di Antonino Papa

BRICS, l’idea che piace all’Islam dei petrolieri

I popoli del mondo si stanno riorganizzando, la nuova era digital-green generata dalla pandemia, e spinta prepotentemente dalla Cina (scherzi del destino… la nazione più inquinante al mondo) sta prendendo forma. Con essa, il pianeta sta conoscendo nuovi assetti socioeconomici destinati ad indebolire il secolare potere industriale e finanziario del mondo Occidentale.

L’accelerazione all’espansione del sodalizio guidato da Putin e Xi Jinping è iniziata nei momenti in cui entrambe le nazioni (già alleate in ragione di solidi accordi di carattere militare) si sono trovate di fronte a questioni “territoriali” da risolvere, ovvero il conflitto in Ucraina per la Russia e la questione Taiwan per la Cina.

Tali criticità, unite alle già manifestate intenzioni di creare una nuova valuta quale “alternativa forte al monopolio di dollaro e euro”, e alle acquisizioni di terre rare ad opera della Cina, hanno trovato terreno fertile per la loro risoluzione nel periodo di difficoltà che stanno vivendo Europa ed USA a causa di caro energia, inflazione, e conseguenti rialzi dei tassi, nuovi venti di libertà provenienti dall’Africa e, non da ultimo, gli sforzi finanziari profusi per sostenere l’Ucraina.

Questo stato di cose o, se preferite, questa precarietà degli equilibri mondiali, rappresenta per i paesi BRICS la “tempesta perfetta” il cui vento spinge le onde nella direzione desiderata. Non a caso è accaduto tutto in un lasso di tempo pressoché ristretto.

Infatti, in poco meno di sei mesi, vi sono stati incontri in Asia tra Cina e paesi emergenti, della Russia, prima con le ex repubbliche sovietiche e poi con gli stati africani (mirati a cacciare la Francia e gli altri colonizzatori europei) ed ora il meeting definitivo per dar vita alla de-dollarizzazione di circa 3 miliardi e mezzo di consumatori e relativi mercati di riferimento.

La buona notizia – per i paesi BRICS, naturalmente – è che stanno arrivando adesioni eccellenti di economie in forte ascesa, ovvero Arabia Saudita ed Iran che sono anche tra i primi quattro produttori al mondo di petrolio, e senza considerare il notevole balzo in avanti che sta compiendo la stessa Arabia Saudita con una grande rivoluzione architettonica, di conversione energetica e di apertura all’occidente che sta letteralmente attraendo fiumi di denaro. Basti pensare che hanno addirittura quasi “monopolizzato” anche il mondo del calcio.

Ciò che sta avvenendo, nel caso in cui tutto dovesse procedere come nei piani auspicati, è una delle più grandi operazioni di sottrazione di ricchezza all’Occidente nonché creazione di dipendenza dello stesso dai paesi BRICS.

Ciò è possibile anche in virtù dei mutamenti che stanno avvenendo in Africa, di cui il Niger è soltanto la punta dell’iceberg, che stanno letteralmente destituendo i vecchi colonizzatori a vantaggio di Russia e Cina. In parole povere in un sol colpo USA & Co si ritroveranno in debito di ossigeno, e non solo. I loro PIL saranno quasi totalmente dipendenti dai paesi del nuovo blocco.

La creazione della nuova valuta, secondo fonti autorevoli, R5 (nome alquanto anomalo se consentite la licenza) darà il definitivo colpo di grazia all’economia Occidentale occupando una vasta area ora sotto l’egemonia del dollaro e soltanto in parte dell’euro.

Se si considera, infatti, che il PIL mondiale ammonta a poco più di 100 trilioni di dollari, di cui un quarto USA, e che la quasi totalità delle transazioni commerciali avviene in dollari, non è difficile ipotizzare una probabile picchiata della valuta americana ed euro una volta dato corso legale all’R5 e stabilito il rapporto di cambio iniziale nei confronti delle altre valute.

Al pari di ciò che è stato l’euro nei confronti dell’Italia, l’R5 sarà l’arma di ricatto ed impoverimento dei BRICS nei confronti dell’Occidente proprio perché unita al controllo diretto della quasi totalità delle risorse della terra necessarie affinché si completino le transizioni; terre rare, petrolio, gas naturale, uranio, oro, cobalto, cadmio, diamanti, litio, cibo e così di seguito saranno nelle mani della nuova alleanza che ne deciderà quantità e prezzi.

Naturalmente gli USA non stanno alla finestra, anche perché (particolare non di poco conto) la questione del tetto al debito pubblico, detenuto in gran parte proprio dai paesi BRICS, è stato, per ora, risolto virtualmente come prevede l’impianto normativo, ovvero con una legge ma non strutturalmente e con questa spina nel fianco, prima o poi, bisognerà fare i conti.

Nasce così un accordo a tre tra Stati Uniti, Giappone e Corea Del Sud nel tentativo di contrastare l’avanzata economica in Asia di Cina (ora in crisi per via dei default nel settore real estate), Russia & Co nel tentativo di salvare parte del mercato asiatico dall’espansione dei BRICS anche attraverso la nuova valuta.

Non c’è che dire, l’operazione anti-dollaro è stata pianificata nei minimi dettagli ed è frutto di squali totalitari (infatti quasi in nessuno dei paesi BRICS vige ordinamento democratico) che hanno controllato la preda fino a stremarla, la propaganda poi ha fatto il resto facendo insorgere pian piano tutti i paesi africani assoggettati economicamente dagli occidentali.

Naturalmente la partita è ancora aperta ma con l’ingresso dell’Arabia Saudita, e probabilmente di altri a ruota, i giochi per l’Occidente si complicano e non poco.
Ora occorrerà un solido patto industriale per l’indipendenza tra USA ed UE i cui stati membri devono comprendere che delegare tutto agli USA è stato un grave errore.

La prima nazione a fare le spese di tutto questo complesso riassetto sarà l’Ucraina il cui territorio non tornerà mai più come prima in quanto sarà utilizzata come pedina di scambio per alleggerire le eventuali reazioni in caso di conflitto ad oltranza, successivamente sarà da definire la questione Taiwan (primo produttore al mondo di dispositivi elettronici e microchips).

Ed infine… Erdogan che potrebbe essere l’ago della bilancia tra i due nuovi blocchi prendendo il controllo dei flussi migratori verso il vecchio continente, naturalmente non in cambio di nulla.