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La guerra è in Turchia, Usa e Ue se ne rendono conto?

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ROMA (WSI) – L’Unione europea  e gli Usa continuano considerare la Turchia un valido alleato nel fronteggiare la crisi dei migrantie la minaccia dell’Isis in Siria. Ma la Turchia stessa è quasi in guerra, e il rischio che dal paese si propaghi un conflitto aperto è più che reale. Lo afferma Nuray Mert, giornalista ed esperto di geopolitica turco, nel quotidiano in lingua inglese più vecchio della storia del paese, l’ Hurriyet Daily News.

Per Nuray Mert, Ankara non sta combattendo solo contro il presidente siriano Bashae al-Assad e i curdi.

“(Il presidente) Recep Tayyip Erdogan e l’AKP stanno agendo come se fossimo coinvolti anche in una guerra interna contro ‘nemici interni’, di fatto qualsiasi persona che non offra un sostegno incondizionato al partito di governo e al suo leader. In poche parole, sembra che chi governa la Turchia abbia troppe guerre da combattere contro troppi nemici”.

Basta osservare, scrive Mert, l’approccio che Ankara verso la guerra in Siria, dove si fa fatica a credere che il vero nemico da combattere, per la Turchia, sia l’ISIS, e non i curdi. E’ il popolo curdo ‘il nemico’ da combattere, con il partito di governo AKP che ha lanciato una campagna militare contro i curdi in Turchia e ovunque, attaccando sia il partito di unione democratica (PYD) che le milizie dell’YPG (unità di protezione del popolo, di fatto il braccio armato del partito PYD).

Così Mert:

I falchi che appoggiano il “governo turco hanno già iniziato a celebrare la nuova guerra di indipendenza, nel nome della vendetta per la repressione dei turchi in quanto leader dei Musulmani” e la fine del “maledetto 20esimo secolo”. L’obiettivo “è tornare ai tempi gloriosi”.

Per Ankara, il PYD e YPG sono organizzazioni terroristiche legate con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Il punto è che questi due gruppi sono contestualmente alleati di Washington nella battaglia contro l’Isis combattuta in alcune aree chiave. E la Turchia sta facendo di tutto per convincere gli Usa che le milizie YPG “non sono diverse” dall’Isis e che dunque non dovrebbero ricevere un trattamento differente.

Ma i recenti sviluppi, secondo l’esperto, “presenteranno ulteriormente la Turchia come un paese che sta facendo di tutto per complicare i problemi ai suoi alleati, ostacolando la lotta contro l’Isis. Il “costante rifiuto” di cooperare in modo aperto “sembra andare contro” Erdogan, “screditando ulteriormente la Turchia come alleato e riducendo ulteriormente il suo  ruolo di serio attore dello scenario geopolitico“.

Per non parlare poi del fatto che nella guerra in Siria, la Turchia continua a sostenere gruppi radicali – e le accuse di sostegno all’Isis non sono certo cosa nuova – , tanto da consentire ai cittadini turchi di recarsi nei campi di combattimento siriani.