Economia

Panama Papers, per banchiere talpa un complotto della CIA

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ROMA (WSI)  – Vladimir Putin potrebbe aver ragione: il caso Panama Papers potrebbe davvero essere frutto di un complotto, orchestrato dalla CIA. A sollevare i dubbi su chi sia stata la vera talpa che ha mascherato l’evasione fiscale perpetrata su scala planetaria è Bradley Birkenfeld, egli stesso una talpa. Anzi, forse LA talpa.

Sì, perchè Birkenfeld, cittadino americano, ex banchiere di UBS in Svizzera, informò il governo degli Stati Uniti sui molteplici casi di evasione fiscale di americani che avevano conti segreti proprio presso la banca elvetica. Le sue rivelazioni portarono il governo degli Stati Uniti a lanciare un’indagine per frode contro la banca e contro altre banche che avevano consentito a cittadini americani di evadere il fisco.

Fu tutto per merito di Birkenfeld se alla fine il dipartimento di Giustizia Usa, nel febbraio del 2009, annunciò che UBS avrebbe pagato una multa di $780 milioni e reso note alcune informazioni precedentemente riservate sui suoi clienti evasori americani. C’è da dire che Birkenfeld, la talpa numero uno del mondo della finanza attuale, ricevette sì un premio da $104 milioni dal Fisco americano ma solo dopo essere stato dietro le sbarre, in quanto considerato lui stesso colpevole di aver favorito uno dei suoi clienti.

Ora, in un’intervista esclusiva rilasciata alla Cnbc da Monaco, Birkenfeld affronta il tema dei Panama Papers, gli 11 milioni di documenti che sono stati rubati dallo studio legale panamense Mossack Fonseca. C’è più di qualcosa che non torna alla talpa numero uno della finanza, che non risulta compiaciuta del lavoro svolto dall’altra talpa sua presunta collega. E questo perchè, a suo avviso, ad accedere a quei documenti è stata la CIA.

“Sono sicuro che dietro tutto questo ci sia la CIA”. E spiega: “Lo stesso fatto che tutti questi nomi che sono saltati fuori sono paesi nemici ufficiali o non ufficiali degli Stati Uniti, come la Russia, la Cina, il Pakistan, l’Argentina e non c’è nessun nome americano. Com’è possibile? Detto francamente, la mia impressione è che questa sia opera di una agenzia di intelligence”.

Bradley Birkenfeld, a former UBS banker, speaks during an interview at Schuylkill County Federal Correctional Institution in Minersville, Pa., on Tuesday, April 27, 2009.

All’osservazione del giornalista, che gli fa notare che nella lista appare anche il premier britannico David Cameron, principale alleato degli Usa, Birkenfeld afferma che si è trattato probabilmente dell’effetto collaterale di una missione di intelligence ben più vasta.

“Considerando che spiano i governi stranieri, sia la NSA (Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti) che la CIA sono perfettamente in grado di accedere a una società legale come questa.  Ma rendono pubbliche le informazioni in modo selettivo, in modo che gli Stati Uniti non vengano danneggiati in nessun modo. Questo è sbagliato. E c’è qualcosa davvero di sinistro dietro ciò”.

L’INTERVISTA

Le dichiarazioni di Birkenfeld non sono le prime che gridano al complotto. Qualche dubbio è stato sollevato giorni fa anche da Wikileaks, che su Twitter ha fatto notare come il Consorzio dei giornalisti che ha diffuso il contenuto dei Panama Papers non ha detto tutto. E che ha puntato il dito contro il Consorzio, affermando che la talpa è stata pagata dal finanziere George Soros.