di Roberto Colella Roberto Colella (1980) consigliere nazionale FNSI, giornalista e blogger de «Il Fatto Quotidiano», «Huffington Post», Limes», «Lettera 43», «QN», «Informazioni della Difesa», «Rivista Militare e direttore di Embedded Agency. I suoi articoli sono apparsi anche su «Libero», «Il Mitte», «Watching America». Laureato in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma indirizzo storico-politico, Master in Geopolitica alla SIOI di Roma, Master in Criminologia e Intelligence nel contrasto al Terrorismo. Ricercatore presso l’Istituto Alti Studi di Geopolitica e Scienze Ausiliare di Roma nel settore Difesa e Armi, presso l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano e presso il Centro Italiano di Strategia ed Intelligence. Ha seguito l'esercito italiano in tutti i teatri di guerra dove ha operato. Cultore della materia in Storia Contemporanea e Diritti dell’Uomo e Globalizzazione presso l’Università degli studi del Molise, attualmente si occupa del programma di ricerca del CEMISS (Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa) sull’integrazione del dominio cibernetico, nell’ambito dell’approccio combined arms, nella condotta delle operazioni militari.

Cifre da capogiro per il settore che non conosce crisi

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ROMA (WSI) – Il colosso Lockheed Martin si è assicurato un contratto per aggiornare il sensore dell’acquisizione del bersaglio (M-TADS / PNVS) dell’AH-64 Apache elicottero dell’esercito americano. In base al contratto dal valore di 54,3 milioni di dollari, l’azienda produrrà 35 kit M-DSA per l’esercito degli Stati Uniti e per la forza aerea del Qatar.

Gli aggiornamenti M-DSA creeranno un campo aggiuntivo della vista che permetterà ai piloti di identificare gli obiettivi in lontananza. L’aggiornamento fornirà, anche ad alta risoluzione, le immagini vicine a infrarosso, così come un nuovo puntatore laser marcatore, e un multi-mode, laser eye-safe.

Sull’Apache, che dovrebbe restare in servizio fino al 2045, si sta investendo nell’aggiornamento dei sensori, come l’M-DSA, per garantire agli equipaggi la possibilità di fronteggiare le nuove minacce emergenti. Per la Lockeed non è l’unica buona commessa per il nuovo anno.

Infatti l’Agenzia americana DSCA-Defense Security Cooperation Agency ha notificato al Congresso la vendita di missili Hellfire all’Iraq per un valore di 800 milioni di dollari. Secondo l’accordo, l’Iraq ha chiesto la fornitura di 5.000 missili AGM-114K/N/R Hellfire, dieci 114K M36E9 e attrezzature varie. La Lockheed Martin servirà come contraente principale.

La vendita migliorerà la capacità critica delle forze di sicurezza irachene a sconfiggere l’ ISIS . Prodotto nello stabilimento della Lockheed in Alabama, l’AGM-114 Hellfire è un sistema missilistico di precisione, multiuso, aria-terra. Esso è destinato principalmente a fornire capacità anti-corazza per elicotteri d’attacco contro una vasta gamma di obiettivi.

Il missile è dotato di laser semi-attivi e può essere bloccato prima o dopo il lancio. Nel 2015 gli Stati Uniti hanno approvato vendite simili dal valore di 146 milioni di dollari al Libano e 30 milioni di dollari per la Francia. Quest’ultima aveva richiesto 200 missili AGM-114K1A Hellfire con contenitori e mezzi di trasporto mentre il governo libanese ne aveva richiesti 1.000 insieme con i pezzi di ricambio e riparazione, assistenza e formazione del personale, logistica e supporto del programma.

La Lockheed ha chiuso il 2015 in modo straordinario rispetto anche all’ultimo trimestre del 2014. Nel secondo trimestre del 2015 Lockheed Martin, che aveva separatamente annunciato l’acquisizione di Sikorsky Aircraft da United Technologies per 9 miliardi di dollari, ha visto crescere i profitti del 4,5%, superando le previsioni degli analisti.

La Lockheed è il maggiore fornitore del Pentagono (produce tra gli altri i cacciabombardieri F35), ha riportato profitti netti per 929 milioni di dollari, 2,94 dollari per azione, contro gli 889 milioni, 2,76 dollari per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato è cresciuto da 11,306 a 11,643 miliardi di dollari. Nell’ultimo trimestre del 2015 ha riportato un fatturato di 11,5 miliardi di dollari.

Cifre comunque da capogiro. E il 2016 è ripartito come meglio non potevano sperare. L’industria degli armamenti non conosce crisi.

Articolo scritto da Roberto Colella (1980) consigliere nazionale FNSI, giornalista e blogger de «Il Fatto Quotidiano», «Huffington Post», Limes», «Lettera 43», «QN», «Informazioni della Difesa», «Rivista Militare e direttore di Embedded Agency. I suoi articoli sono apparsi anche su «Libero», «Il Mitte», «Watching America». Laureato in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma indirizzo storico-politico, Master in Geopolitica alla SIOI di Roma, Master in Criminologia e Intelligence nel contrasto al Terrorismo. Ricercatore presso l’Istituto Alti Studi di Geopolitica e Scienze Ausiliare di Roma nel settore Difesa e Armi, presso l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano e presso il Centro Italiano di Strategia ed Intelligence. Ha seguito l’esercito italiano in tutti i teatri di guerra dove ha operato. Cultore della materia in Storia Contemporanea e Diritti dell’Uomo e Globalizzazione presso l’Università degli studi del Molise, attualmente si occupa del programma di ricerca del CEMISS (Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa) sull’integrazione del dominio cibernetico, nell’ambito dell’approccio combined arms, nella condotta delle operazioni militari.