle società quotate. E’ detto anche studio del valore e, cioè, della differenza fra il valore intrinseco di una azienda in termini di ricavi, utili prima delle imposte, ebitda, EVA, progetti di crescita etc. e il prezzo corrente di borsa.
L’investitore che segue questo metodo riconosce di non essere capace di prevedere l’andamento del mercato nel suo complesso. Il suo credo è: acquista azioni di società sane e con prospettive interessanti dal punto di vista del prodotto, della struttura finanziaria dell’impresa, del marketing, degli utili e dei dividendi e del management che la dirige. Il padre di questo “value investing” è stato Benjamin Graham che ha dedicato ad esso il volume “The intelligent investor”, uno dei testi sacri per chiunque intenda avvicinarsi alla borsa.

Il terzo metodo da considerare è quello dell’analisi tecnica o quantitativa. Esso affronta il problema di investire da un angolo di visuale completamente diverso. Non si interessa molto di che cosa comprare, ma di quando comprare e di quando vendere. Alla base dell’analisi quantitativa vi è l’idea, suffragata da ricerche in campo medicoscientifico, che le opinioni e le decisioni in materia di investimenti sono il frutto della parte emozionale, e non razionale, del cervello e, in particolare, sono connesse con “l’istinto di gregge”, per cui ogni singolo investitore crede di muoversi liberamente, ma in realtà segue la direzione del gruppo, solo perché il gruppo va in quella direzione.

Per questo motivo i movimenti dei prezzi sono casuali e, tuttavia, creano delle configurazioni (patterns) assai precise, che possono essere identificate o con strumenti elementari come i grafici (analisi tecnica in senso stretto) o con altri strumenti matematici anche molto sofisticati. Questi ultimi possono essere usati in molte combinazioni, in base alle preferenze dell’analista, o addirittura possono dare luogo ad un corpus dottrinario, ad una scuola di pensiero come quella fondata da Charles Dow o da R. N. Elliott e dal suo allievo R. Prechter. L’idea di fondo dell’analisi tecnica è quella che, allorché una tendenza si mette in moto, essa continuerà nella stessa direzione fino al punto di capovolgimento, per cui si tratta di identificare o “leggere il mercato” per cogliere questo punto di inversione.

Il quarto metodo è quello di usare una combinazione di elementi fondamentali ed elementi tecnici.

Data la diversità di questi approcci è fatale che gli analisti di borsa presentino valutazioni anche assai diverse fra loro quando vengono chiamati a fornire il loro parere sui mercati azionari.

Può essere opportuno a questo punto presentare l’opinione di uno dei “grandi sacerdoti” dell’analisi tecnica: Robert Prechter.
Secondo Prechter l’attuale situazione delle borse occidentali è chiarissima. Ci troviamo nella fase finale di una correzione dei prezzi verso l’alto di una tendenza di fondo ribassista manifestatasi dal marzo 2000 al marzo 2003.

Questa correzione verso l’alto sta facendo due picchi: l’uno già toccato il 4 marzo 2005 e l’altro che si è concluso all’inizio di agosto di quest’anno. Prechter dispone di notevoli credenziali per avere ancora una volta ragione.
Quel che è certo è che questa correzione verso l’alto ha ricreato un clima di ottimismo ed entusiasmo fra gli investitori, non dissimile da quello che si respirava in borsa durante la fase terminale del Toro alla fine degli anni ’90 e nella primavera del 2000. Alcune avventate operazioni speculative sulla borsa di Milano e di cui i media hanno trattato ampiamente paiono confermare questa opinione.

Non dimentichiamo quanto disse una volta il premio Nobel dell’economia, Paul Samuelson: “E’ profondamente giusto che gli schiocchi e il loro danaro qualche volta vengano separati”.

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