Economia

Renzi fa dietrofront: Ape social con 30 anni di contributi

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ROMA (WSI) – Si è appena tenuto l’incontro tra Governo e sindacati in tema di pensioni e a fornire le prime indiscrezioni all’Ansa è Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.

Il capitolo più scottante è quello che riguarda l’Ape, l’anticipo pensionistico che si distinguerà in tre categorie: volontaria, social e aziendale. Quella social in particolare è stata pensata per disoccupati, disabili e alcune categorie di lavoratori impegnati in attività faticose purchè con reddito sotto i 1350 euro lordi.

In quest’ultima categoria di lavoratori, precisa Proietti, saranno inclusi anche macchinisti e autisti di mezzi pesanti, ma anche operai edili, alcuni infermieri e le maestre.

L’Ape social sarà erogabile solo a chi ha maturato una certa anzianità contributiva: 30 anni per disoccupati, disabili o parenti di primo grado conviventi di disabili e 36 per lavoratori gravosi. I sindacati però non ci stanno e hanno chiesto di ridurre questa anzianità contributiva.

“Il governo Renzi si rimangia la parola: 30 anni di contributi invece di 20 per Ape social. Gli antibiotici a Matteo Renzi non fanno effetto”.

Così scrive la Cgil in un tweet, dopo l’incontro a Palazzo Chigi.  

Per quanto riguarda l’Ape volontaria, la rata di restituzione del prestito la banca sarà pari a circa 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo sulla pensione. Il governo inoltre stanzierà delle risorse per questa misura considerando che il 4,5% annuo non copre il costo degli interessi dell’assicurazione e di una parte del capitale del prestito pensionistico.

Infine una novità per i lavoratori precoci, ossia coloro che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l’Ape social (lavoratori edili, maestre d’infanzia, alcune categorie di infermieri, etc): potranno andare in pensione anticipata con 41 anni di anzianità contributi.

“E’ importante che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione (…) Il governo ha anche confermato l’intenzione di togliere la penalizzazione (che sarebbe dovuta tornare nel 2019) per chi va in pensione prima dei 62 anni”.