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Leonardo, AD Profumo indagato per usura bancaria

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MILANO (WSI) – Appena nominato amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica al posto di Mauro Moretti, condannato in primo grado per la strage di Viareggio, arriva la prima grana giudiziaria per Alessandro Profumo.

Secondo quanto rende noto la stampa, il gup di Lagonegro, Salvatore Bloise, avrebbe rinviato a giudizio l’ex banchiere. Una decisione risalente al 1 marzo scorso, ma resa nota solo oggi. L’accusa è di presunta usura bancaria quando era a capo di MPS.

Tutto è partito da una denuncia fatta da un imprenditore di Sala Consilina operante nel settore delle concessionarie auto. L’uomo lamentò l’applicazione da parte di due banche, la banca della Campania e il Monte dei paschi di Siena, di tassi usurari ai suoi danni. Nel 2014 a capo della banca di Rocca Salimbeni vi era proprio Profumo.

L’imprenditore lamentò la perdita di contratti importanti proprio a causa della sua esposizione bancaria.

Le indagini del pubblico ministero hanno evidenziato che si sono registrati tassi ultralegali da parte di due istituti bancari fino a un massimo di 190 mila euro, per una esposizione debitoria che tale non è. Il 4 ottobre del 2016 il pm formulò la  richiesta di rinvio a giudizio per Profumo, accolta dal gip. Insieme all’ex banchiere è stato rinviato a giudizio anche Raffaele Picella, ex presidente della Banca della Campania.

Mediobanca: missione di Profumo non è vendere quota Tesoro

Il processo si aprirà il prossimo 23 maggio davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Lagonegro. I legali di Profumo hanno i tassi applicati non erano a livelli che si possono considerare da usura e che i fatti risalgono al 2001 e al 2006, prima che il loro protetto lavorasse per MPS. Il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha giustificato la scelta di cooptare Profumo come AD della partecipata Leonardo, dicendo che è stato scelto per via della sua esperienza in campo internazionale e nella gestione di società complesse.

Alcuni organi di stampa e investitori sostengono che l’intento del governo quando ha scelto Profumo sia quello di vendere la sua quota nella società industriale, al fine di ridurre il debito e inserire quindi l’operazione nell’ambizioso piano di privatizzazioni. Ma gli analisti di Mediobanca sono convinti esattamente del contrario.

Dal momento che l’Italia ci tiene ad avere il controllo di grandi società internazionali come Eni e Leonardo Finmeccanica, anche per dire la propria nei più importanti tavoli internazionali, è più probabile che la missione di Profumo sia piuttosto quella di rafforzare il gruppo, per evitare che – con la taglia e capitalizzazione attuale – rischi di venire inglobato da rivali straniere più attrezzate.