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Sondaggi Italia: niente maggioranza, verso ennesimo governo non eletto

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Gli ultimi sondaggi parlano chiaro: alla luce della nuova legge elettorale e a giudicare dalle intenzioni di voto dei cittadini in un paese spaccato in tre/quattro fazioni principali, è quasi impossibile che dopo lo spoglio delle urne, il 5 marzo, l’Italia si troverà con formazioni politiche con i numeri in grado di governare.

Guardando al numero dei seggi che i partiti e coalizioni in campo saranno in grado di aggiudicarsi alle elezioni del prossimo 4 marzo, si scopre che nemmeno provando a immaginare coalizioni forzate si arriverebbe a una maggioranza parlamentare tale da assicurare stabilità e governabilità alla terza economica dell’area euro. Significa che ci si dovrà rassegnare a due scenari: nuove elezioni modificando la legge elettorale o l’ennesimo governo di tecnici che non è stato eletto dai cittadini.

Le simulazioni del voto alla Camera riportate dal sondaggista Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera danno 158 seggi al MoVimento 5 Stelle, ne assegnano 151 al Pd e 281 all’area del centro destra (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia). Il gruppo centrista Alternativa popolare al momento non raggiunge la soglia di sbarramento e pertanto non è stata considerata nelle considerazioni posto voto come alleata del PD perché non participerebbe alle trattative.

I calcoli si basano sulle intenzioni di voto già pubblicate sul quotidiano domenica scorsa, che indicavano un calo del Pd, soltanto in parte compensato dalla crescita delle forze alleate, una lieve contrazione del MoVimento 5 Stelle, l’ala sinistra stabile al 6,6% e un centrodestra complessivamente accreditato del 36% dei voti validi, una percentuale comunque insufficiente a governare (servirebbe il 40%).

Nei giorni scorsi ha preso piede nell’opinione dei cittadini la convinzione che alla fine gli ex premier Matteo Renzi (PD) e Silvio Berlusconi (FI) possano trovare un accordo per un inciucio posto voto: se questi numeri dovessero venire confermati nel voto primaverile, tuttavia, i due non avrebbero seggi a sufficiente per garantirsi una maggioranza.

I calcoli sono semplici e li spiega Pagnoncelli: “Per avere la maggioranza alla Camera occorrono 316 deputati. La coalizione (o la forza politica) che ottiene il 40% si porta circa 160 deputati dalla quota proporzionale. Per arrivare alla maggioranza occorrono ancora 156 deputati. Che corrispondono a circa il 68% dei deputati eletti con il sistema uninominale (231, escludendo la Valle d’Aosta). Infine va notato che i conflitti degli ultimi giorni e le polemiche sempre più marcate tra Salvini e Berlusconi non giovano alla coalizione. Certo quello del centrodestra è un elettorato che più facilmente degli altri si «cumula», superando differenze anche importanti. Ma le divisioni interne possono allontanare più di un elettore“.

L’unica maggioranza teoricamente possibile sarebbe tra il MoVimento 5 Stelle e il PD, ma si parla di fantapolitica. È impossibile pensare che Di Maio e i suoi scendano a patti con una formazione che, dagli scranni dell’opposizione, hanno criticato a lungo quando erano al governo. E non è pensabile che il PD scarichi Matteo Renzi per poter trovare un’intesa con i ‘nemici giurati’ pentastellati.

Le larghe intese tra i due partiti più moderati in lizza, PD e FI, avrebbero politicamente senso, ma contrariamente a quanto si è possa pensare le due forze politiche non avrebbero i numeri per governare. Per poter fare stime esatte, osserva il sondaggista, “bisognerebbe sapere quanti deputati uninominali eleggerebbe Forza Italia”, ma “anche ammettendo che ne ottenesse la metà di quelli guadagnati dal centrodestra, non sarebbero comunque sufficienti. La somma finale infatti darebbe 286 deputati, non abbastanza”.

“Lo stesso o quasi avverrebbe per un’ipotetica coalizione definita «antisistema», composta da M5S, Lega e Fratelli d’Italia. In questo caso, sempre assegnando a queste due forza metà dei seggi uninominali del centrodestra, si arriverebbe a un totale di 304 seggi. Più vicini, ma ancora insufficienti”. Anche il gruppo di sinistra guidato dall’attuale presidente del Senato Pietro Grasso e il M5S insieme non arriverebbero alla soglia fatidica.

In sintesi, allo stato dell’arte, finché il 4o% diventa una chimera irraggiungibile e a meno che non si assista a quella che Pagnoncelli definisce “una crescita sensazionale di una delle formazioni in campo o di schemi di alleanze che la nostra fantasia non riesce a prevedere”, sembra proprio che dal voto l’Italia uscirà con un governo privo di maggioranza in Parlamento.