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Wall Street, calo di questo titolo immobiliare deve preoccupare

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Nonostante le spese al consumo da record e gli enormi benefici che ha il potenziale di portare la riforma fiscale Usa, il mercato immobiliare americano nel suo complesso sembra giunto a un vicolo cieco. L’industria del mattone sembra aver dimenticato come si cresce e questo nonostante le condizioni propizie circostanti. L’andamento di Home Depot in Borsa potrebbe nascondere problemi ben più gravi di un semplice piccolo rallentamento dei consumi e o di un ripiegamento fisiologico degli affari nel real estate.

Uno dei titoli prediletti dai trader di Wall Street ha incominciato a dare segni di cedimento nelle ultime sedute. Dopo un balzo impressionante negli ultimi nove anni di fase rialzista, qualcosa ha iniziato a incrinarsi. E così una delle aziende più affidabili quando si tratta di performance e investimenti in Borsa è invece quella che potrebbe segnalare guai in vista.

Tutti parlano del rischio che si stia formando una bolla – ancora una volta, a quanto pare – nel settore dei tecnologici, visto il crescente appeal per i cosiddetti FAANG, ma forse è quello dei consumi che potrebbe rivelarsi fatale. Dal 2008 i titoli di Home Depot (oggi in rialzo dell’1% circa) hanno guadagnato quasi il 600%, decisamente di più del +110% che è stato in grado di incamerare l’indice S&P nello stesso arco di tempo.

Il fatturato di Home Depot è salito costantemente, da 71 miliardi di dollari dieci anni fa è passato a circa $100 miliardi nell’esercizio fiscale in corso. È aumentato anche il premio per gli azionisti, con il dividendo che è balzato da 90 centesimi un decennio fa a $4,12 per azione quest’anno. La prova è di spessore, specialmente se si tiene conto che la catena di negozi di prodotti per la casa ha dovuto fare i conti con una crisi immobiliare circa dieci anni fa e con il boom dell’e-commerce, la cui concorrenza spietata sta mettendo in ginocchio una marea di imprese attive nel comparto retail, quelle specializzate in abbigliamento e giocattoli su tutte.

Ultimamente però qualcosa ha incominciato a vacillare. Il titolo è in seria difficoltà: ha perso il -13% dai massimi di gennaio e il trend non si può spiegare soltanto con il balzo della volatilità e con il crash di inizio febbraio sebbene il calo in Borsa sia continuato nonostante una trimestrale convincente. Se così fosse, con l’ultima trimestrale societaria convincente, i rialzisti sarebbero tornati alla carica (sebbene il rapporto tra prezzo e utili sia alto rispetto alla media, poco sotto il 18 contro il 14 per esempio del rivale Lowe’s).

Home Depot: il “canarino nella miniera di carbone”

Sembra che ci potrebbero essere problemi strutturali più ampi per tutto il settore dei consumi. Le vendite al dettaglio sono in calo quest’anno e lo sono da tre mesi di fila, come hanno certificato gli ultimi dati negli Stati Uniti, e a preoccupare è soprattutto i fatto che gli indici di fiducia dei consumatori sono alle stelle. I piani di taglio massiccio alle tasse varati a dicembre avrebbero dovuto spingere i consumatori americani – le cui spese contano per due terzi dell’economia – a mettere mano ai loro portafogli e invece così non è stato.

Ecco allora che tutti gli investitori, secondo l’editorialista di Marketwatch Jeff Reeves, dovrebbero osservare con attenzione l’andamento del gruppo, perché potrebbe essere un campanello di allarme per l’industria dei consumi e per il mercato più in generale. Dal momento che Home Depot opera quasi esclusivamente negli Usa ci sarebbe aspettati un rialzo maggiore e più duraturo dei titoli in Borsa dopo il varo della maxi riforma del fisco voluta da Donald Trump.

Invece dopo un balzo del 25% durato otto settimane, da metà novembre a metà gennaio, le azioni hanno perso slancio e ora sono in difficoltà. Dal punto di vista macro, poi, ci sono segnali di una possibile crisi immobiliare. I prezzi rimangono robusti, ma è quasi esclusivamente possibile grazie all’offerta storicamente molto bassa. Il numero di case esistenti sul mercato a fine 2017 è calato dell’11% ad appena 1,48 milioni di unità su scala nazionale, il numero più basso da quando la National Association of Realtors ha iniziato a tenere traccia delle serie storiche.

È una cattiva particolarmente negativa per Home Depot, che vende al dettaglio prodotti per la casa, ma anche per il mercato immobiliare nel suo complesso: le case esistenti rappresentano infatti il 90% circa delle operazioni di compravendita negli Stati Uniti.

Citando una crescita economica organica, un dollaro debole e gli effetti della riforma del fisco, l’analista Sam Stovall, chief investment strategist di CFRA, ha appena alzato il suo prezzo obiettivo sull’indice S&P 500 da 2.800 punti a quota 3.000. Malgrado la mancanza di alternative valide alla Borsa in un contesto di incremento del costo del denaro inevitabile, a partire dagli Stati Uniti, se il mercato immobiliare entrerà in una crisi vera, difficilmente Wall Street potrà essere risparmiata.