Economia

Pop Vicenza, commissione d’inchiesta rivela elenco dei debitori

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Passando dai fidi a Parnasi fino al ruolo di Rosi (Banca Etruria), il Corriere della Sera ha cercato di mettere ordine le società ed entità maggiormente esposte alle linee creditizie della banca, che con i loro debiti non restituiti o pagati in ritardo hanno indirettamente contribuito al crac della Banca Popolare di Vicenza.

Tra i nomi delle centinaia di debitori della banca veneta guidata in precedenza da Zonin compaiono imprenditori nel settore delle costruzioni e della moda, società di ex calciatori e anche dell’ex presidente di Banca Etruria. “Destinatari di generosi finanziamenti mai restituiti che hanno contribuito al crac dell’istituto di credito: si va dal gruppo Mariella Burani all’Hotel Dolomiti, dalla Ginori Real Estate a Luca Parnasi, il costruttore romano che si è aggiudicato l’appalto per il nuovo stadio della Roma”.

L’elenco viene pubblicato dal quotidiano in un momento critico per il settore bancario italiano. Mentre da una parte è in corso un braccio di ferro tra Parlamento europeo e Bce su una stretta sui crediti deteriorati delle banche, che pesano ancora molto sui bilanci degli istituti italiani, nonostante la recente tendenza in calo dell’ammontare iscritto in portafoglio, come certifica l’ultimo rapporto dell’ABI.

Intanto dopo essersi concentrata sulle banche venete (Pop Vicenza e Veneto Banca), la commissione d’inchiesta parlamentare guidata da Pier Ferdinando Casini ha aperto il secondo capitolo dell’indagine, dedicato a MPS con la convocazione dei magistrati che si sono occupati delle inchieste.

L’organismo bicamerale ha chiesto e ottenuto la lista completa di personaggi e aziende che hanno ricevuto denaro, per dimostrare in che modo sia stata gestita Pop Vicenza, come si sia potuta gonfiare fino a superare i 5 miliardi e mezzo di euro la percentuale di crediti deteriorati iscritti a bilancio e come si sia potuti arrivare a più di 4 miliardi di euro di “inadempienze”. L’obiettivo della commissione d’inchiesta è anche rilevare eventuali omissioni o leggerezze degli organi di Vigilanza.

Pop Vicenza: lusso e moda

La Mariella Burani Fashion Group ha una “sofferenza” di 7 milioni e 600mila euro. Ben più alta quella della Vimet, colosso nel campo della gioielleria con oltre 43 milioni di euro fallita pochi mesi fa. Una storia paradossale se si pensa che tra le cause del dissesto – oltre alla crisi del mercato orafo – nella sentenza si parla degli investimenti in azioni e obbligazioni di Veneto Banca e Pop Vicenza «per un controvalore complessivo di circa 30 milioni”, ma dopo il crac l’azienda ha assistito “a un quasi completo azzeramento delle somme investite“.

Pop Vicenza: calcio e gli immobili

Tra le società inadempienti c’è la Champions Re – fondata da campioni di calcio come l’ex giocatore della Juventus e della Nazionale Vincenzo Iaquinta e Sebastian Giovinco e Nicola Amoruso. Tra questi figura anche Matteo Guardalben, che registra un’esposizione ben oltre i 23 milioni e mezzo di euro. Alta è anche l’inadempienza di Luca Parnasi con 16 milioni e 400mila euro. Si tratta del costruttore romano che si è impegnato a costruire nella zona delle Capannelle lo stadio della Roma. Ai primi posti della classifica dei soggetti maggiormente indebitati c’è la Monte Mare Grado dell’ex presidente del Palermo Maurizio Zamparini, insolvente per 57 milioni e 800 mila euro. Il prestito si riferisce a un progetto immobiliare al quale rinunciò nel 2013.

Gli affari di Banca Etruria

Tra i finanziamenti concessi da Pop Vicenza, due balzano all’attenzione perché riguardano società collegate anche al crac di Banca Etruria. Si tratta di Etruria Investimenti e della Sant’Angelo Outlet. La prima ha provocato una sofferenza di 7 milioni e 200mila euro, l’altra ha un’inadempienza di oltre 12 milioni di euro. Nel gennaio 2016, su ordine della procura di Arezzo, la guardia di Finanza ha perquisito numerose società che avrebbero ottenuto fidi in conflitto di interessi perché riconducibili all’ex presidente di Etruria Lorenzo Rosi e all’ex consigliere Luciano Nataloni. Nella lista delle aziende c’erano proprio Etruria Investimenti e Sant’Angelo Outlet entrambe destinatarie di finanziamenti senza le garanzie necessarie. A legare tutte queste aziende è la Castelnuovese di cui Rosi è stato presidente fino a luglio 2014. È stato infatti accertato che proprio quella ditta ha costruito a Pescara l’outlet Città Sant’Angelo, destinatario di un ulteriore finanziamento. Un fido che risulta «incagliato».

La lista delle 100 ditte è aperta dalla Nsfi srl con una sofferenza da 62 milioni e 500mila euro. La società che in passato, quando si chiamava Lujan, era controllata da Alfio Marchini sostiene di essere parte lesa in questa vicenda, avendo subito una perdita con le azioni della banca per oltre il 60% dell’importo erogato. L’avvocato dell’ingegner Marchini riferisce infatti che “fino al momento all’azzeramento delle azioni di Pop Vicenza la società ha sempre regolarmente pagato gli interessi per ben otto milioni di euro”.

Presente nell’elenco anche la Tirrenia, con una sofferenza di 16 milioni di euro; l’Hotel Dolomiti di Cortina, per 19 milioni di insolvenza; Sorgente Group che ha affari immobiliari in tutto il mondo dagli Emirati Arabi a New York, passando per il Lussemburgo e il Brasile e ha una sofferenza di oltre 26 milioni di euro.

L’inefficacia e i buchi nei controlli

In una lettera del 2 ottobre 2009 che ha per oggetto la «Richiesta di collaborazione ai sensi dell’articolo 4 del Testo unico della finanza», la commissione Borsa della Consob chiede a Bankitalia chiarimenti sulla situazione patrimoniale di Pop Vicenza. L’istituto di credito ha infatti comunicato l’imminente emissione di obbligazioni per quasi 366 milioni di euro e dunque si cerca di capire se ci siano ostacoli.

Nella lettera, si legge, “si chiede di voler fornire con la consueta cortesia e sollecitudine ogni elemento che venga considerato utile ai fini dell’istruttoria della scrivente divisione e segnalare eventuali profili di criticità con riferimento all’operazione in esame complessivamente considerata”. Bankitalia dice di aver risposto il 27 ottobre.

Questi sono i numeri e i dettagli emersi, che  ora non rimane che aspettare di sapere quali saranno le conclusioni che trarrà la Commissione d’inchiesta parlamentare.